Finestra sul mondo

Conti offshore, Puigdemont si consegna alla giustizia belga, Trump in Giappone, Elezioni in Sicilia

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Canada, fuga di notizie svela conti offshore milionari di due storici sostenitori del Partito liberale

06 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – Due generazioni di imprenditori, sostenitori del Partito liberale canadese, Stephen Bronfman e il suo padrino, l’ex senatore Leo Kolber, avrebbero dirottato negli anni circa 60 milioni di dollari (51 milioni di euro) su conti offshore sfuggendo al pagamento di tasse in Canada, Israele e Stati Uniti. E’ quanto riferisce il quotidiano canadese “Toronto Star”. Nel 2013, Bronfman si e’ adoperato nella raccolta fondi per sostenere la campagna elettorale dell’attuale premier liberale Justin Trudeau che, una volta eletto, aveva dichiarato di voler mantener fede alla promessa di “far pagare le tasse a tutti i cittadini” perche’ “prendiamo seriamente” l’elusione e l’evasione fiscale. La notizia dello scandalo dei “Paradise Papers” e’ stata svelata dal quotidiano tedesco “Sueddeutsche Zeitung” e dall’International Consortium of Investigative Journalists (Icij) ed e’ solo una parte di oltre 5000 pagine di ulteriori informazioni che espongono come Bronfman e Kolber abbiano investito in Israele attraverso due fondi fiduciari aperti presso le Isole Cayman. Per eludere il fisco di tre diverse nazioni, i due uomini sono stati consigliati di tenere due contabilita’ separate, aprire societa’ di facciata in paradisi fiscali (in Nevada e nelle Isole Vergini) e creare conti offshore. I legali di Bronfman e Kolber negano gli addebiti e il primo ministro Trudeau non ha voluto commentare. I conti offshore sono assolutamente legali in Canada e i benestanti del paese li hanno spesso usati come strumenti per spostare la ricchezza gia’ tassata in Canada in altre giurisdizioni con una fiscalita’ piu’ bassa o addirittura assente. Se il denaro fosse rimasto in Canada, ulteriori imposte sarebbero state dovute annualmente sugli utili.

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Argentina, ecco tutti gli uomini della “presidenta” sotto processo

06 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – Sono 19 i funzionari legati ai governi argentini dei presidenti Nestor e Cristina Kirchner arrestati, finiti sotto processo o condannati per reati di corruzione o associazione a delinquere. E’ il conto stilato dal quotidiano argentino “Clarin” all’indomani dell’ultima – illustre – detenzione, quella dell’ex vicepresidente Amado Boudou. L’ex numero due e’ finito agli arresti per ordine del giudice federale Ariel Lijo, accusato di aver partecipato a un’associazione illecita cui vengono addebitati almeno tre reati di riciclaggio di denaro. La notizia, ricorda la testata, ha fatto gridare un “viva la Repubblica” alla combattiva deputata Elisa Carrio’, e un monito sulla “democrazia in pericolo” lanciato da Cristina Kirchner. Proprio l’ex “presidenta” apre la lista dei nomi finiti nel mirino della giustizia, in qualita’ di persona attualmente sotto processo. Condannati risultano Juan Pablo Schiavi, ex ministro dei Trasporti, l’ex titolare del Commercio interno Guillermo Moreno e l’ex ministro dell’Economia Felisa Miceli. Arrestati in attesa di giudizio, al pari di Boudou ci sono nomi di peso come l’ex ministro della Pianificazione Julio De Vido, l’ex comandante dell’esercito Ce’sar Milani, l’ex segretario per le Opere pubbliche Jose’ Lopez e quello dei trasporti Ricardo Jaime. Per non dire dei funzionari sotto processo, tra cui spiccano l’ex direttore della Banca Centrale Alejandro Vanoli o gli ex ministri dell’economia e degli Esteri Axel Kicilof o Hector Timerman.

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Giappone-Usa, commercio e Corea del Nord al centro della visita del presidente Trump

06 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha iniziato la seconda giornata del suo viaggio ufficiale in Giappone promuovendo un rafforzamento e riequilibrio delle relazioni commerciali tra i due paesi alleati, ma ha dovuto volgere lo sguardo al suo paese, teatro di una nuova, sanguinosa sparatoria di massa, stavolta in una chiesa battista del Texas. Prima del summit in programma con il premier giapponese Shinzo Abe, con cui ieri ha intrattenuto una sessione di “golf diplomacy”, Trump ha incontrato un gruppo di imprenditori statunitensi e giapponesi, cui ha espresso lo stesso messaggio rivolto agli altri partner commerciali degli Usa: gli Stati Uniti sono aperti al business, ma sono decisi a ridefinire i termini delle loro partnership commerciali. “Il Giappone ha vinto per molti decenni. Gli Usa hanno sofferto enormi deficit commerciali nei confronti del Giappone”, ha detto Trump, a cui parere l’attuale stato delle relazioni “non e’ equo e aperto”. L’inquilino della Casa Bianca ha escluso che la rinegoziazione degli accordi con l’alleato giapponese possa essere in qualche modo problematica. “Dovremo negoziare, e sara’ un negoziato molto amichevole”, ha detto il presidente, aggiungendo che le discussioni saranno “rapide” ed “agevoli”. Tokyo, pero’, non e’ entusiasta di imbarcarsi in trattative per un nuovo accordo bilaterale di libero scambio, ed e’ impegnata piuttosto a perseguire la via multilaterale: il Giappone ha infatti assunto la guida dei negoziati per la Partnership trans-Pacifico (Tpp), progetto inizialmente promosso dagli Stati Uniti di Barack Obama ma abbandonato dagli Usa dopo l’elezione di Trump. Il presidente Usa inaugurato la sua visita ufficiale di tre giorni in Giappone ieri mattina. Trump ha trascorso la giornata con il premier giapponese Shinzo Abe, con cui e’ tornato a condividere la comune passione per il golf. “Siamo in procinto di importanti discussioni su diversi argomenti, inclusi la Corea del Nord, il commercio e altri, e le affronteremo al meglio”, ha detto Trump, riferendosi al vertice con Abe in programma per il pomeriggio di oggi. Sin da ieri, quando i due leader hanno posato di fronte alle videocamere reggendo due cappelli con su impresso il motto “Make Alliances Even Greater” – un richiamo alla campagna elettorale di Trump dello scorso anno – il presidente Usa e il premier giapponese hanno sfoggiato la loro ottima intesa a livello personale e rimarcato la solidita’ della storica alleanza tra i rispettivi paesi. Abe ha ribadito il sostegno di Tokyo alla linea statunitense nei confronti della Corea del Nord: nonostante da Pyongyang non siano giunte ulteriori provocazioni nelle ultime settimane, i due paesi hanno mantenuto il nucleare nordcoreano in cima all’agenda bilaterale, e il premier giapponese ha fatto eco alla Casa Bianca avvertendo che tutte le opzioni sono sul tavolo, inclusa quella militare. Trump ha inviato un avvertimento a Pyongyang al suo arrivo in Giappone, appena disceso dall’Air Force One presso la base di Yokota: “Nessuno – nessun dittatore, nessun regime e nessuna nazione – dovrebbe mai sottovalutare la determinazione degli Stati Uniti”, ha detto Trump riferendosi al regime nordcoreano, senza pero’ nominarlo espressamente.

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Catalogna, Puigdemont si consegna alla giustizia belga

06 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – Carles Puigdemont, ex presidente della Generalitat catalana, e i quattro ex consiglieri che si sono recati con lui in Belgio sono stati interrogati ieri dalla polizia belga e sono stati rilasciati quindici ore dopo da un giudice istruttore di Bruxelles. Secondo fonti dell’Ufficio del procuratore la decisione del giudice rispetta il mandato d’arresto europeo presentato dalla giustizia spagnola. La notizia e’ stata riportata oggi da tutti i principali quotidiani spagnoli che aggiungono che Puigdemont e i quattro consiglieri avrebbero deciso spontaneamente di consegnarsi alla giustizia presentandosi ieri mattina intorno alle nove alla stazione di polizia della polizia federale belga di Bruxelles. Il giudice ha considerato non significativo il rischio di fuga e pertanto i cinque ex membri del governo catalano accusati di ribellione, sedizione e appropriazione indebita possono rimanere liberi a condizione di consegnare il passaporto ed essere a disposizione del giudice belga fino a nuovo avviso. Nel frattempo gli organi giudiziari del Belgio esamineranno la richiesta di estradizione in Spagna effettuata dal giudice Carmen Lamela. La decisione finale dovra’ essere presa entro 60 giorni dalla domanda, anche se in casi eccezionali il pronunciamento puo’ giungere dopo 90 giorni. La presenza di Puigdemont in Belgio viene considerata dalla stampa belga una bomba a orologeria che potrebbe avere effetti catastrofici sulla fragile stabilita’ del governo federale di coalizione.

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Gran Bretagna, stampa prudente sugli investimenti offshore della Regina d’Inghilterra rivelati “Paradise Papers”

06 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – I principali quotidiani britannici riportano in prima pagina oggi lunedi’ 6 novembre che anche la Regina d’Inghilterra e’ coinvolta nelle rivelazioni dei cosiddetti “Paradise Papers” sull’utilizzo dei paradisi fiscali da parte delle e’lite mondiali per pagare meno tasse, ma tutti affrontano la questione con grande prudenza: persino il quotidiano laburista “The Guardian” infatti, che insieme ad alcuni altri importanti quotidiani di diversi paesi occidentali fa parte del Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (Icij) responsabile della diffusione di questa nuova ondata di documenti riservati sulle transazioni offshore di aziende multinazionali e note personalita’ di tutto il mondo, si limita a dare una secca notizia dell’aspetto “tecnico” dell’investimento in questione della Casa reale, corredandola con l’avvertimento che non si tratta di nulla di illegale ed accompagnandola con le spiegazioni fornite dagli amministratori finanziari della Regina. Dagli oltre 13 milioni di documenti esaminati dal consorzio Icij sulle attivita’ di due grandi societa’ che forniscono servizi offshore sui registri di decine di compagnie attive in 19 paradisi fiscali, e’ emerso dunque che la Duchea di Lancaster, l’azienda immobiliare proprieta’ privata di Elisabetta II, ha investito milioni di sterline all’estero: in particolare in un fondo delle Isole Cayman che a sua volta e’ coinvolto in una miriade di affari tra cui la controversa societa’ BrightHouse, accusata di utilizzare metodi dubbi sfruttando famiglie povere e persone vulnerabili, convincendole a contrarre debiti personali a tassi spropositati; gli amministratori della Duchea, che operano senza render conto alla monarca inglese, si sono immediatamente giustificati con il “Guardian” sostenendo di aver saputo solo ora quale fosse la destinazione finale dell’investimento in questione. Sebbene pero’ il quotidiano laburista oggi prevede che la Regina possa essere criticata per il modo in cui il suo denaro privato viene investito in una maniera cosi’ apertamente “non etica”, nessuna voce si e’ finora levata in tal senso: solo il leader del Partito laburista, James Corbyn, su Twitter ha commentato che “quando si tratta di pagare le tasse, c’e’ una regola per i super-ricchi ed un’altra per i comuni mortali”; il suo vice Tom Watson ha addirittura preferito appuntare la sua attenzione sui movimenti poco opachi degli azionisti russi di due squadre di calcio che militano nella Premier League, la londinese Arsenal e l’Everton di Liverpool, annunciando l’intenzione di scrivere alla Football association (Fa) per chiedere spiegazioni. Quasi completo invece il silenzio sull’intera vicenda da parte degli altri partiti.

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Francia, il difficile momento di Jean-Luc Me’lenchon

06 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – “Le Figaro” apre con un articolo dedicato a Jean-Luc Me’lenchon, leader della France Insoumise, partito della sinistra radicale. Il quotidiano sottolinea il difficile momento che sta vivendo il “tribuno” della gauche francese, che negli ultimi mesi non ha saputo creare un vero movimento di protesta contro le riforme attuate dal governo del presidente Macron. Melenchon, pero’, gia’ pensa alle prossime elezioni europee, previste nel 2019. Per riuscire nell’intento, il partito fara’ leva sui giovani, cercando di reclutare nuovi iscritti. A tal fine, i militanti melenchoniani hanno gia’ cominciato un’ampia operazione di propaganda presso scuole e universita’. Il prossimo appuntamento e’ stato fissato al 16 novembre, data in cui e’ stata indetta una giornata di sciopero “contro la politica del governo”. “La France Insoumise si mobilita al fianco dei sindacati, mentre il contrario non avviene mai” ha affermato Me’lenchon, parlando del difficile rapporto tra il suo partito e le sigle sindacali. Secondo il politologo Thomas Guenole’, il leader dell’estrema sinistra francese sta pensando a cambiare “dottrina”, tornando su una separazione piu’ marcata tra sindacati e politica.

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Francia, il potere tecnocratico di Emauel Macron

06 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – A sei mesi dall’elezione di Emmanuel Macron alla presidenza della Repubblica francese, “Le Monde” fa il punto pubblicando un articolo dove vengono descritti i tratti piu’ caratteristici di questo mandato. Secondo il quotidiano, quello di Macron e’ “un potere dominato dagli esperti”, in cui “tecnocrazie” e “mondo degli affari” lasciano poco spazio all’opposizione politica. Una scelta strategica, dettata dalla sfiducia maturata dai francesi in questi ultimi anni nei confronti della classe dirigente. In questo contesto, il Ministero dell’Economia ha assunto un ruolo di primo piano. le opposizioni si ritrovano disorientate dinnanzi a questa nuovo scenario, sprovviste di quei “quadri di riferimento” necessari per giudicare. “Le Monde” sottolinea pero’ anche i limiti di questo potere tecnocratico, che richiede un sostegno politico in alcuni frangenti. Come quando il governo ha scelto di tagliare gli aiuti agli alloggi, provocando un’ondata di proteste che hanno portato Macron ad appoggiarsi a una difesa politica. Il quotidano cita un consigliere del governo, secondo il quale “i governi tecnici, come quello di Romano Prodi in Italia, non durano mai troppo”.

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Germania, la possibile coalizione Giamaica discute la chiusura delle centrali inquinanti

06 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – Continua la controversia sull’energia tra i Liberali (Fdp) e i Verdi tedeschi. Il leader dell’Fdp, Christian Lindner, ha usato Twitter per mettere in chiaro l’intenzione di non voler abbandonare cosi’ presto la produzione convenzionale di energia, attraverso il carbone e le centrali nucleari che i Verdi vorrebbero venissero chiuse il prima possibile. A Lindner ha controbattuto l’esperto dei Verdi, alla vigilia della Conferenza sul clima che inizia quest’oggi a Bonn. La controversia rende difficili i negoziati per una coalizione di tipo Giamaica, assieme all’Unione. Un appello ai Verdi e’ stato lanciato dal cristiano sociale (Csu) Georg Nuesslein, affinche’ “si allontanino da un dibattito ideologico, per discutere di questioni pratiche”. Entro il 2020 le emissioni di anidride carbonica dovrebbero essere ridotte del 40 per cento rispetto a quelle emesse nel 1990, tuttavia secondo le ultime previsioni del ministero dell’Ambiente e’ piu’ realistico che si arrivi al 32 per cento per quella data. Le centrali a carbone svolgono un ruolo di primo piano nelle emissioni di CO2 e per questo i Verdi chiedono la chiusura di 20 centrali di questa tipologia e di quelle atomiche. Ma questo determinerebbe un deficit di energia nel mercato tedesco entro il 2022. Questo e’ stato confermato da Rainer Baake (Verdi) e da Stefan Kapferer (Fdp). Il primo ha dichiarato pero’ che tale calo potrebbe essere compensato dal mercato europeo dell’energia elettrica. Tale ipotesi ha riscontrato la violenta opposizione del cristiano democratico (Cdu) Armin Laschet, premier nel Land del Nord Reno-Vestfalia.

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Eolico, il vento sta cambiando

06 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – Quello che suona come fantascienza potrebbe presto essere una realta’. Il mercato delle piccole turbine eoliche si sta sviluppando e l’industria sta facendo applicazioni intelligenti per questo tipo di tecnologia. “Il potenziale delle piccole turbine eoliche e’ enorme”, afferma Juan de Dios Bornay. E’ l’amministratore delegato della societa’ omonima, ad Alicante, che si e’ specializzata in energia eolica dal 1970 ed e’ uno dei pionieri del settore. Ogni anno Bornay produce 800 piccole turbine. I suoi modelli, con una potenza fino a 6.000 watt, sono stati sviluppati per le case senza alimentatore e per le torri di telecomunicazione. Finora ne ha installate piu’ di 6.000 in 50 Paesi, e il mercato estero rappresenta circa il 40 per cento delle sue vendite per sei milioni di euro. Questa quota e’ destinata ad aumentare: Bornay ha aperto un ufficio negli Usa quest’anno. Secondo i dati della “World Wind Energy Association”, alla fine del 2015, quasi un milione di piccole turbine eoliche con una capacita’ totale di 945 megawatt sono state installate in tutto il mondo: circa il 43 per cento in Cina, seguita dagli Stati Uniti (25 per cento) e dal Regno Unito (15 per cento). In un rapporto, l’istituto di ricerca di mercato “Research and Markets” presume che l’industria crescera’ del 20 per cento entro il 2022. Le aziende spagnole esportano annualmente questo tipo di tecnologia per un valore di 2,9 miliardi di euro, e stando ai dati dell'”Asociacio’n Empresarial Eo’lica” quasi il 20 per cento del fabbisogno di energia della Spagna puo’ essere coperto dall’energia eolica. L’industria spagnola del vento ha piu’ di 22.000 dipendenti. Ma queste cifre potrebbero essere ancora piu’ alte se non fosse stata per la riforma del governo del 2013 che ha tagliato drasticamente le sovvenzioni e la compensazione garantita al settore dell’energia. Julio Amador, direttore del programma del Master in Energie Rinnovabili e Ambiente presso l’Universita’ Politecnica di Madrid (Upm), stima che il numero effettivo di sistemi installati in tutto il paese ammonti solo a circa 9.000 turbine. La situazione e’ complicata anche da una eccessiva burocrazia per la richiesta dei numerosi permessi da parte delle autorita’ regionali e nazionali per costruire piccole turbine a vento. Un altro problema e’ rappresentato dai costi di produzione. “E’ un circolo vizioso. Dove non c’e’ domanda, non esiste un mercato e non si puo’ crescere”, spiega Bornay. Le sue turbine eoliche hanno un costo di 5.000 euro per chilowatt. Chi vuole coprire le esigenze elettriche della sua casa con una piccola turbina a vento, avrebbe un costo complessivo di circa 15.000 euro, perche’ una famiglia spagnola consuma circa 3.000 chilowattora di energia elettrica all’anno. Bornay sta lavorando ad un progetto di nuovo tipo di turbina eolica che farebbe risparmiare i costi di manodopera e produzione del 70 per cento, con un aumento di efficienza del 20 per cento. Julio Amador dell’Universita’ Politecnica di Madrid ritiene inoltre che il vero potenziale delle piccole turbine eoliche si trova nelle citta’. Attualmente le piccole turbine eoliche in Spagna sono utilizzate principalmente per le pompe dell’acqua in agricoltura.

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Exit poll in Sicilia, centro-destra in testa nel voto regionale

06 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – In Italia il risorgente centro-destra e’ leggermente avanti ai populisti del Movimento 5 stelle (M5s) nella corsa per il governo regionale della Sicilia secondo gli exit poll pubblicati nella tarda serata di ieri domenica 5 novembre, mentre il Partito democratico (Pd) di centrosinistra sia molto indietro: lo riferisce il quotidiano britannico “The Financial Times” in un articolo in cui definisce il voto siciliano come un test-chiave per vedere da che parte soffia i vento della politica italiana in vista delle elezioni politiche generali previste per il marzo 2018. Il corrispondente da Roma James Politi ricorda anche che nelle scorse settimane tutti i principali leader di partito abbiano fatto campagna nell’isola ad eccezione del segretario del Pd Matteo Renzi, il quale temeva la conferma della preoccupante sconfitta annunciata dai sondaggi: il Pd, scrive il “Financial Times” citando le parole del suo esponente Lorenzo Guerini, si prepara ora a subire una “largamente attesa anche se chiara ed innegabile sconfitta” che potrebbe, secondo il quotidiano britannico, costringere Renzi a rivedere la sua strategia politica e le sue relazioni con quegli esponenti della sinistra che negli scorsi mesi hanno abbandonato il partito contestandone la leadership. L’eventuale vittoria in Sicilia del centro-destra, se confermata dallo spoglio dei voti che inizia stamattina lunedi’ 6 novembre, suggellera’ il successo del ritorno ufficiale dell’81enne Silvio Berlusconi al centro della scena politica italiana e probabilmente lo convincera’ a confermare anche a livello nazionale l’alleanza con il leader della Lega, Matteo Salvini, e con il piccolo partito di estrema destra Fratelli d’Italia di Giorgio Meloni. “Abbiamo fatto un miracolo, abbiamo fermato l’ascesa dell’M5s” ha dichiarato trionfante il “proconsole” di Berlusconi in Sicilia, Gianfranco Micciche’: ma anche se il candidato dei Cinque stelle non diventera’ il prossimo governatore siciliano, il movimento populista fondato dal comico Beppe Grillo emergera’ da questo voto come il principale partito dell’isola; un ottimo viatico in vista delle elezioni di marzo prossimo. “Il M5s sta gia’ trasformando in oro elettorale la generale disaffezione degli italiani per i partiti tradizionali”, commenta la professoressa Sara Gentile dell’Universita’ di Catania citata dal quotidiano britannico: “La questione sara’ di vedere fino a quando riuscira’ a convincere gli elettori di essere l’unico in grado di raccogliere la loro protesta”.

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