Lo studio

Consumo energetico e AI, per calcolare gli impatti serve maggiore trasparenza sui data center

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Un webinar della Fondazione Eni Enrico Mattei analizza i risultati del rapporto Iea sull’intelligenza artificiale. Al centro del dibattito la scarsa disponibilità di informazioni sull’effettivo fabbisogno, i benefici dell’AI per le tecnologie green e il rischio di un “effetto rimbalzo”.

Intelligenza artificiale, consumo di energia, prospettive per la sostenibilità: questi i tre temi affrontati nel webinar organizzato il 12 giugno dalla Fondazione Eni Enrico Mattei (Feem) per analizzare i risultati di “Energy and AI”, il rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) pubblicato due mesi fa che fa il punto sul legame tra consumi e intelligenza artificiale. Lo studio è stato commentato da Thomas Spencer, ricercatore Iea, e da Sara Zanini, ricercatrice dell’università Ca’ Foscari di Venezia e della Fondazione Eni Enrico Mattei. A moderare l’incontro Filippo Del Grosso, project manager per Feem del progetto di ricerca su “Analisi delle strategie nazionali dell’idrogeno”.

I risultati usciti dal rapporto Iea sono abbastanza chiari, anche se non lapidari come molti si aspettavano (motivo per cui è stato anche oggetto di critiche). Secondo l’Agenzia, entro la fine di questo decennio il consumo di elettricità potrebbe “più che raddoppiare”, e la corsa globale all’AI richiederà un impiego energetico pari a quello del Giappone. Negli Stati Uniti, il settore dell’elaborazione dati consumerà più elettricità di: acciaio, cemento, prodotti chimici e altri beni ad alto consumo energetico messi insieme.

Il problema è che solo la metà dell’energia richiesta a livello globale potrà venire da fonti rinnovabili. Per questo motivo le aziende stanno andando a caccia di altre fonti energetiche, che potrebbe venire dalle centrali a gas, ormai prossime alla chiusura in molti Paesi sviluppati, o anche da quelle a carbone (come sta già accadendo in Cina e India), che potrebbero vivere una seconda giovinezza. O anche dagli small modular reactor, le centrali nucleari smart di nuova generazione.

L’Iea sottolinea però che i timori che l’AI possa gravare sulla crisi climatica sono “esagerati”. L’intelligenza artificiale potrebbe apportare delle migliorie e ridurre le emissioni di gas serra complessive, semplificando la progettazione di reti elettriche per assorbire più energia rinnovabile, individuando inefficienze nei sistemi energetici e nei processi industriali, pianificando nuove tecnologie.

Ma c’è un altro fattore da considerare. “Se vogliamo comprendere gli impatti dell’intelligenza artificiale sul settore energetico dobbiamo analizzare i data center”, ha dichiarato Thomas Spencer nel webinar. Queste strutture hanno caratteristiche peculiari che rendono alcune proiezioni particolarmente ostiche.  

Ad esempio, non si riesce a capire bene quanto consumino. “Le aziende del settore IT (information technology, ndr) segnalano il loro impiego di elettricità totale, ma non specificano la quota che proviene dai data center. Nel Rapporto Iea abbiamo provato a creare un modello per i data center utilizzando fonti diverse, dalle aziende alle strutture pubbliche, ma non è semplice”. Sara Zannini, ricercatrice della Ca’ Foscari, ha evidenziato la necessità di un cambio di passo sulla regolamentazione. “A queste strutture viene riconosciuto un elevato consumo di energia. Le politiche devono richiedere alle aziende di essere trasparenti sulle prestazioni, sia in termini di utilizzo di rinnovabili che di efficienza”. In questo senso, la direttiva Ue sulla sostenibilità – che prevede un obbligo di rendicontazione per i data center con una domanda di potenza installata di almeno 500 kilowatt – è un ottimo esempio. Specialmente se pensiamo alla diffusione di queste strutture a livello globale.

Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, nel 2024 i data center hanno consumato circa l’1,5% dell’elettricità mondiale. Di questi, gli Stati Uniti rappresentano la quota maggiore (45%), seguiti da Cina (25%) ed Europa (15%). Numeri che sono destinati ad aumentare. “Entro il 2035 prevediamo che il consumo di elettricità dei data center triplicherà rispetto a oggi”, ha commentato Spencer. “L’intelligenza artificiale non è l’unico fattore di questa crescita, ma è sicuramente quello dominante”. Inoltre, c’è da considerare che queste strutture vengono costruite in aree specifiche – spesso zone aride, per abbattere il rischio di corrosione dei metalli causato dall’umidità – un aspetto che non farà che aumentare lo stress energetico e idrico su determinate regioni del mondo. “Quasi la metà dei data center negli Stati Uniti è distribuita in cinque cluster regionali”, ha specificato Spencer.

C’è poi la questione del legame tra AI ed emissioni di CO2. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, il consumo di elettricità dei data center corrisponde oggi a circa 180 milioni di tonnellate di emissioni, meno dell’1% di quelle totali. Nello scenario peggiore, questo dato salirà a 500 milioni entro il 2035, gravando sul bilanciocomplessivo. Ma c’è un altro lato della medaglia: il potenziale dell’AI come strumento per migliorare efficienza energetica e tecnologie green.

I benefici sono comprovati”, ha commentato Spencer, “ma c’è bisogno di sviluppare le giuste competenze e gli incentivi, per evitare il rischio di ‘effetti rimbalzo’”. Un esempio: qualora l’AI rendesse diffuso l’utilizzo di auto a guida autonoma, queste potrebbero sostituire il trasporto pubblico, generando un aumento delle emissioni. Si tratta di dinamiche difficili da quantificare, come è difficile stabilire gli effettivi consumi futuri. “La domanda di AI è molto variabile perché tra gli utenti ci sono singoli individui, aziende, enti pubblici, istituti di ricerca, e tutti hanno comportamenti diversi”, ha dichiarato Zanini. “Dobbiamo studiare i momenti della giornata dove l’AI viene utilizzata di più o di meno, e raggruppare questi dati per ottenere risultati generali”.

Il messaggio chiave del rapporto Iea, conclude Spencer, è che “se esaminiamo tutti i casi di utilizzo dell’AI, dall’innovazione all’ottimizzazione del sistema energetico, scopriremo che non influirà in modo cruciale sulle sorti del cambiamento climatico, ma potrà essere uno strumento utile per contenerlo”. Per questo bisogna proseguire sul percorso di sostenibilità, concentrandosi sull’efficienza energetica, sull’implementazione di tecnologie a basse emissioni e sui minori consumi. Con il supporto dell’intelligenza artificiale.

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