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Connettività globale varrà 7mila miliardi nel 2020, ma il cybercrime fa paura al 40% delle imprese

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Nel 2022 avremo oltre 40 miliardi di oggetti connessi che scambieranno dati. Entriamo nell’era della connettività massiva. Report Osborne Clarke: barriere da superare sono i costi, la mancanza di talento e competenze, le minacce a privacy e sicurezza

Siamo ormai a tutti gli effetti nell’era dell’iper connettività. Chi non è connesso è tagliato fuori dalla crescita, il progresso, i vantaggi dell’innovazione tecnologica e del mercato dei servizi di nuova generazione. Le economie nazionali ed i loro motori interni, come ad esempio le città e i distretti industriali, dipendono in maniera crescente dal livello di connectivity dei territori e delle metropoli, dalle infrastrutture necessarie, dalla loro difesa, dalle tecnologie e le applicazioni necessarie a lavorare in sicurezza e ad attrarre investitori.

Molti studiosi ed esperti chiamano il mondo delle connessioni di nuova generazione in maniera indistinta con il nome di Internet of Everything, o semplicemente IoE. Dall’Internet delle cose alla comunicazione Machine-to-Machine (M2M), dall’Internet of People alle grandi infrastrutture della banda ultralarga, al 5G.

Un panorama tecnologico immenso, che potrebbe secondo uno studio Future Market Insights raggiungere un valore globale superiore ai 7.130 miliardi di dollari nel 2020.

A livello di oggetti connessi in grado di comunicare tra loro e con le infrastrutture limitrofe e più remote, nel 2022 avremo più di 40 miliardi di “connected things che scambieranno dati secondo ABI Research, contro gli attuali 22 miliardi. Un raddoppio di oggetti connessi grazie a soluzioni tecnologiche che il documento considera ancora “affidabili ed efficaci”, come WiFi, bluetooth, tecnologie cellulari, soluzioni Rfid e Low Power Wide Area Networks (LPWAN).

Tutte tecnologie alla base dei settori industriali ed economici oggi più avanzati, come smart city, automobili connesse e a guida autonoma, smart home, industrial robotics e IoT, tecnologie indossabili o wearables, intelligenza artificiale, realtà aumentata e virtuale.

Poi con l’arrivo del 5G entreremo nella fase della connettività massiva.

Questa tecnologia infatti potrebbe sviluppare un’economia di beni e servizi digitali calcolata dal World Economic Forum in 12 mila miliardi di dollari entro il 2035.

In un nuovo Rapporto dello studio legale Osborne Clarke emerge che l’87% delle aziende a livello globale ritiene che una maggiore connettività sarà strategicamente importante per la gestione della propria attività entro il 2023.

Quasi sette aziende su 10 (69%) ritengono che la connettività di prossima generazione avrà un grandissimo impatto positivo sulla loro capacità di offrire servizi e supporto ai clienti, mentre il 67% delle aziende afferma che una maggiore connettività avrà un impatto positivo sulla gestione della supply chain e il 64% afferma che migliorerà la produttività dei dipendenti.

A pochi giorni di distanza dalla chiusura dell’asta per le frequenze 5G, questa indagine evidenzia come le aziende italiane siano tra le più consapevoli di quanto sia strategicamente importante il passaggio alla connettività di nuova generazione e di come siano ottimiste in merito alle potenzialità che questa offre. Questa ulteriore accelerazione tecnologica porterà alla creazione di nuovi modelli di business in molti settori. Solo chi sta già pensando oggi a come sfruttare queste opportunità riuscirà a essere competitivo nei prossimi anni”, ha commentato in una nota che accompagna lo studio Gianluigi Marino, partner di Osborne Clarke.

Lo studio, effettuato intervistando dirigenti e manager di 11 differenti paesi, ha rivelato come l’approccio e l’attitudine all’adozione della connettività vari da un paese all’altro.

Le aziende tedesche e olandesi, ad esempio, sono quelle che potrebbero guidare la corsa globale per abbracciare la connettività di prossima generazione.

Le aziende italiane, invece, sono tra le più consapevoli dell’importanza che l’adozione della connettività di prossima generazione potrà offrire.

Tornando al 5G, Jeremy Kingsley (Economist Intelligence Unit) ha sostenuto che questa tecnologica “consentirà innovative opportunità di utilizzo a quelle società che sono in grado di anticiparle o inventarle. Pochi si sono resi conto che società quali Uber o Spotify sono il risultato della connettività di prima generazione. La domanda deriverà da nuovi casi d’uso derivanti dall’innovazione del business”.

Le barriere alla connettività da superare

Il 42% di chi ha risposto che talento e abilità rappresentano una barriera significativa da affrontare per quanto riguarda la connettività di prossima generazione.

Le aziende dei Paesi Bassi sembrano affrontare questo problema in maniera diretta con il 44% degli intervistati che afferma che la propria azienda ha ingaggiato nuovi talenti in vista dell’adozione della connettività di nuova generazione, dato significativamente superiore alla media globale del 26%.

I costi richiesti per gli investimenti in infrastrutture sono in cima alla lista, con il 44% delle aziende che li cita come l’ostacolo principale per l’adozione della connettività, seguito dalla mancanza di talento e competenze (42%) e dalle preoccupazioni sulla sicurezza (39%).

Le preoccupazioni sui temi legati alla privacy sono una delle questioni principali per le aziende del settore digital, con il 41% dei dirigenti che le identifica come il principale ostacolo all’adozione di una maggiore connettività.