Lo scenario

Connected cars, quando cambierà il Codice della strada?

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Dalla Dichiarazione di Amsterdam dell’anno scorso poco si è fatto in Italia per promuovere un intervento regolatorio dedicato all’introduzione sul nostro mercato delle auto connesse in rete e a guida automatica. Il Codice della Strada si riferisce ancora esclusivamente alle auto “guidate dall’uomo”.

L’anno scorso a Francoforte si è tenuto il vertice dei Ministri dei Trasporti del G7 e una delle questioni più attese era la mobilità connessa e autonoma. Il sottosegretario alle Infrastrutture e i Trasporti per l’Italia, Simona Vicari, dichiarò in quell’occasione: “Oggi il concetto di mobilità è in fase di evoluzione verso forme di propulsione alternative che stanno portando ad una visione del veicolo da puro mezzo di trasporto ad ‘ambiente’ in grado di svolgere attività diverse dalla guida. Seve un unico codice stradale europeo, con norme identiche per tutti i cittadini dell’Unione”.

Questo perché con la Dichiarazione di Amsterdam”, sottoscritta esattamente un anno fa (14 aprile) dai Ministri dei Trasporti dell’Unione europea, si è deciso di lavorare in maniera congiunta e spedita all’introduzione delle auto connesse e automatizzate nelle nostre strade a partire dal 2019 e alla formulazione di un quadro regolatorio per l’Ue, condiviso e comune.

A Bruxelles c’è la convinzione che tra le grandi opportunità insite in questo nuovo modello di guida c’è soprattutto la possibilità di ridurre al minimo gli incidenti e quindi il numero di persone coinvolte (tra ferimenti e decessi).

E questo grazie all’imponente flusso di dati ottenuto con l’Internet of Things, quindi anche con le automobili connesse in rete.

Dalla Dichiarazione è uscita una specie di Agenda congiunta sui trasporti e la mobilità, finalizzata allo “sviluppo di regole e standard coerenti a livello internazionale, europeo e nazionale, per consentire l’uso transfrontaliero delle auto connesse, un lavoro sull’uso dei dati e allo stesso tempo sul rispetto della privacy, e sulla sicurezza”.

Da qui la richiesta alla Commissione europea di definire una strategia comune per il settore e di adattare, dove necessario, le norme.

Una vera e propria pietra miliare per la mobilità di nuova generazione – ha spiegato il segretario generale dell’Acea, Erik Jonnaert – per promuovere finalmente una cooperazione fruttuosa tra i produttori di auto, i Governi e le Istituzioni europee”.

Quella delle auto a guida autonoma e connessa è una questione che considera urgente per l’Italia anche da  Angelo Sticchi Damiani, da poco riconfermato presidente dell’Automobil Club d’Italia (Aci), che in un’intervista rilasciata ad Auto.it ha dichiarato: “Ce ne sono tante di urgenze, ma certamente dobbiamo affrontare la questione della sicurezza stradale, le problematiche della guida autonoma e dell’auto connessa, insieme al car sharing”.

Il nostro Codice della strada è in fase di aggiornamento e attualmente la sua revisione è al Senato, dove in Commissione Bilancio stanno rivedendo alcuni articoli. “La grande sfida è proprio l’auto connessa e ciò che ne deriva – ha ribadito nell’intervista Sticchi – presto verrà introdotto sulle auto il tasto di soccorso; ovvero la chiamata unica d’emergenza dall’automobile a un numero unico che dovrebbe essere il 112. E noi, sia Aci che gli altri club automobilistici europei, ci candidiamo a gestirla. Perché la chiamata sarà unica, al 112, ma andrà poi reindirizzata alle strutture di competenza: pronto soccorso, carabinieri, polizia, carro attrezzi”.

Il problema, come ricorda lo Studio Cataldi in un articolo online (“Auto a guida autonoma: a che punto siamo in Italia?”), sta proprio nei ritardi del quadro legislativo nazionale: “Basti pensare che l’art. 46 del nostro Codice della Strada (d.lgs. 30 aprile 1992, n. 285), benché riformato da ultimo con l’art. 8 l. 29 luglio 2010, n. 120 (e poi lasciato immutato dalle successive novelle del 2015 e 2016), ancora definisce come veicoli “tutte le macchine di qualsiasi specie, che circolano sulle strade guidate dall’uomo”, legando così la definizione stessa di veicolo ad una caratteristica (e cioè la guida umana) la cui assenza è invece l’elemento essenziale dei modelli di auto elettroniche di livello 5, con la conseguenza che questi mezzi di ultima generazione, al momento, dove la figura del conducente di per sé scompare per essere sostituita da quella del passeggero, astrattamente sfuggirebbero addirittura già a livello definitorio dall’intero àmbito di regolazione così come delimitato dal legislatore medesimo”.

A completamento dell’articolo dello Studio milanese, con “livello 5” si fa riferimento alla classificazione proposta dalla SAE International Automotive, con cui si indica una “guida totalmente affidata al sistema da parte dell’utente, che da conducente si trasforma a tutti gli effetti in semplice passeggero”.

Sostanzialmente, suggeriscono dallo Studio Cataldi, tra le prime misure da prendere per innovare il Codice e aprire un confronto più ampio sul tema delle automobili connesse in rete potrebbe essere più semplicemente “togliere l’inciso “guidate dall’uomo” contenuto nel predetto art. 46 del Codice”.