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Connected cars e internet delle cose nel Regno Unito, mercato da 55 miliardi di sterline nel 2030

Entro pochi anni le principali città del Regno Unito registreranno un aumento consistente della popolazione urbana, con conseguente crescita della domanda di energia, acqua, risorse alimentari e servizi (tra cui mezzi di trasporto, raccolta e gestione rifiuti, sanità, istruzione, mobilità urbana e lotta all’inquinamento).

Londra, ad esempio, supererà gli 11 milioni di abitanti (solo considerando i residenti) nel 2050, con la domanda di trasporti pubblici che crescerà del 50% entro il 2036, seguita dalla necessità di costruire 1,5 milioni di nuove abitazioni e di provvedere ad un consumo energetico che aumenterà del 20% (soprattutto energia elettrica).

Per far fronte alla complessità del panorama, le autorità britanniche e nello specifico di Londra puntano all’utilizzo di tecnologie smart city che consentano una gestione efficiente delle criticità, un minor consumo di risorse e un’ottimizzazione delle stesse con maggiori risparmi per le casse pubbliche e un taglio drastico all’inquinamento.

L’internet delle cose è una delle soluzioni su cui Istituzioni centrali e locali guardano con più attenzione. Una tecnologia a portata di mano, anche se ancora poco conosciuta, che sconta però il troppo basso livello di formazione e la diffusa scarsità di competenze all’interno delle amministrazioni pubbliche.

Solo la città di Londra potrebbe generare un mercato di servizi Internet of things del valore di 4 miliardi di sterline. Durante un convegno del consorzio Hypercat dedicato proprio all’internet delle cose, Justin Anderson, CEO di Flexeye, ha affermato: “Serve uno switch off dell’internet delle cose e parallelamente una maggiore attenzione alla formazione di nuove figure professionali dentro e fuori le amministrazioni pubbliche, solo così possiamo immaginare di introdurre realmente tali soluzioni sul territorio”.

Anderson ha spiegato, giustamente, che è inutile investire in tecnologie che poi nessuno è in grado di utilizzare nel modo giusto, cioè sfruttandone concretamente i vantaggi. Soluzioni che possono avere ricadute positive anche sulla crescita economica e sul mondo del lavoro.

Oltre l’internet delle cose, il Regno Unito è molto interessato anche alla smart mobility e alle auto connesse in rete. Secondo un recente studio della Society of Motor Manufacturers & Traders (SMMT), uno dei maggiori consorzi a supporto dell’industria britannica dell’automobile, il mercato connected cars e self driving cars in Gran Bretagna potrebbe raggiungere il valor di 51 miliardi di sterline entro il 2030.

Non solo, sempre entro il 2030, lo studio stima per l’indotto nuovi 320 mila posti di lavoro, catapultando il Regno Unito tra i leader dei mercati smart mobility, smart city e della low-carbon economy. A riguardo, il Ministro dei Trasporti Robert Goodwill ha affermato: “Crediamo fermamente nell’innovazione tecnologica come driver per la crescita ed il lavoro, per questo abbiamo deciso di investire 19 milioni di sterline nel settore della mobilità intelligente e 100 milioni di sterline nel segmento delle auto connesse in rete e a guida automatica”.

Secondo Juniper Research, entro il 2019 il 20% del mercato automobilistico mondiale sarà occupato dalle vetture connesse in rete e a guida automatica, per un valore indicativo di 40 miliardi di dollari.

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