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Con la guerra non ci sono né vinti né vincitori, ma solo distruzione dei Popoli e dei territori

Le notizie sull’invasione dei russi in Ucraina sono offuscate dalla propaganda dell’una e dell’altra parte, per cui è difficile capire la reale situazione di fatto.

Ad un’attenta analisi sembra si possa dire che la città di Mariupol sia quasi del tutto espugnata e che i russi cercano di giustiziare i membri del battaglione Azov cercandoli casa per casa.

La tattica seguita dai militari russi sembra ora spostarsi sull’attacco delle grandi città, Kiev in testa, che intanto vengono bombardate senza tregua.

Insomma non c’è alcuno spiraglio per un cessate il fuoco.

A mio avviso stiamo procedendo con una vecchia mentalità in una situazione completamente nuova. Non si tiene conto, in altri termini, sia del fatto che la tecnologia sia arrivata a creare delle armi tanto potenti da distruggere il mondo, sia del fatto che il mercato generale ha una potenza economica 20 volte maggiore del Pil di tutti gli Stati del mondo.

Date queste due premesse, la conseguenza ineluttabile è che la guerra non è in grado più di risolvere i conflitti tra singole nazioni, per il fatto che il ricorso alla forza, con l’uso della guerra, non riesce a dichiarare la preminenza di una nazione su un’altra, mentre questo potere appartiene soltanto ai detentori di armi atomiche (il cui uso porterebbe alla distruzione della vita del Pianeta) e, sul piano economico, alle potenze finanziarie che dominano il mercato generale.

Anche il primo comma dell’articolo 11 della Costituzione, che condanna la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, finisce nel riguardare un’ipotesi non più realistica, poiché una reale guerra di offesa tra singole nazioni non riesce ad avere vinti e vincitori, ma la distruzione di tutti e anche della vita del Pianeta. Resta valido invece il seguito dell’articolo 11, secondo il quale l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

Insomma lo stato dei fatti in cui ci troviamo pone come unico strumento di soluzione delle controversie la reciproca trattativa tra i vari governi.

Di qui l’inutilità di un riarmo e anche del prolungamento della guerra in Ucraina, la quale è agevolmente conquistabile dall’esercito russo, a meno ché non intervengano gli Stati Uniti, il cui effetto comunque non sarebbe il perseguimento della vittoria da una delle due parti, ma renderebbe tutti sopraffatti e vinti dalla distruzione generale dell’intero Pianeta, poiché, come è ovvio, si tratterebbe di una guerra nucleare.

Sul piano militare sembra che questo tipo di ragionamento sia confermato dalla situazione in atto. E lo stesso discorso va seguito per le sanzioni economiche, che proprio in virtù del fatto che il mercato generale ha assunto una potenza economica 20 volte maggiore di quello di tutti gli Stati del mondo, come i fatti dimostrano, non possono produrre effetti davvero deterrenti.

È da tener presente, d’altro canto, che l’offuscamento delle idee, provocato dal pensiero neoliberista, sta allentando anche l’interesse generale per questa immane tragedia che ha colpito il Popolo ucraino, e per cui gli Stati europei ormai pongono in secondo piano le operazioni di guerra e si preoccupano soltanto, come appare dai giornali di oggi, dell’aumento del gas e del problema delle fonti energetiche.

Insomma questo pensiero unico dominante che legalizza l’egoismo e cancella definitivamente i principi di solidarietà politica, economica e sociale, pone in primo piano gli interessi individuali e provoca uno stato di diffusa indifferenza per quanto sta accadendo in Ucraina e in altre parti del mondo, che sono addirittura dimenticate. Sembra che la capacità di autoricomposizione dell’ordinamento giuridico internazionale sia crollata e che nella mente umana resti vivo soltanto il primordiale istinto dell’autoconservazione.

Significativo in questo senso è l’atteggiamento del nostro governo per quanto riguarda, come ho sempre ripetuto, la nostra economia.

Oggi registriamo due eventi molto simili tra loro che riguardano la svendita (che erroneamente viene definita privatizzazione, la quale consiste nel porre sul mercato un bene demaniale del Popolo) sia di Ita Airwais, sia della Piaggio Aerospace, entrambe le società, con la loro trasformazione in S.p.A., sono state dapprima vendute agli Arabi e poi sottoposte ad amministrazione straordinaria a causa dell’accrescimento dei loro debiti.

Le amministrazioni controllate, e cioè lo Stato, le hanno ricostituite e rimesse in perfetta efficienza, sicché oggi Ita è appetita da vari soggetti fra cui Lufthansa e sono quasi terminate le operazioni di vendita e Piaggio Aerospace, che tra l’altro costruisce armi, è stata pure essa rimessa in sesto ed è in vendita ad altri acquirenti.

Insomma il governo italiano non agisce più nell’interesse del suo Popolo, e dona allo straniero le fonti di produzione di ricchezza nazionale, in modo da annullare del tutto il demanio costituzionale inalienabile e incomprimibile del Popolo sovrano.

Tutto questo fidando nel fatto della indifferenza dei più e del fatto che la stampa e le televisioni, probabilmente eterodirette, non parlano affatto di questi misfatti economici ai danni degli italiani.

Ed è per questo che insisto, come ho scritto anche su un recente articolo sul Demanio costituzionale, di ricostituire la ricchezza che è in proprietà pubblica e inalienabile del Popolo italiano e che è stata svenduta illecitamente agli stranieri.

Come al solito e con maggior forza invito tutti a dare attuazione agli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

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