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Competitività UE, AI ed Energia in primo piano. Italia, Francia e Germania spingono sull’IAA(Industrial Accelerator Act)

L’Unione europea è determinata a rafforzare la propria competitività di lungo periodo. Un obiettivo confermato anche dall’ultimo Consiglio europeo sulla competitività, dedicato a rendere più chiare e concrete le priorità dell’agenda strategica 2024-2029.

La semplificazione delle regole e la riduzione degli oneri amministrativi vengono indicate come leve decisive per stimolare la crescita, liberare il potenziale delle imprese e creare un ambiente favorevole all’innovazione e agli investimenti.

L’UE accelera sulla competitività e sulla transizione industriale

Nelle conclusioni approvate il 30 settembre, il Consiglio ha ribadito l’urgenza di costruire un ecosistema in cui ricerca e innovazione (R&I) siano al centro, garantendo sostegno alle PMI più dinamiche e preservando la capacità produttiva europea. La nota diffusa a margine sottolinea come un quadro normativo stabile, snello e orientato alle imprese sia la chiave per favorire competitività e crescita sostenibile.

In questo quadro, particolare attenzione è rivolta all’Innovation Act e al Biotech Act. Il Consiglio incoraggia infatti un sostegno lungo l’intera catena del valore: dalla ricerca di base all’adozione dei risultati, fino allo sviluppo delle terapie avanzate (ATMP), a una maggiore leadership europea negli studi clinici e a un approccio ambizioso alle biotecnologie. Viene inoltre sottolineata l’importanza di tecnologie emergenti come intelligenza artificiale e calcolo quantistico applicate alle scienze della vita, senza dimenticare lo sviluppo delle competenze e la capacità di attrarre e trattenere talenti qualificati.

L’iniziativa di Italia, Francia e Germania

Il vertice di Bruxelles è stato anche l’occasione per Italia, Francia e Germania di presentare un non paper in vista del lancio, previsto per novembre, dell’Industrial Accelerator Act (IAA).

I ministri italiani Adolfo Urso e Gilberto Pichetto, insieme ai colleghi francese e tedesco, hanno firmato un appello congiunto alla Commissione europea per un’azione rapida e incisiva a favore delle industrie ad alta intensità energetica, chiedendo misure immediate per sostenere la transizione verde e tutelare la competitività industriale dell’Unione.

Con questo documento i tre Paesi guida dell’UE tracciano una rotta chiara: l’industria deve essere al centro della transizione”, ha dichiarato il ministro Adolfo Urso. “L’IAA deve diventare il pilastro di una politica industriale europea che protegga le imprese energivore, ossatura della nostra manifattura e della sovranità produttiva. Servono energia a costi competitivi, capitali privati per gli investimenti verdi, regole comuni e difesa da pratiche sleali. Senza azioni tempestive rischiamo posti di lavoro, capacità produttiva e autonomia strategica”.

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha aggiunto:

Le imprese energivore sono un pilastro del nostro sistema produttivo. Hanno bisogno di strumenti concreti per affrontare la transizione senza perdere competitività. È fondamentale garantire loro accesso a fonti pulite a costi sostenibili, riducendo anche gli oneri di rete che pesano sull’energia rinnovabile prodotta in Italia. Solo così possiamo conciliare competitività industriale e transizione energetica”.

Le priorità dell’Industrial Accelerator Act

Il documento congiunto chiede che l’IAA si traduca in misure concrete, capaci di:

Un punto chiave riguarda la compensazione dei costi indiretti della CO₂, che secondo i tre governi va estesa oltre il 2030 e allargata a tutti i comparti industriali strategici. Oltre ai settori già inclusi, la misura dovrebbe coprire industrie fondamentali come carta, vetro, ceramica, cemento, chimica e batterie, per garantire condizioni di concorrenza eque tra le imprese europee e prevenire distorsioni del mercato interno.

Regole, investimenti e domanda verde

Italia, Francia e Germania chiedono, inoltre, un’azione coerente e integrata tra politiche industriali, energetiche, climatiche e commerciali dell’UE. Serve un quadro politico chiaro che attiri capitali pubblici e privati, semplifichi le regole sugli aiuti di Stato e assicuri un accesso rapido alle risorse necessarie.

Particolare attenzione è dedicata al principio del “Do No Significant Harm” (DNSH), che oggi rappresenta un freno burocratico. I tre Paesi propongono di trasformarlo in uno strumento pratico e agile, in grado di agevolare l’adozione di tecnologie a basse emissioni nelle industrie energivore.

Altro tassello centrale è la creazione di una domanda stabile per acciaio, cemento e materiali a basse emissioni, sostenuta da regole comuni, etichette trasparenti e un maggiore ricorso agli appalti pubblici come incentivo per le imprese che investono nel verde. Il documento sollecita inoltre criteri condivisi e trasparenti per la misurazione delle emissioni lungo le catene del valore, con l’obiettivo di contrastare greenwashing ed elusioni normative da parte di Paesi terzi. In questa prospettiva, le etichette volontarie sulla carbon footprint, già in fase di sviluppo presso la Commissione, dovrebbero diventare strumenti strategici per orientare la produzione e i consumi verso soluzioni sostenibili.

Energia e infrastrutture: una sfida strategica

L’IAA dovrà essere anche l’occasione per realizzare le infrastrutture necessarie alla decarbonizzazione. Al tempo stesso, resta prioritario affrontare il nodo del costo dell’energia: in Europa è ancora significativamente più alto rispetto a Stati Uniti e Asia.

I tre Paesi chiedono quindi misure immediate per garantire prezzi competitivi, migliorare l’accesso alle fonti rinnovabili e ridurre gli oneri di rete, in particolare a beneficio delle imprese energivore.

Difesa dell’industria europea

Infine, i governi ribadiscono la necessità di proteggere l’industria europea dalla crescente sovracapacità produttiva globale, che rischia di riversarsi sul mercato interno con effetti distorsivi.

Tra le proposte avanzate dall’Italia a Bruxelles figurano la revisione del CBAM (meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere) e l’introduzione, a partire da gennaio 2026, di uno strumento di salvaguardia per l’acciaio, pensato per difendere un settore strategico dalle pratiche sleali di dumping ambientale e industriale.

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