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Commissione europea: nasce l’Unione dell’energia

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Scheda informativa sulle proposte dell'Ue per la diversificazione energetica.

Perché la Commissione propone un’Unione dell’energia ora? Perché c’è bisogno di un’Unione dell’energia?

Il sistema energetico europeo si trova ad affrontare la necessità sempre più pressante di garantire energia sicura, sostenibile, competitiva e a prezzi ragionevoli per tutti i cittadini. L’eccessiva dipendenza da un numero limitato di fonti di approvvigionamento, soprattutto per il gas naturale, rende i paesi vulnerabili alle interruzioni delle forniture. In un momento in cui l’accessibilità economica dell’energia e la competitività dei prezzi energetici sono fonte di crescente preoccupazione per le famiglie e le imprese, è necessario ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili e diminuire le emissioni di gas a effetto serra.

I progressi sono intralciati dai persistenti ostacoli a una effettiva integrazione del mercato, dal mancato coordinamento delle politiche nazionali e dall’assenza di una posizione comune nei confronti dei paesi terzi. Per rispondere in modo efficace a queste sfide occorre un insieme più coerente di misure in tutti i settori di intervento a livello nazionale e dell’UE. Nel 2014 l’accordo sul quadro 2030 per le politiche dell’energia e del clima e sulla strategia europea di sicurezza energetica sono stati importanti passi in avanti su cui si fonda l’Unione dell’energia, ma sono necessarie misure nuove e rafforzate per raccogliere le sfide che ci attendono.

La strategia quadro per l’Unione dell’energia, che stabilisce le prospettive per il futuro e riunisce in un’unica strategia coerente una serie di settori di intervento, incorpora iniziative che si rafforzano reciprocamente; dopo la loro piena attuazione, esse garantiranno all’UE una posizione migliore per affrontare le sfide cui è confrontata partendo dalla solidarietà e dalla fiducia tra Stati membri.

Cosa comprende l’Unione dell’energia? Perché sono state scelte determinate priorità d’intervento?

L’Unione dell’energia si basa sui tre obiettivi della politica energetica dell’UE stabiliti da molto tempo: sicurezza dell’approvvigionamento, sostenibilità e competitività. Per conseguire tali obiettivi, l’Unione si concentra su cinque elementi che si sostengono reciprocamente: la sicurezza energetica, la solidarietà e la fiducia; il mercato interno dell’energia; l’efficienza energetica, in quanto mezzo per moderare la domanda di energia; la decarbonizzazione dell’economia; la ricerca, l’innovazione e la competitività.

In tutti questi ambiti sono necessari un’integrazione e un coordinamento più forti. Per questi aspetti il piano d’azione allegato alla strategia quadro illustra alcune misure specifiche da preparare e attuare nel corso dei prossimi anni. Questo piano d’azione sarà monitorato e riesaminato periodicamente affinché sia sempre in grado di rispondere a rinnovate sfide e nuovi sviluppi.

 

Sicurezza energetica

Cosa propone l’Unione dell’energia per diversificare le fonti e i fornitori?

Attualmente l’Unione europea importa il 53% dell’energia che consuma e alcuni paesi dipendono per le importazioni di gas da un unico fornitore principale. La diversificazione delle fonti e dei fornitori rappresenta uno strumento essenziale per migliorare la sicurezza del nostro approvvigionamento energetico. Esplorare nuove tecnologie e nuove regioni dove approvvigionarsi di combustibili, sviluppare ulteriormente le risorse interne e migliorare le infrastrutture di accesso a nuove fonti di approvvigionamento sono tutti elementi che contribuiranno ad accrescere la diversificazione e migliorare la sicurezza del settore energetico in Europa. In questo contesto, per quanto riguarda il gas, la Commissione elaborerà un pacchetto di diversificazione e resilienza che comprenderà, in particolare, la revisione del regolamento sulla sicurezza dell’approvvigionamento di gas. Per quanto riguarda la diversificazione, sono in corso lavori sul corridoio meridionale di trasporto del gas, sullo sviluppo di una strategia per sfruttare meglio le potenzialità del gas naturale liquefatto e lo stoccaggio, nonché sulla creazione di hub del gas liquido con più fornitori nell’Europa centrale e orientale e nel Mediterraneo.

L’Unione dell’energia promuoverà e/o faciliterà l’acquisto collettivo di gas?

Sviluppando ulteriormente la strategia europea di sicurezza energetica del maggio 2014, la Commissione valuterà opzioni relative all’aggregazione della domanda facoltativa per l’acquisto collettivo di gas in caso di crisi e per quegli Stati membri che dipendono da un unico fornitore. Tutte le eventuali misure dovrebbero essere pienamente conformi alle norme dell’OMC e dell’UE in materia di concorrenza.

 

Nella comunicazione si parla della trasparenza dei contratti. Di quali tipi di contratti si tratta? Accordi intergovernativi o anche contratti commerciali?

Attualmente le verifiche di conformità degli accordi intergovernativi (IGA) si effettuano dopo che uno Stato membro e un paese terzo hanno concluso un accordo. In futuro, la Commissione dovrebbe essere informata in merito alla negoziazione degli accordi intergovernativi sin dall’inizio, in modo da garantire una migliore valutazione ex ante della compatibilità di tali accordi, soprattutto con le norme relative al mercato interno e i criteri di sicurezza dell’approvvigionamento. Anche la partecipazione della Commissione a tali negoziati con i paesi terzi e il ricorso a clausole contrattuali standard contribuiranno in modo efficace a evitare indebite pressioni e garantire il rispetto delle norme europee. Pertanto, la Commissione riesaminerà la decisione sugli accordi intergovernativi e proporrà opzioni atte a garantire che l’UE parli con una sola voce nei negoziati con i paesi terzi.

Occorre rafforzare ulteriormente la trasparenza dei contratti commerciali di fornitura del gas. La Commissione presenterà una proposta in tal senso nell’ambito della revisione del regolamento sulla sicurezza dell’approvvigionamento di gas.

 

Cosa propone la Commissione per la diversificazione in materia di energia elettrica, considerando che l’accento è stato posto sulla diversificazione dell’approvvigionamento di gas?

L’energia elettrica è prodotta principalmente all’interno dell’UE, utilizzando un’ampia gamma di fonti e tecnologie. Gli Stati membri hanno compiuto scelte diverse in materia di mix energetici in funzione della disponibilità delle risorse e delle preferenze nazionali. Le interconnessioni elettriche tra Stati membri sono cruciali per lo scambio transfrontaliero di energia elettrica, in quanto i mix energetici dei diversi Stati sono spesso complementari. L’evoluzione della situazione del mercato dell’energia elettrica, in particolare l’aumento della quota di energie rinnovabili, impone la necessità di ulteriori misure per consolidare l’integrazione del mercato.

Mercato interno dell’energia

Cosa intende la Commissione per “nuova struttura di mercato”? Perché serve?

Per affrontare le sfide attuali del mercato dell’energia elettrica, segnatamente l’integrazione di energie rinnovabili variabili garantendo la sicurezza dell’approvvigionamento, è necessaria una struttura di mercato che garantisca il coordinamento delle capacità a livello regionale, lo stoccaggio e una risposta più flessibile alla domanda, consentendo una partecipazione più attiva dei consumatori al mercato e scambi transfrontalieri di energia più agevoli. A tal fine, la Commissione introdurrà disposizioni rafforzate per il commercio transfrontaliero dell’energia e proporrà misure adeguate per incoraggiare i produttori di energie rinnovabili ad integrarsi maggiormente in un mercato dell’energia elettrica più ampio.

La Commissione intende proporre un’autorità di regolamentazione europea?

La Commissione valuterà come rafforzare il quadro normativo europeo in materia di energia al fine di garantire una migliore governance di un sistema energetico europeo sempre più integrato. La Commissione ritiene che sia opportuno consolidare la normativa del mercato unico in tutta l’UE mediante un significativo rafforzamento dei poteri e dell’indipendenza dell’ACER. Ciò è necessario per soddisfare l’esigenza di monitorare efficacemente lo sviluppo del mercato interno dell’energia e delle relative regole di mercato, nonché di affrontare tutte le questioni transfrontaliere coinvolte nella creazione di un mercato interno senza soluzione di continuità.

In che modo la Commissione intende incentivare un effetto moltiplicatore sugli investimenti nelle infrastrutture energetiche?

Le infrastrutture energetiche sono generalmente finanziate dal mercato e dalle tariffe applicate agli utenti delle reti. In Europa solo un numero ristretto di progetti infrastrutturali in Europa avranno bisogno, per concretizzarsi, di sovvenzioni nell’ambito del meccanismo per collegare l’Europa (CEF). Si tratta di progetti che non sono sostenibili dal punto di vista commerciale, pur essendo necessari in considerazione degli effetti esterni che producono: sicurezza dell’approvvigionamento, solidarietà o innovazione tecnologica.

Molti altri progetti potrebbero avvalersi di modalità di finanziamento alternative che esercitano un effetto leva maggiore rispetto alle sovvenzioni o agli aiuti finanziari diretti. Si tratta tra l’altro degli strumenti finanziari del CEF, ma ancor più del Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), un dispositivo molto importante complementare al meccanismo per collegare l’Europa per finanziare progetti di infrastrutture energetiche in Europa; il FEIS interverrà nel caso di progetti per cui non sono disponibili finanziamenti alternativi a condizioni ragionevoli, accettando un profilo di rischio più elevato.

Intende la Commissione proporre tasse sull’energia?

La strategia quadro per l’Unione dell’energia non contiene nuove iniziative in materia di tassazione dell’energia a livello dell’UE. La Commissione invita gli Stati membri a considerare da una nuova prospettiva la tassazione dell’energia sia a livello nazionale che europeo. Le politiche fiscali nazionali dovrebbero trovare il giusto equilibrio tra la predisposizione di incentivi per un uso più sostenibile dell’energia, da un lato, e la necessità di garantire tariffe energetiche concorrenziali e accessibili a tutti i consumatori, dall’altro. La Commissione pubblicherà ogni due anni relazioni sui prezzi dell’energia, unitamente a un’analisi approfondita sul ruolo di tasse, imposte e sovvenzioni, per garantire una maggiore trasparenza in materia di costi e prezzi dell’energia.

Efficienza energetica

Quali misure concrete intende proporre la Commissione per migliorare l’efficienza energetica del settore edilizio?

Gli interventi di ristrutturazione edilizia sono insufficienti e sono particolarmente limitati gli investimenti in efficienza energetica da parte di inquilini e proprietari a basso reddito. Il riscaldamento e il raffreddamento restano la principale fonte di domanda energetica in Europa. La Commissione procederà pertanto a un riesame delle direttive sull’efficienza energetica e sulla prestazione energetica nell’edilizia al fine di disporre il quadro più propizio a compiere ulteriori passi in avanti per garantire l’efficienza energetica degli edifici. Sulla base dell’esperienza sul campo negli Stati membri, la Commissione sosterrà le strategie per semplificare l’accesso ai finanziamenti esistenti con l’intento di rendere il parco edilizio più efficiente sotto il profilo energetico. Oggi gli investimenti nell’efficienza degli edifici sono tra i più redditizi per i cittadini e l’industria.

Quali misure intende proporre la Commissione per sostenere la povertà energetica e la vulnerabilità dei consumatori?

La povertà energetica è perlopiù il risultato di una combinazione di condizioni: basso reddito, abitazioni inadeguate e un sistema di occupazione degli alloggi che non riesce a promuovere l’efficienza energetica. Per affrontare la questione è pertanto necessaria una combinazione di provvedimenti, in cui il miglioramento dell’efficienza energetica rappresenta la migliore soluzione a lungo termine. Qualora sia necessario proteggere i consumatori vulnerabili mediante politiche sociali di competenza delle autorità a livello nazionale, regionale o locale, è preferibile garantire questa tutela mediante il sistema generale di previdenza sociale. Se invece si intende tutelare questi consumatori mediante il mercato dell’energia, ad esempio attraverso una “tariffa solidale” o uno sconto sulle bollette energetiche, è importante che il sistema sia adeguatamente mirato, in modo da limitare i costi complessivi e i conseguenti costi supplementari per i consumatori che non ne beneficiano.

Decarbonizzazione

quali sono i piani della Commissione per far sì che l’Europa diventi il leader in materia di energie rinnovabili?

L’Unione dell’energia garantirà che le energie rinnovabili siano incorporate e pienamente integrate in un sistema energetico del tutto sostenibile, sicuro ed efficiente in termini di costi, consentendo all’UE di mantenere la posizione di leader mondiale in materia di tecnologie energetiche rinnovabili e competitive e innovazione, nonché di sistemi e servizi energetici intelligenti e flessibili.

A tal fine, la Commissione intende:

  • attuare pienamente la legislazione vigente ed elaborare nuove regole di mercato per un’efficiente integrazione nel mercato della produzione di energia da fonti rinnovabili, anche mediante lo sviluppo di nuove infrastrutture, in particolare le interconnessioni;
  • facilitare la cooperazione e la convergenza delle politiche nazionali in materia di energie rinnovabili e i regimi di sostegno, in linea con lo sviluppo del mercato interno e, segnatamente, con il nuovo assetto del mercato dell’energia elettrica, in modo da garantire la concorrenza leale tra tutte le fonti di generazione e la domanda, e determinare una maggiore apertura transfrontaliera del sostegno alle energie rinnovabili;
  • promuovere attività più mirate di ricerca e dimostrazione sulle energie rinnovabili, anche mediante appositi fondi dell’UE;
  • garantire che il settore del riscaldamento e del raffreddamento da fonti rinnovabili contribuisca in misura significativa alla sicurezza energetica dell’UE;
  • accelerare la decarbonizzazione del settore dei trasporti, anche attraverso la promozione dell’elettrificazione del settore e di investimenti nella produzione di biocarburanti avanzati, nonché integrare ulteriormente i sistemi dell’energia e dei trasporti.

Ciò consentirà di ridurre il costo del finanziamento complessivo dei progetti sulle energie rinnovabili e di facilitare il raggiungimento degli obiettivi del 2020 e del 2030.

Perché i leader dell’UE convengono su un obiettivo di riduzione delle emissioni interne pari ad almeno il 40% entro il 2030?

 

Una riduzione delle emissioni interne di gas a effetto serra almeno del 40% rispetto ai livelli del 1990, da conseguire entro il 2030, è un obiettivo chiave della politica climatica dell’UE, che ha ottenuto l’avallo dei leader dell’Unione europea nell’ottobre 2014.

A livello dell’UE, questo è l’obiettivo che, garantendo l’efficacia sotto il profilo dei costi, ci guida lungo il percorso verso la realizzazione di un’economia a basse emissioni di carbonio entro il 2050. A livello internazionale, l’obiettivo di ridurre almeno del 40% le emissioni interne fungerà da base per il contributo dell’UE ai negoziati internazionali su un nuovo accordo sul clima da concludere a Parigi nel dicembre 2015 e contribuirà alle azioni necessarie per mantenere l’aumento medio della temperatura globale al di sotto dei 2ºC rispetto ai livelli preindustriali.

L’UE conseguirà l’obiettivo di ridurre almeno del 40% le emissioni di gas a effetto serra all’insegna della maggior efficacia possibile sotto il profilo dei costi, diminuendo le emissioni nei settori interessati dal mercato del carbonio (sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE – ETS) e negli altri settori (settori che non rientrano nel sistema ETS): entro il 2030 si dovrà conseguire una riduzione del 43% rispetto ai valori del 2005 per i settori che rientrano nel sistema ETS e del 30% per quelli non compresi nel sistema ETS. La natura “interna” dell’obiettivo di riduzione delle emissioni impone di perseguirlo diminuendo le emissioni nell’UE.

Quali sono i costi e i benefici dell’obiettivo di riduzione delle emissioni di almeno il 40% per l’Unione europea, i cittadini e le imprese?

L’obiettivo di riduzione delle emissioni di almeno il 40% contribuisce alle priorità della Commissione Juncker, ossia rilanciare la crescita, aumentare la competitività e creare posti di lavoro per i cittadini dell’UE. L’obiettivo è realistico e dovrebbe migliorare la nostra sicurezza energetica e l’efficienza delle risorse promuovendo nel contempo la crescita verde e la competitività, incentivando gli investimenti a basse emissioni di carbonio, incrementando la domanda e i ricavi per i settori industriali che producono tecnologie a basse emissioni di carbonio e creando posti di lavoro verdi in nuovi settori in crescita quali l’ingegneria, le attività manifatturiere di base, i mezzi di trasporto, l’edilizia e i servizi alle imprese.

Al di là della sua importanza cruciale per la politica dell’UE in materia di clima, il raggiungimento dell’obiettivo presenta molteplici vantaggi per l’energia, l’economia e l’ambiente. Da un punto di vista energetico, il conseguimento dell’obiettivo di riduzione delle emissioni avrà per effetto una contrazione dei consumi di combustibili fossili che, a sua volta, ridurrà la vulnerabilità della nostra economia nei confronti dell’insicurezza di approvvigionamento e del costo elevato dei combustibili importati. La stima del risparmio di combustibile ammonta ad almeno 18 miliardi di EUR per il prossimo ventennio[1]. Inoltre, i costi di una transizione verso basse emissioni di carbonio non sono molto diversi rispetto ai costi che si dovranno comunque sostenere per far fronte alla necessità di rinnovare un sistema energetico obsoleto. Dal punto di vista ambientale, il conseguimento dell’obiettivo permetterà anche di ridurre l’inquinamento atmosferico.
 

Quali sono le prossime misure che la Commissione intende adottare per il conseguimento dell’obiettivo di ridurre le emissioni interne di gas a effetto serra almeno del 40%?

Il quadro 2030 per la politica climatica ed energetica costituisce parte integrante dell’Unione dell’energia e contribuisce alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

L’UE dovrà adottare disposizioni esecutive su molti aspetti del quadro 2030 per l’energia e il clima dopo l’approvazione da parte del Consiglio europeo.

La massima priorità è l’adozione della proposta della Commissione relativa a una riserva stabilizzatrice del mercato per migliorare il funzionamento del sistema ETS dell’UE come principale strumento della politica climatica dell’Unione. In seguito, la Commissione procederà nell’iter legislativo della revisione della direttiva sul sistema ETS dell’UE per il periodo successivo al 2020, che comprende la rilocalizzazione delle emissioni di CO2.

Nel 2015 la Commissione intende inoltre avviare il lavoro di analisi e valutazione d’impatto degli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni in settori non compresi nel sistema ETS dell’UE, in particolare in merito ai meccanismi di flessibilità nei settori non rientranti nel sistema ETS e all’inserimento nel quadro per il 2030 dell’uso del suolo, dei cambiamenti di uso del suolo e della silvicoltura (LULUCF), in vista della presentazione di una o più proposte legislative all’inizio del 2016.

La Commissione prevede di modificare il sistema ETS. Su quali aspetti? Perché proprio ora?

Sulla base di una proposta della Commissione europea del 2014, il Parlamento europeo e il Consiglio stanno discutendo la legislazione volta a riformare il sistema ETS dell’UE attraverso l’introduzione di una riserva stabilizzatrice del mercato, concepita per aumentare in futuro la resilienza del sistema ETS dell’UE e consentire, al tempo stesso, di neutralizzare gli impatti negativi della significativa eccedenza di quote disponibili sul mercato per gli incentivi a favore degli investimenti nelle azioni a basse emissioni di carbonio. I colegislatori stanno attualmente negoziando gli elementi dell’architettura della riserva stabilizzatrice del mercato che determineranno il ritmo di assorbimento delle quote eccedentarie nella riserva.

Al di là di questo processo di riforma, la Commissione proporrà ulteriori modifiche della legislazione subito dopo l’approvazione della normativa relativa alla riserva stabilizzatrice del mercato. Queste ulteriori modifiche, necessarie per attuare gli orientamenti strategici dei leader dell’UE sul modo in cui il sistema ETS dell’UE dovrebbe funzionare nel decennio fino al 2030, prevedono un aumento del fattore di riduzione lineare (il tasso di abbassamento del tetto di emissioni di anno in anno) dall’1,74% al 2,2% a decorrere dal 2021.

Inoltre, la legislazione sarà modificata per consentire all’industria di beneficiare di misure di rilocalizzazione delle emissioni di CO2 e dell’assegnazione gratuita di quote di emissioni dopo il 2020, in linea con i principi concordati dai leader dell’UE.

Infine, la direttiva ETS sarà modificata per creare una base giuridica per l’istituzione di un fondo per l’innovazione e un fondo per la modernizzazione, due veicoli finanziari finanziati con i proventi delle quote dal 2021 al 2030: il primo sosterrà attività di dimostrazione a basse emissioni di carbonio in tutta l’UE, mentre il secondo sosterrà la modernizzazione dei sistemi energetici negli Stati membri a reddito modesto.
 

Quali azioni saranno intraprese per il trasporto stradale in generale e le autovetture in particolare?

I trasporti, secondo settore dell’UE per emissioni di gas serra dopo quello dell’energia, rappresentano circa un quinto di tutte le emissioni, di cui l’80% circa è generato dal trasporto su strada. L’UE ha già posto in essere una serie di politiche e di norme finalizzate a ridurre tali emissioni e a mitigare i loro effetti sui cambiamenti climatici, che comprendono:

  • obiettivi vincolanti in materia di CO2 per auto e furgoni;
  • una strategia per ridurre i consumi di combustibile e le emissioni di CO2 per camion e autobus;
  • obiettivi per incrementare l’uso di carburanti rinnovabili nel settore dei trasporti e ridurre le emissioni di gas a effetto serra dei trasporti stradali;
  • l’obbligo per le autorità pubbliche di tenere conto dell’utilizzo di energia e delle emissioni di CO2quando indicono appalti per veicoli;
  • norme che impongono agli Stati membri di definire quadri strategici nazionali per lo sviluppo dei combustibili alternativi e della relativa infrastruttura.

I leader dell’UE hanno auspicato un approccio globale e tecnologicamente neutro rispetto alla promozione anche dopo il 2020 della riduzione delle emissioni e dell’efficienza energetica dei trasporti, al trasporto elettrico e all’uso di fonti di energia rinnovabili nel settore dei trasporti. Facendo leva sui successi già conseguiti, la Commissione esaminerà ora strumenti e misure nell’intento di decarbonizzare i trasporti su strada.

Nel giugno 2015 la Commissione organizzerà una conferenza delle parti interessate per progredire in materia di decarbonizzazione del trasporto su strada.

Governance

Di quali strumenti dispone la Commissione per garantire che gli Stati membri e gli altri operatori diano corretta attuazione e un seguito adeguato alle proposte relative all’Unione dell’energia?

Al fine di garantire che le azioni in materia di energia a livello europeo, regionale, nazionale e locale contribuiscano tutte al conseguimento degli obiettivi dell’Unione dell’energia in modo coerente, sarà avviato un sistema di governance dell’Unione dell’energia affidabile, trasparente e integrato. La governance dovrebbe assicurare il conseguimento degli obiettivi dell’Unione dell’energia, in particolare l’attuazione del mercato interno dell’energia e il quadro 2030 della politica climatica ed energetica e offrire certezza agli investitori a lungo termine. In tal modo, il processo di governance dovrebbe snellire i meccanismi esistenti di pianificazione e comunicazione delle politiche climatiche ed energetiche e ridurre gli oneri amministrativi superflui, monitorando l’attuazione dell’acquis comunitario. Al tempo stesso, la governance dovrebbe rafforzare la cooperazione tra Stati membri e con la Commissione,la quale pubblicherà ogni anno uno stato dell’Unione dell’energia per trattare le questioni essenziali, presentare i risultati dovuti e orientare il dibattito politico.

 

In che modo la ricerca e l’innovazione contribuiscono all’agenda dell’Unione dell’energia?

La ricerca e l’innovazione in materia di energia sono un elemento fondamentale dell’Unione dell’energia nascente. Le attuali scoperte della ricerca sull’energia, coordinate in misura sempre maggiore sia dall’Unione europea che dagli Stati membri, stanno offrendo nuove opportunità per la creazione, in futuro, di un sistema energetico più sicuro, sostenibile e competitivo.

Data la loro natura trasversale, la ricerca e l’innovazione daranno un contributo a tutti gli aspetti dell’Unione dell’energia e aiuteranno l’Europa a realizzare i suoi ambiziosi obiettivi in materia di clima ed energia.

Un contributo essenziale agli obiettivi dell’Unione dell’energia proverrà dall’attuazione di Orizzonte 2020, il programma quadro dell’UE per la ricerca e l’innovazione da 80 miliardi di EUR circa. Questo sostegno finanziario svolgerà una importante funzione di catalizzatore e di leva per sviluppare tecnologie energetiche del futuro sicure, pulite ed efficienti. Il tema dell’energia, che fa parte delle principali sfide sociali del programma, è ampio e profondo: contribuirà a migliorare la vita, a proteggere l’ambiente e a rendere l’industria europea più sostenibile e competitiva.
 

In che modo la politica di coesione europea contribuisce alla strategia dell’Unione dell’energia?

La politica di coesione svolgerà un ruolo significativo nella realizzazione concreta dell’Unione dell’energia, con progetti che apportano reali benefici ai cittadini. Di fatto, vista la notevole disponibilità di finanziamenti da investire nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, circa 38 miliardi di EUR per il periodo 2014-2020, la politica di coesione aiuterà gli Stati membri, le regioni, le amministrazioni locali e le città ad attuare i necessari investimenti nell’efficienza energetica del settore edilizio, nelle energie rinnovabili, nelle reti intelligenti e nel trasporto urbano sostenibile. In linea con alcuni degli obiettivi chiave dell’Unione dell’energia, i nostri investimenti contribuiranno così a ridurre le onerose importazioni di energia, diversificare le fonti energetiche, affrontare la povertà energetica, ridurre le emissioni, creare posti di lavoro e sostenere le piccole e medie imprese.

La Commissione sta attualmente lavorando per fornire ulteriore sostegno agli Stati membri in materia di assistenza tecnica, non da ultimo in materia di strumenti finanziari, che saranno fondamentali per affrontare le sfide connesse all’efficienza energetica.

FONTE: COMMISSIONE EUROPEA