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Come le multinazionali pagano meno tasse o le eludono. Italia al 7^ posto

di Openpolis |

L’Eu tax observatory rileva di anno in anno a quanto ammonta l’evasione fiscale delle grandi aziende e che effetti questa perdita ha sull’economia globale. L’Europa, dove vigono principalmente regimi fiscali più rigidi, è tra le aree maggiormente colpite.

Globalmente quasi mille miliardi di dollari sono stati trasferiti dalle multinazionali in paradisi fiscali (2022). In Germania si perde il 26% del gettito fiscale sulle imprese. In Europa, i principali paradisi fiscali sono Paesi Bassi e Irlanda. In Francia la tassazione effettiva sulle imprese raggiunge il 36%.

Circa 140 stati tra cui i paesi membri dell’Unione europea hanno adottato la proposta dell’Ocse di introdurre un’aliquota minima al 15% per tutte le multinazionali. In Ue, i singoli stati dovranno trasporla nella propria legislazione nazionale entro la fine del 2023.

Le aziende multinazionali godono infatti di guadagni molto elevati e, per via della loro presenza in più paesi, riescono molto più agilmente rispetto alle medie e piccole imprese a sfuggire ai regimi fiscali più rigidi per trasferire i propri profitti altrove.

Oltre a generare immensi guadagni alle imprese stesse infatti l’elusione fiscale causa una perdita importante. Non soltanto per i paesi che tassano più severamente, ma anche per la collettività in generale, che ne perde in diritti sociali e servizi pubblici. Una perdita che globalmente ammonta al 10% del gettito sulle imprese totale, ma che in Europa arriva all’incirca al 20%. È quanto emerge dall’ultimo global tax evasion report del Eu tax observatory.

Come le multinazionali eludono le tasse

Essendo presenti in più Paesi, le multinazionali riescono con relativa facilità a “spostare” i loro profitti da uno stato all’altro, a seconda di dove risulti più conveniente.

L’Eu tax observatory ha individuato a questo proposito un indicatore specifico, global corporate profit shifting, con cui indica il trasferimento, da parte delle multinazionali, di profitti esteri (ovvero i profitti realizzati in paesi diversi rispetto a quello della loro sede) in paesi con un regime di tassazione più conveniente. Ovvero quelli che sono comunemente noti come paradisi fiscali. A livello globale, oltre un terzo di questi profitti esteri sono migrati verso paesi in cui le aziende godono di aliquote più basse.

35% dei profitti esteri delle multinazionali è finito in paradisi fiscali (2022)

Parliamo in totale di 996 miliardi di dollari, ovvero il 6% di tutti i profitti delle multinazionali. Quest’ultima quota è relativamente bassa, evidenzia il report, semplicemente perché la maggior parte delle aziende non sono multinazionali e quindi hanno minori possibilità di trasferire i loro profitti all’estero.

Il fenomeno del trasferimento dei profitti esteri ha numerosi effetti sull’economia, tra cui anche quello di ridurre fortemente la profittabilità delle aziende estere in paesi con tassazione elevata, come per esempio l’Italia. Massimizzandola invece nei paradisi fiscali. In questo modo, crea competizione globale a livello di tasse. Infatti, la concorrenza spinge i paesi ad abbassare le aliquote per mantenere un’attrattività: una vera e propria corsa al ribasso (race to the bottom). Questo però non va assunto come un semplice dato di fatto: la competizione fiscale globale ha infatti numerose esternalità negative.

Non soltanto quindi riduce l’attrattività di paesi con aliquote fiscali elevate, ma aumenta i divari socio-economici, permettendo ai più ricchi di arricchirsi ulteriormente. Anche se alcuni paradisi fiscali possono beneficiare dei propri regimi di tassazione, globalmente c’è una forte perdita, e parallelamente una concentrazione di capitale nelle mani di pochi individui. A livello nazionale, la perdita si vede soprattutto nei paesi con le aliquote sulle imprese più elevate: vediamo i dati a livello europeo.

In Germania e Ungheria un quarto del gettito viene perso

La Germania è il paese Ue che riporta le perdite più ingenti, pari a oltre un quarto di tutto il gettito fiscale sulle imprese. Seguono l’Ungheria e la Lettonia con quote superiori al 20%. L’Italia è settima con il 12,9%. Mentre agli ultimi posti si trovano alcuni paesi dell’Europa centrale (Repubblica Ceca e Slovacchia) e orientale (Polonia), con perdite inferiori al 7%.

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