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Come la burocrazia si comporterà nella fase del dopo Coronavirus?

Tutti oggi (e giustamente) parlano di cose da fare per avere una burocrazia snella, trasparente, digitale, agile (sono i buoni propositi) con la finalità di supportare la “ripartenza” dell’Italia.

Ma la storia di altri eventi critici (terremoti, crisi economica recente, ecc.) ci insegna di essere prudenti nel valutare le intenzioni di riforme, di cambiamento, di ricostruzione, di ripartenza.

Politica e burocrazia spesso sono accomunate nelle buone intenzioni salvo verificare nella realtà come le buone intenzioni poi sono “bloccate” da leggi/norme utili e funzionali che non si fanno o da burocrazie che non abbandonano la “regola aurea” di come complicare il tutto pur di non cambiare.

Allora, prepariamoci a verificare se il cambiamento ci sarà oppure il “dopo Coronavirus” sarà l’espressione tangibile del trionfo delle complicazioni politico-amministrative.

Burocrazia e Coronavirus

Siamo entrati nel tunnel della emergenza da Coronavirus con una burocrazia complessa, complicata, non agile e semplice, poco digitalizzata e trasparente (dimostrare il contrario).

Come la burocrazia si comporterà nella fase del dopo Coronavirus?

Noi ci auguriamo di trovare fuori dal tunnel una burocrazia moderna, aperta, agile, trasparente, sostenibile, digitale.

Ma un venditore di Almanacchi (non chiedetemi il suo nome, l’Almanacco non riporta il nome) mi ha lasciato nella buca delle lettere un volantino tratto dall’almanacco “Dal vecchio mondo” dal titolo emblematico: “Dopo Coronavirus: come complicare il tutto. Consigli utili per non cambiare”.

E ho deciso di pubblicarlo.

E speriamo che la politica e la dirigenza pubblica “assieme” facciano un patto per “smentire” il venditore di almanacchi.

Ecco il testo del volantino:

  1. Non applicare la legge 241/90 per semplificare l’amministrazione pubblica (ma se finora non abbiamo semplificato quasi niente perché dobbiamo farlo adesso?).
  2. Non applicare ancora per alcuni anni il Codice dell’Amministrazione Digitale (2005): sarebbe un guaio…la burocrazia pubblica finora ha deciso (assieme alla politica) di non fare parte della società dell’informazione.
  3. Operare preferibilmente con sistemi misti analogici/digitali così possiamo continuare ad operare in un sistema burocratico anarchico ed ambiguo.
  4. Non rispettare i requisiti per la formazione dei dati digitali (completi, corretti, aggiornati, leggibili, facilmente accessibili, sicuri, ecc. (art. 50 e ss Codice amministrazione digitale; art. 6 dlgs 33/2013).
  5. Saltate l’art. 15 del Codice dell’Amministrazione Digitale: prima si semplifica e poi si digitalizza; compriamo applicativi informatici, ma senza semplificazione e riorganizzazione.
  6. Non fare più ricorso al lavoro agile e al telelavoro (Dpr 70/1999; Legge 81/2017) e alla didattica in rete (consideriamoli una breve pausa divertente).
  7. Non semplificare e razionalizzare i siti web delle amministrazioni: rischiamo di essere troppo trasparenti o di informare bene (art. 53 Codice amministrazione digitale; dlgs. 33/2013).
  8. Non permettere l’utilizzo di istanze digitali (art. 65 Codice amministrazione digitale) e continuiamo con moduli di carta o misti.
  9. Conservare l’attuale “frammentazione” del sistema documentale delle PA.
  10. Aumentare la “produzione” di regolamenti per attuare norme o erogare servizi: l’eccessiva regolamentazione aiuta a complicare il tutto e a non regolamentare niente.
  11. Non eccedere nella erogazione dei servizi on line (art. 7 Codice dell’amministrazione digitale): è bene che il cittadino si rechi sempre direttamente agli uffici pubblici per sbrigare le pratiche.
  12. Attenzione: usare sempre meno le autocertificazioni (legge 15/68; dpr 445/2000; legge 183/2011, art. 15); non sono gradite.
  13. Non utilizzare sistemi di identità digitali.
  14. Creare le condizioni per non permettere lo scambio dei dati tra le PA e tra queste e i cittadini e le imprese.
  15. Sostenere il principio delle riforme a costo zero (così non si fanno).
  16. La creazione di prototipi per amministrazioni moderne potrebbe invogliare ad applicarli realmente per assicurare la qualità dei servizi e dell’azione amministrativa (il riuso di cose utili è severamente vietato).
  17. Il patrimonio pubblico dei dati è volatile: perché applicare norme di sicurezza?
  18. Non garantire l’esercizio dei diritti digitali (art. 3 e ss. Codice dell’Amministrazione Digitale): ma perché esistono?
  19. La burocrazia (per sua natura) non rientra in un processo di sviluppo sostenibile.
  20. Restiamo sempre al 25 posto della classifica DESI: possiamo però sempre scendere ancora…!!??
  21. Non formare i cittadini sui processi della digitalizzazione e sui diritti digitali; non formare i dipendenti su nuove competenze; non formare la dirigenza. I soldi per la formazione sono risorse perse: come è stato fatto finora.
  22. È più facile complicare; più difficile semplificare.

(Nota: noi ci auguriamo che le cose scritte dal venditore di almanacchi siano solo delle farneticazioni; e lo verificheremo appena si chiude questa drammatica pandemia).

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