l'analisi

Come i social condizionano il settore cinematografico e dello spettacolo

di Selam Kassa, digital consultant |

Piattaforme di streaming come Netflix hanno cambiato totalmente la modalità delle persone di fruire dei contenuti come film e serie tv.

Quanti di voi vorrebbero passare una serata in compagnia al cinema, ma finiscono sempre per guardare una serie tv a casa? È qualcosa di sempre più frequente e il consumo di contenuti è diventato molto più accessibile a tutti.

Un tempo il cinema rappresentava per le persone una forma d’intrattenimento unico nel suo genere e per i più appassionati una forma d’arte da guardare con estrema attenzione. Oggi le persone hanno un’ampia gamma di scelta, grazie alle varie piattaforme di streaming come Netflix e Prime Video, e più potere decisionale.

Il mondo del cinema ha dovuto quindi riadattare le sue abitudini, fornendo le proprie licenze alle nuove piattaforme e permettendo a più generazioni di conoscere film e serie tv iconici del passato, oltre a essere sempre aggiornati sulle novità del momento.

Cambiano inoltre i mezzi con cui vedere un film, dal grande schermo a schermi sempre più piccoli, come computer o cellulari, e di conseguenza cambiano anche le produzioni, a cui moltissime star Hollywoodiane decidono di partecipare.

Anche gli utenti non si sono più considerati solamente spettatori passivi: a tal proposito, Netflix nel 2019 lanciò il film “Bandersnatch”, facente parte del franchise della serie “Black Mirror” e primo film interattivo in cui gli utenti, attraverso varie azioni, prendevano le decisioni per i protagonisti e creavano quindi un finale personalizzato. Un esperimento più che riuscito che confermava ulteriormente il successo della serie.

Proprio le serie tv, che inizialmente venivano trasmesse dalla televisione, riscuotendo già ai tempi un discreto successo, sono ciò che ora attira di più il pubblico, nonostante le caratteristiche cambiate nel tempo.

Queste serie, che venivano chiamate telefilm, pur avendo trame coinvolgenti e tenendo le persone attaccate allo schermo allo stesso modo, tendevano a essere piuttosto ripetitive, poiché anche il pubblico era diverso, più distratto. Gli orari erano fissi, c’erano diverse pause pubblicitarie e gli spettatori per questione di tempistiche potevano perdere più dettagli del racconto.

Con il tempo furono introdotte serie con trame più avvincenti e colpi di scena che mantenevano un numero elevato di spettatori per anni, come nel caso di Lost, che ebbe un totale di 6 stagioni e 121 episodi. Inoltre, negli ultimi anni, non solo si ha la possibilità di scegliere cosa guardare, ma anche quanto tempo dedicarvi e eventualmente quando rivederle.

I film e serie di oggi sono quindi pensati per essere visti rapidamente e avere subito un riscontro. Le piattaforme infatti rilasciano spesso tutti gli episodi in una volta e per questo motivo si creano fenomeni come il binge-watching, cioè la possibilità di vedere una o più serie di seguito, per un periodo di tempo superiore alla norma.

Questo coinvolgimento oltrepassa le mura di casa, se ne discute con gli amici, si consiglia la serie, ma soprattutto ci si confronta e commentano episodi sui social media. Dopo la pandemia molti non vedevano l’ora di tornare a recarsi nelle sale e vivere l’esperienza che offre ed è proprio su questa che i cinema dovrebbero puntare per risollevarsi, perché altrimenti le persone se le creano di proprie, attraverso i social appunto.

In alcuni casi eclatanti, i social hanno letteralmente deciso le sorti di una serie: è il caso di “Sense8”,serie di estremo successo che Netflix decise di chiudere a un passo dalla conclusione. Sui social ci fu una rivolta dei fan, tra proteste e petizioni varie che portò la piattaforma a produrre un episodio speciale conclusivo come finale della stagione.

Nello stesso anno avvenne un episodio similare con la serie“Lucifer”, che fino ad allora veniva trasmesso sul canale televisivo americano Fox, che decise di cancellare la serie dopo tre stagioni. Anche in questo caso si scatenò l’ira dei fan e su Twitter nacque la campagna “Save Lucifer”, portata avanti anche dagli stessi protagonisti dello show. Dopo pochi mesi Netflix acquisto la serie e la rinnovò per altre tre stagioni, rendendo lo show ancora più popolare.

A fine 2019 sarebbe dovuto uscire il film live action “Sonic”, ma dopo il primo trailer i fan criticarono pesantemente il design del riccio protagonista, troppo diverso dall’originale, tanto che la Paramount rimandò l’uscita ai primi del 2020, in modo da ridisegnarlo.

Questi avvenimenti dimostrano l’enorme influenza che i social hanno sulla vita di tutti. L’influenza di alcune serie, poi, ultimamente si collega profondamente alla musica e ai social: i fenomeni più recenti sono avvenuti con Stranger Things, serie amatissima che nell’ultima stagione ha sfruttato la sensazione nostalgica degli anni 80′, epoca in cui è ambientata. Dopo due episodi chiave, sono tornate in voga due canzoni, famose ancora prima che i ragazzi che le utilizzano oggi nei video fossero nati, “Running up that Hill” di Kate Bush del 1985 e “Master of Puppets” dei Metallica del 1986.

Anche se non tutti i contenuti virali utilizzano la musica presente nelle serie, ad esempio nel caso di Wednesday (in Italia è uscito come Mercoledì) è diventato immediatamente virale su TikTok il balletto che la protagonista eseguiva in un episodio, ma gli utenti hanno scelto di ballare sulle note di “Bloody Mary” di Lady Gaga, anziché utilizzare “Goo Goo Muck” dei Cramps.

I social insomma portano avanti un’esperienza che altrimenti si concluderebbe con la rapida visione di questi prodotti, già di per sé ben confezionati, sia nella loro produzione che nella distribuzione. Netflix, infatti, ci tiene molto ad avere una UX ideale per gli utenti, cambiando spesso la copertina delle anteprime per incuriosire gli utenti e creando liste per generi molto accurate. Al di fuori della piattaforma, poi, coinvolge gli utenti con quiz, giochi e User Generated Content che continuino a far parlare della serie del momento, senza dimenticare l’influencer marketing svolto con campagne ad hoc insieme a influencer specializzati.

Questi meccanismi, come ormai è chiaro, sono fortemente connessi tra loro e non sono affatto improvvisati, ma semmai sono frutto del lavoro di professionisti del digitale, che si sono formati con corsi di Digital Marketing come quelli di Digital Coach.

La direzione che sta prendendo il settore dell’intrattenimento, quindi, sembra essere orientata sempre più sul digitale e l’interattività. Netflix potrebbe continuare così o forse iniziare a puntare molto sul creare contenuti anche attraverso l’intelligenza artificiale (altro tema scottante per il mondo creativo). Bisognerà capire se gli utenti apprezzeranno il cambiamento o se troveranno nuovi metodi per rendere questo tipo di intrattenimento più duraturo e coinvolgente.