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Combattere i deepfake con una verifica simile al CAPTCHA. Lo studio

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Ispirato al tradizionale sistema CAPTCHA, CHARCHA richiede agli utenti di eseguire una serie di azioni fisiche casuali davanti a una webcam, come girare la testa, strizzare gli occhi o sorridere mostrando i denti.

Ricercatori della Carnegie Mellon University e del Massachusetts Institute of Technology hanno sviluppato CHARCHA (Computer Human Assessment for Recreating Characters with Human Actions), un protocollo di verifica sicuro e personalizzato progettato per contrastare l’uso non autorizzato dei deepfake. Ispirato al tradizionale sistema CAPTCHA, CHARCHA richiede agli utenti di eseguire una serie di azioni fisiche casuali davanti a una webcam, come girare la testa, strizzare gli occhi o sorridere mostrando i denti.

Questo processo di verifica, della durata di circa 90 secondi, analizza i movimenti per garantire la presenza fisica dell’utente e l’esecuzione corretta delle richieste, impedendo così che video preregistrati o immagini statiche possano superare la verifica.

CHARCHA offre agli utenti un maggiore controllo sulla propria immagine digitale, consentendo loro di personalizzare contenuti generati dall’AI, come video musicali, in modo sicuro e consapevole.

La ricerca è stata presentata alla Conferenza NeurIPS 2024, suscitando l’interesse di numerosi leader del settore.

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Il Dipartimento di Stato Usa utilizzerà l’AI per revocare i visti agli studenti stranieri considerati ‘pro-Hamas’

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha avviato un programma basato sull’AI denominato ‘Catch and Revoke’ per identificare e revocare i visti di studenti stranieri che esprimano sostegno a Hamas o ad altri gruppi classificati come organizzazioni terroristiche.

Il sistema analizzerà i profili social di decine di migliaia di studenti con visto F-1 per individuare eventuali dichiarazioni ritenute problematiche, in particolare dopo l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023.

Secondo le autorità, il programma si avvale di database governativi per verificare se gli studenti con visto siano stati arrestati o coinvolti in manifestazioni anti-israeliane senza subire conseguenze legali. L’iniziativa è stata presentata dal Segretario di Stato Marco Rubio ed è coordinata con il Dipartimento di Giustizia e il Dipartimento per la Sicurezza Interna.

Il programma ha già esaminato oltre 100.000 profili dal 2023, rivelando che durante l’amministrazione Biden non vi sono state revoche di visti per motivi simili. La base giuridica per tali revoche si trova nell’Immigration Nationality Act del 1952, che conferisce al Segretario di Stato il potere di revocare i visti a soggetti ritenuti una minaccia per la sicurezza nazionale.

La decisione è in linea con le politiche dell’amministrazione Trump, che ha recentemente emanato ordini esecutivi per contrastare l’antisemitismo e monitorare più attentamente le attività di studenti e lavoratori stranieri. Critici come Abed Ayoub, dell’American-Arab Anti-Discrimination Committee, hanno denunciato il programma come una violazione della libertà di espressione e un esempio di uso eccessivo della sorveglianza AI.

Ayoub ha paragonato l’iniziativa all’Operazione Boulder degli anni ’70, sottolineando i rischi di un controllo ideologico basato su tecnologie potenzialmente imprecise.

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