Domotica

Comandi vocali e fotovoltaico organico, ecco la smart home del futuro

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C’è tanta tecnologia italiana nella domotica europea del futuro. Case che si comanderanno a voce, con grandi vantaggi per chi ha difficoltà a muoversi, e smart home in grado di generare di energia pulita grazie a nuovi materiali high-tech.

Le nostre abitazioni in un giorno non molto lontano saranno completamente automatizzate e basterà una nostra voce o un gesto per accendere una luce, far partire l’impianto di irrigazione, spegnere i riscaldamenti, diffondere musica in ogni stanza.

È il concetto di smart home, di casa intelligente e interconnessa in ogni sua parte e funzione. Oggi solo un 20% di italiani ha attivato l’interconnessione di un ‘oggetto intelligente’ in casa, soprattutto per la videosorveglianza, la sicurezza elettronica e il teleriscaldamento. La notizia buona è che il 60% degli intervistati Doxa ha comunque dichiarato la volontà di acquistare una tecnologia smart home entro pochi anni.

Oltre alle intenzioni di acquisto dei consumatori c’è poi la ricerca. Ad esempio c’è il progetto “Listen”, finanziato con poche centinaia di miglia di euro dall’Unione europea, coordinato dalla greca Foundation for Research And Technology, costituito da un team di ricercatori provenienti da Italia e Germania (rispettivamente Cedat, Rheinisch-Westfaelische Technische Hochschule Aachen e European Media Laboratory), finalizzato allo sviluppo di un ambiente hardware e software semplice e avanzato, in grado di offrire un accesso sicuro alle applicazioni web in case intelligenti e soprattutto basato esclusivamente sulla voce e una rete di sensori acustici (Wasn).

Il nuovo sistema, che attualmente riconosce ben quattro lingue (inglese, francese, italiano e greco), permette agli utenti di accendere e spegnere vari elettrodomestici intelligenti, ma anche di svolgere azioni regolari come fare ricerche sul web, dettare email, accedere ai social network, ecc. Tutto ciò, senza auricolari e senza bisogno di parlare vicino a un microfono.

Sempre in un futuro non molto lontano, anzi prossimo, la ricerca consentirà di integrare alle nostre abitazioni, ai materiali utilizzati per tirarle su, delle nuove soluzioni altamente efficienti e sostenibili, tra cui il fotovoltaico organico.

Si tratta della tecnologia “organic photovoltaics” (Opv), sviluppata dal consorzio Artesun, progetto finanziato dall’Unione europea con più di 5 milioni di euro e con la missione di sviluppare materiali ad alte prestazioni “che permettano una produzione economica e senza vuoto di moduli Opv con un efficienza superiore al 15%”.

Questi moduli devono essere di dimensioni e forme arbitrarie, in modo da rendere possibile il loro uso in una vasta gamma di applicazioni, tra cui gli ambienti interni e magari le abitazioni.

Ad esempio è stata realizzata un’etichetta Rfid, dove la batteria è sostituita da un modulo solare organico di dimensioni paragonabili a quelle di una carta di credito. Il sistema va ad alimentare tutte le comunicazioni wireless tra l’etichetta smart stessa e il suo lettore, insieme al dispositivo di sensore integrato. Le automobili e gli edifici sono due applicazioni scelte per questo nuovo dispositivo.

Sempre per alimentare una rete di sensori wireless distribuita in un determinato ambiente chiuso, stavolta in grado di operare in intensità di luce bassa o variabile, il consorzio ha anche progettato un’antenna solare organica flessibile a forma di fiore.

Ultimo utilizzo immaginato del modello Opv è la facciata dei palazzi, di ogni forma e grandezza, che può essere ricoperta da pannelli di vetro fotosensibili, cioè un impianto fotovoltaico modulare integrato negli edifici (Bipv), facile da installare, con elevate proprietà materiali (robustezza, colore, design, riflesso) e in grado di generare energia pulita dal sole per qualsiasi utilizzo.