A pochi giorni dall’attacco a un sottomarino russo da parte del drone ucraino Sub Sea Baby nella base navale di Novorossijsk, il comandante in capo della Marina russa, l’Ammiraglio Aleksandr Moiseev, ha annunciato un programma mirato a espandere la flotta sottomarina.
Si tratta di due sottomarini diesel-elettrici d’attacco Project 677 classe Lada della serie Velikiye Luki, che saranno impostati all’inizio del 2026 presso i Cantieri dell’Ammiragliato di San Pietroburgo.
L’annuncio è avvenuto in un momento simbolicamente rilevante, all’indomani dell’attacco al sottomarino classe KILO improved e durante la cerimonia di issamento della bandiera sul sottomarino Velikiye Luki.
Qual è il ruolo strategico?
Pensata per essere un’evoluzione dei più celebri KILO, la classe Lada è stata descritta da Moiseev come la “colonna portante della flotta sottomarina non nucleare della Russia”, concepita per operare nelle acque costiere e nei mari vicini, come il Mar Baltico e il Mar Nero. Il loro design è infatti più compatto, più silenzioso e più automatizzato; possono arrivare a una profondità di 300 metri, con una velocità massima di circa 21 nodi e un’autonomia fino a 45 giorni, con un equipaggio di 35 persone.
Grazie a una combinazione di efficienza e versatilità operativa (il dislocamento contenuto, un elevato livello di automazione dei sistemi a bordo e un equipaggio ridotto), questi sottomarini consentono sia di abbassare i costi operativi che di svolgere una vasta gamma di operazioni: dal combattimento navale alla lotta antisommergibile e antisuperficie, da attività di ricognizione alla posa di mine, fino alle operazioni di supporto e alla protezione delle rotte marittime.
Un’altra caratteristica rilevante riguarda la propulsione e la furtività. La classe Lada è progettata fin dall’inizio per aumentare l’autonomia di immersione e ridurre la necessità di prendere aria (snorkel). In aggiunta, questo tipo di sottomarino è studiato appositamente per ridurre al minimo il proprio impatto acustico. Si tratta di qualità fondamentali per operare in modo discreto proprio nel Mar Baltico e nel Mar Nero, dove le acque sono ristrette e rumorose, e i sottomarini possono sfruttare il disordine ambientale per rimanere il più possibile inosservati.
Quali sono le implicazioni?
Ampliare la flotta sottomarina in questa direzione ha diverse implicazioni. Innanzitutto, indica la volontà di Mosca di mantenere un consistente arsenale di sottomarini convenzionali che vadano ad affiancarsi a quelli balistici e d’attacco nucleare.
In secondo luogo, si conferma l’attenzione russa alle operazioni regionali e ai mari vicini, spazi di primario interesse nazionale.
Inoltre, il sistema d’attacco primario è identificato con i missili da crociera Kalibr (gli stessi presenti sul sottomarino colpito dal drone ucraino), già utilizzati dalla Russia contro obiettivi sia marittimi che costieri, anche nel contesto della guerra in Ucraina.
In questo senso, un sottomarino classe Lada può provocare minacce stratificate: dalla posa delle mine per l’interdizione di interi spazi marittimi, all’impiego di missili da crociera per attacchi convenzionali mirati contro infrastrutture critiche.

