Avevamo già parlato della proposta di legge, tutta italiana, che mira a colpire il fenomeno del fast fashion e quindi, indirettamente, colossi cinesi dell’e-commerce come Temu, Shein e Alìexpress. Nella stessa direzione va anche l’ultimo provvedimento dell’Unione Europea che sembra voler colpire questo trend, ormai dilagante, sotto un altro aspetto: quello dei pacchi in entrata.
Dai dati riportati durante il Consiglio europeo Ecofin, risulta infatti che solo nel 2024 sono stati importati 4,6 miliardi di articoli sotto i 150 euro, il 91% dei quali provenienti dalla Cina. Un flusso che colpisce soprattutto i piccoli commercianti e che il Vecchio Continente vorrebbe arginare.
La nuova misura, approvata come Regolamento dalla Commissione, ma che dovrebbe entrare in vigore non prima del 2028, andrà a sanzionare soltanto i “mini pacchi”, attualmente esenti dalle tariffe doganali.
Riforma del quadro doganale
Nel dettaglio, il provvedimento, che s’inserisce nel contesto della riforma del quadro doganale, prevede l’introduzione entro un paio d’anni di una piattaforma centrale per la gestione delle importazioni, necessaria anche per rafforzare i controlli. Tuttavia, l’obiettivo riferito dai delegati europei sarebbe quello di anticipare le restrizioni al 2026, in modo da ridurre l’impatto sia ambientale, sia sociale ed economico della merce in questione, in prevalenza moda usa e getta.
“È un passo fondamentale per gestire al meglio l’aumento dei piccoli pacchi, in particolare provenienti dalla Cina“, ha sottolineato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.
Anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si è detto “soddisfatto” definendo il Regolamento una misura in linea con la discussione sulla concorrenza sleale.
“È un fenomeno che sta distruggendo il commercio al dettaglio“, ha segnalato il Ministro italiano a Bruxelles, aggiungendo: “Molto bene anche l’accordo che abbiamo trovato in sede Ecofin che consente di anticipare l’applicazione della norma già dal 2026 per i paesi che vorranno farlo”.
Le incognite ancora aperte
Nel concreto, però, resta ancora molto da chiarire su come sarà strutturato l’anticipo dei dazi sui pacchetti extra-Ue più piccoli già dal prossimo anno. Probabilmente si punterà a introdurre tariffe medie approssimative, visto che il Data Hub doganale non è ancora pronto per gestire i valori precisi su cui calcolare i dazi. La Commissione europea dovrà inoltre verificare il rispetto delle regole WTO.
Restano aperte anche le questioni su come saranno ripartite le entrate delle misure transitorie: attualmente, il 75% dei dazi va al Bilancio Ue e il 25% a compensazione dei costi per lo Stato che li riscuote. Durante il confronto all’Ecofin, gli Stati si sono detti comunque pronti ad anticipare la misura a livello nazionale. In particolare, Romania e Polonia sembrano valutare l’introduzione di una sorta di “tassa di gestione”.
E proprio su questo fronte, va ricordato che nell’ambito di un altro pacchetto europeo si sta valutando una tassa di gestione sui piccoli pacchetti extra-Ue, inizialmente stimata dalla Commissione in 2 euro per pacchetto. Il dibattito, però, è ancora aperto, essendo legato alle nuove risorse del Bilancio Ue di medio periodo.
