Finestra sul mondo

In Colombia la polizia ha ucciso il ‘numero tre’ del Cartello del Golfo, Arabia Saudita progetta un parco solare da 200 miliardi di dollari, Brexit

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore.

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Colombia, forze di sicurezza uccidono il “numero tre” del Cartello del Golfo

29 mar 11:05 – (Agenzia Nova) – Le forze di sicurezza della Colombia hanno riferito dell’uccisione di Manuel Arisitidez Meza Paez, noto con il nomignolo di “El Indio”, considerato il “numero tre” del cartello del Golfo, la potente organizzazione criminale dedita al narcotraffico. “El Indio”, riferiscono polizia ed esercito in note riprese dai media locali, e’ stato ucciso nel corso di un’operazione svolta comune di Montelibano, nel nord del paese. L’uomo era ritenuto responsabile di tutto il traffico di stupefacenti che dalla costa atlantica del paese veniva indirizzato verso i mercati europei. Le autorita’ avevano promesso l’equivalente di circa 140 mila euro a chi avesse rivelato tracce del suo nascondiglio. Al momento dell’uccisione Meza Paez, 49 anni, si trovava in compagnia di un minorenne e, sottolinea il quotidiano “El Tiempo”, nel luogo in cui viveva sono stati trovati “oggetti collegati alla stregoneria”. “El Indio” era richiesto dalla giustizia degli Stati Uniti che aveva formulato una domanda per la sua estradizione. L’azione delle forze di sicurezza e’ stata celebrata dal presidente colombiano Juan Manuel Santos, “Un riconoscimento a polizia ed esercito per la caduta di Aristides Mesa alias ‘El Indio’, terzo nella catena di comando del cartello del Golfo. Era responsabile del narcotraffico verso America centrale ed Europa. Avanti con la lotta contro i cartelli”, ha scritto il presidente sul suo account di twitter.

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L’Arabia Saudita progetta un parco solare da 200 miliardi di dollari

29 mar 11:05 – (Agenzia Nova) – L’ad del colosso giapponese delle telecomunicazioni Softbank Group Corp e il principe della corona saudita, Mohammed bin Salman, hanno firmato un accordo da 200 miliardi di dollari per la realizzazione in Arabia Saudita del parco fotovoltaico piu’ grande al mondo. Il progetto verra’ realizzato gradualmente, con un investimento iniziale di un miliardo di dollari da parte del Vision Fund, il maxi-fondo d’investimento creato su iniziativa di Soft Bank per investire nell’alta tecnologia e nelle startup piu’ promettenti del globo. L’infrastruttura da 200 gigawatt creera’ 100 mila posti di lavoro, consentira’ di risparmiare 40 miliardi di dollari in costi di generazione dell’energia e aggiungera’ 12 miliardi di dollari al Pil dell’Arabia Saudita, ha dichiarato Son dopo la firma dell’accordo. Entro due o tre anni verra’ creato anche un impianto di produzione separato per i moduli solari. Softbank progetta di investire nei prossimi tre o quattro anni fino a 25 miliardi di dollari in Arabia Saudita, di cui 15 miliardi di dollari nella nuova metropoli ad alta tecnologia Neom, che verra’ costruita sul Mar Rosso. Il fondo Softbank sta progettando, secondo “Bloomberg”, anche di investire 10 miliardi di dollari nella compagnia elettrica dello Stato saudita. Attualmente, Mohammed bin Salman e’ in tourne’e di tre settimane negli Stati Uniti. E’ la prima visita degli Stati Uniti dalla sua nomina come erede al trono di suo padre, il re Salman bin Abdulaziz. La settimana scorsa un incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si e’ svolto alla Casa Bianca. L’Arabia Saudita e gli Stati Uniti hanno recentemente rafforzato la loro partnership, sia con una strategia comune contro l’Iran che con la cooperazione economica, tecnica e militare.

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Usa, ex consigliere Trump parlo’ con persona legata a intelligence russa nel 2016

29 mar 11:05 – (Agenzia Nova) – Un alto funzionario della campagna presidenziale di Donald Trump ha tenuto ripetute comunicazioni durante le settimane finali della corsa presidenziale 2016 con un socio di affari legato all’intelligence russa. Lo scrive il “New York Times”, che cita un documento pubblicato dal consigliere speciale che indaga sull’interferenza russa nelle passate elezioni. Il funzionario, Rick Gates, ha avuto frequenti telefonate nei mesi di settembre e ottobre 2016 con una persona che l’F.B.I. ritiene abbia avuto collegamenti attivi con i servizi di spionaggio russi. Gates ha anche detto ad un socio che la persona “era un ex ufficiale dell’agenzia militare russa di intelligence.” Il consigliere speciale, Robert Mueller, sta indagando su numerosi contatti tra i consiglieri del presidente Trump con persone ed entita’ legate alla Russia fino alle elezioni del novembre 2016. Il documento, depositato a nome di Mueller, dichiara che le comunicazioni tra Gates e la persona interessata sono “pertinenti all’indagine”.

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Usa, proposta Trump vuole negare residenza a immigrati che ricevono aiuti

29 mar 11:05 – (Agenzia Nova) – Agli immigrati che accettano forme di assistenza sociale, incluse le detrazioni fiscali, potrebbe essere negata la residenza legale negli Stati Uniti secondo una proposta in attesa di approvazione da parte dell’amministrazione Usa di Donald Trump, che sta cercando di ridurre il numero di stranieri che vivono negli Stati Uniti. E’ quanto emerge da una bozza della proposta ottenuta dal “Washington Post”. La normativa vigente penalizza gli immigrati che percepiscono prestazioni assistenziali in denaro, considerandole un “onere pubblico”. Ma le modifiche proposte dal dipartimento della Sicurezza Interna amplierebbero la definizione di benefici del governo, includendo il credito d’imposta sul reddito cosi’ come i sussidi di assicurazione sanitaria e altri “benefici pubblici non in contanti”. Le modifiche si applicherebbero a coloro che richiedono un visto di immigrazione o un soggiorno legale permanente, come gli stranieri con un visto di lavoro in scadenza.

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Catalogna, vice Procuratore generale Schleswig-Holstein: Puigdemont non e’ un caso speciale

29 mar 11:05 – (Agenzia Nova) – Il quotidiano “La Vanguardia” ha pubblicato un’intervista a Ralph Dopper, sostituto procuratore del Tribunale superiore regionale dello Schleswig-Holstein, nel quale si spiegano le possibili alternative che attendono l’ex presidente della Generalitat catalana, Carles Puigdemont, in custodia preventiva nel carcere di Neumunster. “Posso assicurare che stiamo affrontando il caso secondo le basi della giustizia tedesca e secondo tutte le regole e le garanzie di cui ci siamo dotati. Quindi, per noi, Mr. Puigdemont non e’ un caso speciale, ma sara’ trattato in modo equo come chiunque altro”, ha dichiarato Dopper. Nel frattempo, riferisce il quotidiano “El Pais” il ministero dell’Interno spagnolo ha inviato in Catalogna una ventina di agenti dell’Unita’ di protezione centrale per rafforzare la sicurezza di giudici e politici dopo l’aumento della tensione dovuto alla detenzione di Puigdemont in Germania. I poliziotti accompagneranno i candidati di Ciudadanos, del Pp e del Psc e si uniranno alla scorta che proteggera’ il giudice della Corte Suprema Pablo Llarena quando si rechera’ in Catalogna.

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Brexit, il Partito laborista si prepara a votare contro l’accordo finale con l’Ue

29 mar 11:05 – (Agenzia Nova) – La Brexit che entrera’ in vigore esattamente fra un anno a partire da oggi e l’accordo finale sul divorzio tra la Gran Bretagna e l’Unione Europea dovrebbe essere sottoposto al vaglio del Parlamento britannico nel prossimo mese di ottobre, ma gia’ adesso quella votazione sta provocando una tempesta di polemiche all’interno del Partito laborista: lo scrive il quotidiano fiancheggiatore “The Guardian”, riferendo delle opposte indicazioni date in questi giorni sul futuro orientamento del voto dei laboristi. La deputata Emily Thornberry infatti ieri mercoledi’ 28 marzo ha fatto capire che il partito potrebbe persino votare a favore della legge sulla Brexit che il governo del primo ministro Theresa May presentera’ in ottobre alla Camera dei Comuni: perche’ il suo testo, ha spiegato la Thornberry, sara’ cosi’ vago e privo di contenuti concreti che potrebbe far contenti sia gli euroscettici che gli euroentusiasti. Le dichiarazioni della Thornberry hanno provocato grande sconcerto nelle fila del partito, tanto che il “ministro ombra” laborista per la Brexit, Keir Starmer, in serata e’ dovuto intervenire per fare chiarezza: “Se la legge sara’ un bla-bla senza contenuti non si capisce perche’ dovremmo votarla” ha detto Starmer parlando ad una riunione del prestigioso think-tank della Chatham House. A meno che, ha poi precisato il ministro ombra laborista, il provvedimento del governo non rispondera’ puntualmente alle sei questioni-chiave che noi abbiamo posto: innanzitutto la garanzia che la Gran Bretagna dopo la Brexit manterra’ esattamente gli attuali benefici di cui gode in quanto paese membro del mercato unico e dell’unione doganale europei; e poi la garanzia che tale trattamento sara’ valido uniformemente per tutte le regioni ed i popoli che costituiscono il Regno Unito, con chiaro riferimento alla questione della futura frontiera tra l’Irlanda del Nord britannica e la Repubblica d’Irlanda che allo stato attuale resta ancora il principale ostacolo ad un accordo finale con l’Unione europea.

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Francia, il Front National perde iscritti

29 mar 11:05 – (Agenzia Nova) – Il Front National perde i suoi iscritti. Lo sostiene “Le Figaro”, che parla di un calo delle quote. Contrariamente a quanto accadeva negli anni precedenti, per il Congresso tenutosi a Lille il 10 e 11 marzo scorsi il partito non ha voluto svelare il numero degli aderenti. Secondo il quotidiano, alla vigilia del meeting erano iscritte 38mila persone. Tra queste, 13mila hanno partecipato al voto, confermando la presidenza di Marine Le Pen con il 97 per cento delle preferenze. In occasione del congresso di Lione nel 2014 nelle liste figuravano 83mila iscritti. Delle cifre “eloquenti” secondo il quotidiano, che tuttavia invita alla “prudenza”. In questo momento il partito non deve affrontare “sfide particolari” e per questo i militanti sono meno invogliati a pagare la retta annuale. Il calo non riguarda pero’ solamente i militanti. All’indomani delle elezioni legislative sono stati molti i dirigenti ad essersene andati sbattendo la porta. Molti hanno seguito Florian Philippot, ormai ex braccio destro di Marine Le Pen che dopo disfatta alle elezioni presidenziali ha fondato il suo partito: Les Patriotes. Secondo alcune informazioni riportate da quotidiano altri due rappresentanti avrebbero lasciato il Front National.

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Francia, intelligenza artificiale: il presidente Macron vuole recuperare il ritardo accumulato

29 mar 11:05 – (Agenzia Nova) – Cedric Villani, deputato di En Marche! e vincitore della medaglia Fields nel 2010, ha presentato ieri sera al governo il suo rapporto sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale in Francia. Lo riporta la stampa francese, sottolineando che secondo Villani il paese presenta forti ritardi in questo settore. Oggi il presidente Emmanuel Macron presentera’ al College de France la sua strategia per rendere la Francia leader nel settore. Nonostante il paese conti diverse eccellenze in questo dominio, ci sono forti difficolta’ nel “valorizzare economicamente” i progetti in cantiere. Sul piano internazionale Stati Uniti e Cina restano all’avanguardia, seguiti da Regno Unito, Canada e Israele. Villani ha identificato quattro settori chiave di investimento su cui Parigi dovra’ puntare: salute, ambiente, trasporti e difesa. Lo Stato diventera’ responsabile di una base comune di dati, che potra’ essere accessibile alle diverse intelligenze artificiali. Sara’ fondamentale mettere in connessione studenti, ricercatori e insegnanti in istituti interdisciplinari, che diventeranno delle “zone franche dell’intelligenza artificiale”. Il rapporto prevede inoltre la creazione di un laboratorio dedicato all’analisi e alle previsioni macroeconomiche che questo settore avra’ sull’impiego e sull’economia.

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Schengen militare”, la Commissione europea approva il libero passaggio delle forze Nato sul suolo Ue

29 mar 11:05 – (Agenzia Nova) – La Commissione europea ha approvato ieri un “Piano d’azione sulla Mobilita’ Militare” che vincola i paesi membri dell’Ue a consentire il passaggio degli eserciti Nato sul loro territorio. Il provvedimento, che mira ad accelerare la movimentazione delle forze Nato sul Vecchio continente, e’ stato giustificato citando al minaccia rappresentata dalla Russia. Il piano presentato mercoledi’ dalla Commissione europea prevede di espandere strade, ponti e reti ferroviarie, oltre alla rimozione degli ostacoli burocratici. Dalla crisi ucraina del 2014 Estonia, Lettonia e Lituania hanno rafforzato la loro postura difensiva per premunirsi da eventuali “aggressioni” di Mosca. Tuttavia, in caso di una nuova crisi, i trasporti di truppe dall’Europa Centrale e Occidentale verso il Baltico potrebbero richiedere troppo tempo. In un rapporto classificato della Nato, i funzionari militari hanno recentemente espresso dubbi sul fatto che l’Alleanza possa rispondere con tempestivita’ a un attacco a sorpresa russo. Il piano della Commissione europea prevede pertanto il controllo di strade, piste e ponti in Europa per la loro idoneita’ militare entro il 2019. Un certo numero di veicoli militari particolarmente pesanti o sovradimensionati al momento sconta gravi problemi di accessibilita’, come sottolineato dal rapporto. Per il lavoro di espansione, ulteriori fondi saranno disponibili nel futuro quadro di bilancio della Ue dal 2020 in poi. Inoltre, la Commissione europea desidera omogeneizzare i regolamenti, ad esempio quelli relativi al trasporto di merci pericolose. I futuri progetti infrastrutturali dovrebbero anche prendere in considerazione usi civili e militari. “Il nostro obiettivo e’ fare un uso migliore delle nostre rotte di trasporto e garantire che i requisiti militari siano presi in considerazione durante la pianificazione di progetti infrastrutturali”, ha affermato il commissario europeo dei trasporti, Violeta Bulc. Il piano d’azione sara’ coordinato con gli Stati della Ue la cui sovranita’ in materia di difesa la Commissione promette di non limitare. Il progetto dovrebbe essere coordinato con la cosiddetta Cooperazione strutturata permanente (Pesco), attualmente attiva e composta da 25 Paesi della Ue. Il ministro della Difesa tedesco, la cristiano democratica Ursula von der Leyen (Cdu), aveva recentemente chiesto uno “Schengen militare”.

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Italia, i Cinquestelle e la Lega si contendono la nomina del primo ministro

29 mar 11:05 – (Agenzia Nova) – Lo scontro scoppiato ieri, mercoledi’ 28 marzo, tra il leader del Movimento 5 stelle (M5s), Luigi Di Maio, e quello della Lega, Matteo Salvini, su chi debba essere il primo ministro in un possibile governo di coalizione tra i due partiti populisti usciti vincitori dalle recenti elezioni in Italia, fa temere che le trattative che dovrebbero iniziare formalmente la prossima settimana sotto la supervisione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, rischiano di andare molto per le lunghe e alla fine rivelarsi infruttuose: lo riporta il quotidiano economico britannico “The Financial Times” in un articolo in cui il suo corrispondente da Roma James Politi fa il punto della situazione politica italiana. In realta’, spiega Politi, per entrambi i partiti una possibile coalizione al governo rappresenta un rischio: Di Maio in particolare deve affrontare la rivolta della base del M5s, che preferirebbe un’alleanza con lo sconfitto Partito democratico di centrosinistra e inorridisce alla prospettiva di un qualsiasi patto di governo che includa Silvio Berlusconi, l’ex primo ministro italiano alleato con la Lega di Salvini nella coalizione di centro-destra che unita ha ottenuto il 37 per cento dei voti, superando il 32 per cento ottenuto dai Cinquestelle. Parallelamente, se Salvini concedesse la premiership al M5s in un accordo di governo, metterebbe a rischio il suo progetto di consolidare la primazia della Lega nella destra italiana e in futuro attrarre gli elettori fin qui rimasti leali a Berlusconi. In attesa che un governo prima o poi nasca, intanto, a preoccupare i vincitori delle elezioni c’e’ anche l’attualita’, che continua a essere gestita dal governo del premier Paolo Gentiloni in carica per gli affari correnti: i recenti colpi assestati dalla polizia e dai servizi segreti italiani alle reti jihadiste presenti nel paese hanno spinto Salvini a chiedere che sia immediatamente bloccato il flusso dei migranti che arrivano nei porti italiani, adducendo appunto gli “altissimi rischi di terrorismo”. “Vogliamo che sia messo in atto un ferreo controllo delle nostre frontiere marittime e terrestri e la sospensione di tutti gli sbarchi sulle nostre coste”, ha detto Salvini. Durante la recente campagna elettorale il leader della Lega aveva dichiarato di voler deportare nei loro paesi i circa 600 mila immigrati clandestini attualmente presenti in Italia e aveva duramente criticato l’operato delle navi delle organizzazioni non-governative umanitarie che raccolgono i migranti al largo delle coste della Libia.

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