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Collegi uninominali, perché i voti non sono tutti uguali

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Il 25 settembre andremo a votare, come funziona il “Rosatellum”? Quali sono i limiti e le distorsioni di un sistema dove alcuni voti valgono meno e altri di più?

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Il bug del Rosatellum: i deputati vengono eletti da un numero diverso di italiani

Con le elezioni politiche del 25 settembre 2022 si eleggerà per la prima volta un numero minore di parlamentari. Precisamente saranno assegnate 600 poltrone, 400 alla camera e 200 al senato, invece che 945; un taglio di 345 posti in parlamento. Una diminuzione sancita nel 2020 dal referendum costituzionale per ridurre il numero dei parlamentari e che ha portato alla necessità di ridisegnare i collegi uninominali. Il risultato finale, come potete vedere dal grafico in apertura, è che alcuni territori saranno più rappresentati e altri meno.

Elezioni politiche, dove i voti “valgono di meno”

Per capire bene questo “bug” del sistema elettorale in vigore, il Rosatellum, niente è meglio di un esempio focalizzato sull’elezione dei 147 deputati alla Camera tramite il sistema maggioritario. Nel maggioritario vince un solo candidato nei collegi uninominali, 147 collegi 147 poltrone, punto. Va da se quindi che ogni territorio, ogni collegio, sia diviso in modo da includere un numero di cittadini il più possibile uguale tra le varie “zone”, ma andando a vedere la divisione dei collegi uninominali regione per regione abbiamo scoperto che non è cosi. La Lombardia è l’esempio più lampante, vediamo perché.

Lombardia, i territori dove i voti “valgono di più”

Alla Camera il collegio uninominale di Sesto San Giovanni (Lombardia 1 – U06) conta 504.498 cittadini, come tutti i collegi uninominali eleggerà un solo parlamentare, cosi come il collegio adiacente, Legnano (Lombardia 1 – U05), che però di abitanti ne ha molto meno, 340.468. Questo vuol dire che nonostante il collegio “Sesto San Giovanni” abbia il 48,18% di abitanti in più del collegio “Legnano” eleggerà comunque un solo parlamentare. In questo modo i voti dei cittadini dei 31 Comuni che compongono il collegio “Legnano” contano di più di quelli di Sesto.

Un vero e proprio malus rappresentativo che fa sì che il voto dei cittadini del collegio più popoloso “valga di meno”. Queste disparità, che raggiungono il massimo in Lombardia, sono tuttavia presenti in tutto il Paese e mostrano come il “legame” tra rappresentanti in parlamento e cittadini non sia sempre equo.

Piemonte, il voto di 186 comuni vale come quello di 22

Come per la Lombardia anche il Piemonte paga in termini di equa rappresentatività il nuovo disegno dei collegi uninominali. Meno parlamentari vuol dire infatti meno collegi e più grandi, una situazione tutta a svantaggio dei Comuni che compongono l’hinterland delle grandi città come nel caso di Torino. Per l’elezione della Camera dei deputati la regione Piemonte è suddivisa in due circoscrizioni: la circoscrizione Piemonte 1, che corrisponde al territorio della città metropolitana di Torino e la circoscrizione Piemonte 2, che corrisponde al territorio delle province di Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli. Vediamo i numeri della prima circoscrizione per capire come anche qui ci sia un’evidente differenza nel “valore” dei voti.

Elezioni 2022, i voti sono uguali ma alcuni valgono di più

Il collegio più popolato in Piemonte è quello di Chieri 504.724 abitanti divisi in 186 Comuni e, in base alla legge elettorale, i cittadini di questa giurisdizione eleggeranno con il maggioritario un solo parlamentare alla Camera proprio come i cittadini del vicino collegio di Collegno sove i comuni sono solo 22 (contro i 186 del collegio di Chieri) e gli abitanti 368.733. Ecco la stessa situazione già vista sopra: il collegio di Chieri nonostante abbia il 36,88% di abitanti in più rispetto a Collegno elegge un solo rappresentante.

Come sono disegnati i collegi uninominali, la differenza del 20%

Per capire come si è giunti a questa situazione di squilibrio che porta alcuni territori a essere sovra rappresentati e altri a essere sotto rappresentati in Parlamento bisogna spendere due parole per spiegare come funziona il procedimento operativo seguito dalla Commissione di esperti dell’Istat che ha disegnato i collegi elettorali uninominali. Il principio alla base della divisione è questo: la popolazione “coscritta” in un collegio non può essere superiore o inferiore del 2o% rispetto alla media di tutti i collegi che compongono una stessa circoscrizione. In Piemonte ad esempio la popolazione media residente nei collegi è 449.556, questo vuol dire che il collegio più popolato può arrivare al massimo a 539.467 e quello meno popolato a 359.645. Una differenza del 20% rispetto alla media ma che, come abbiamo visto, arriva fino al 48% nel caso di un confronto diretto tra due collegi uninominali.

Politiche 2022, che cos’è il bacino di coerenza territoriale

Una soglia molto alta che permette il verificarsi di forti differenze, diretta conseguenza della necessità di applicare il “principio di coerenza del bacino territoriale”, ovvero la necessità di unire i territori in maniera omogenea tenendo conto degli “aspetti economico-sociali” e delle “caratteristiche storico-culturali”. Certo, negli Stati Uniti la stessa divisione viene fatta con una soglia che chiede ai distretti di non essere più dell’uno per cento al di sopra o al di sotto della media con deviazioni fino al cinque per cento per mantenere i confini politici, ma il nostro territorio rispetto agli Usa è sicuramente più complesso e le caratteristiche storico-culturali molto più determinanti.

Elezioni 2022, il caso dei collegi uninominali delle metropoli

Il problema fin qui delineato e che riguarda l’elezione dei parlamentari nei collegi uninominali alla Camera lo ritroviamo anche in alcuni collegi uninominali del Senato. Dal momento che le poltrone assegnate con l’uninominale al Senato sono molte di meno, ovvero 74 contro le 147 della Camera, i collegi per l’elezione dei senatori sono ancora più grandi. Una situazione che fa si che città come Torino, Napoli, Firenze e Palermo eleggano un solo senatore. Infatti nei casi di questi Capoluoghi di regione il territorio del collegio coincide perfettamente con quello del Comune, in questo modo realtà sfaccettate e complesse verranno rappresentate da un solo senatore all’uninominale, cosa che non avviene ad esempio a Milano, divisa in 2 collegi e Roma, divisa in 3 collegi per l’uninominale al Senato.

I dati si riferiscono al: 2022

FonteGoverno Italiano