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Coach4You. Come si diventa un ‘talento’? Sfatiamo qualche mito

di Alessandro Pegoraro, Coach Acc Icf |

Qualche spunto tratto dal libro ‘Il Segreto del talento: istruzioni per l’uso’ di Sandro Catani per cercare di capire i segreti del talento e, soprattutto,  come si diventa ‘un talento’.

Coach4You, rubrica a cura di Alessandro Pegoraro, Associate Certified Coach di ICF (International Coaching Federation), cofondatore di www.executivesummary.it. Analisi e approfondimenti sul valore strategico ed economico del coaching per la business community italiana. Per consultare gli articoli precedenti clicca qui.

“Sono convinto che il talento non sia un dono divino o un mistero inaccessibile, ma un segreto che in pochi riescono a comprendere fino in fondo”.

Inizia così Il Segreto del talento: istruzioni per l’uso di Sandro Catani, formatore, consulente HR, uno dei massimi esperti italiani in tema di valorizzazione del capitale umano.

Quali sono i segreti del talento e, soprattutto,  come si diventa “un talento”?

Catani inizia facendo piazza pulita di alcuni fastidiosi mantra aziendali:

  • “le competenze sono innate”: per fare carriera il saper fare conta meno;
  • “il talento e il potenziale sono la stessa cosa”;
  • “l’intelligenza è una sola ed è il QI (Quoziente Intellettivo) che la misura”.

Ma cos’è il talento?

Catani prende in prestito da Aldo Cazzullo una bellissima definizione: “Il talento è un dio bizzarro. Spira dove vuole. Sdegna le nomenklature. Schiva le nascite nobili. Evita i nomi altisonanti. Non conosce gerarchie di partite e di accademia, è estraneo alle ideologie e ai rapporti personali”.

Come si diventa un talento? “Testarda volontà, tempo lungo, imparare, un campo specifico, ricerca della felicità, difesa della speranza”. La strada per diventare un talento è simile.

Il punto di arrivo è però un unicum. Come non esistono due esseri umani uguali, non esiste un talento uguale all’altro. L’avere collegato questi due elementi, apparentemente antitetici è, a mio avviso, il messaggio più bello del libro.

Catani “dà corpo” alla sua tesi raccontando la storia di quattordici talenti scelti tra artisti, imprenditori, sportivi, manager. Ne ho scelte due: Claudio Liu, un ristoratore, e Noemi Cantele, una ciclista.

Claudio Liu è il proprietario di IYO Taste Experience l’unico ristorante etnico “stellato”. La sua “ossessione” non sono il fatturato o le recensioni dei critici gastronomici ma bensì quella di fare del suo know how una “cultura trasferibile ai collaboratori” definendo delle regole comuni per fare le cose e creando una identità forte da trasferire ai clienti.

Noemi Cantele ha vinto la medaglia d’argento nella cronometro ai campionati del mondo del 2009 e partecipato a tre Olimpiadi. A trentadue anni ha smesso, in anticipo sui tempi, per reinventarsi un futuro professionale diverso, mettendo a frutto la sua laurea in Economia e Commercio. Oggi si occupa di arredamento e di affari immobiliari. La sua “ricetta”? “Il talento è una cosa che ti piace fare e per cui devi faticare. Se riesci a trasformare il sogno, a fissare un obiettivo, a trovare il percorso per concretizzarlo, allora realizzi il talento”. Nello sport non è detto che vinca il più forte ma “dalla sconfitta si impara molto e quello che ti porti con te ti serve ad affrontare in modo diverso la prossima gara e, forse, la vita”.

Da queste storie Catani trae alcuni spunti:

  • lavorare su di sé: “non ho particolari talenti. Sono solo appassionatamente curioso” diceva Albert Einstein;
  • farsi aiutare da un maestro (o Coach, aggiungo io…);
  • prepararsi ai lavori futuri: il mondo cambia.

In conclusione, non solo consiglio vivamente la lettura di questo libro agile e ben scritto ma a chi gestisce dei collaboratori chiedo un piccolo sforzo di fantasia. Provate a pensare che salto di qualità farebbe un’azienda capace di fare sbocciare i talenti dei propri dipendenti e che sostenga questo “fiume in piena” con una formula organizzativa adeguata e flessibile?

Un sogno?

Visti i tempi che corrono, mi verrebbe da dire una necessità.