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Cloud sovrano, spesa mondiale a 258 miliardi di dollari entro il 2027

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Si diffonde l’esigenza di localizzazione regionale di dati e infrastrutture. In quello che è considerato il primo studio di questo tipo, IDC stima che la spesa totale per il cloud sovrano nel mondo registrerà un tasso di crescita annuale composto del 26,6% durante il periodo di previsione. Italia tra le cloud region d’Europa.

Cloud sovrano, questione geopolitica

I grandi flussi di dati, personali e non, determinano necessariamente una connotazione geopolitica delle tecnologie coinvolte, per questo negli ultimi anni si è invocato il cloud sovrano e la sovranità degli stessi dati.

Emergono sostanzialmente problemi di localizzazione dei dati, che da più parti si chiede rimangano saldamente legati a infrastrutture regionali e residenti all’interno dei confini di singole nazioni o di architetture federali.

Questo per assicurare a cittadini, amministrazioni pubbliche e aziende la massima protezione delle informazioni, che oggi sono considerate alla stregua del petrolio e dell’oro, in termini di rilevanza economico-finanziaria su scala globale.

Lo studio IDC

Secondo la ricerca condotta da International Data Corporation (IDC), si prevede che la spesa globale per soluzioni cloud sovrane raggiungerà i 258,5 miliardi di dollari entro il 2027, con un tasso medio di crescita annua (Cagr) del +26,6%.

D’altronde, diverse ricerche hanno messo in evidenza, nel tempo, che le priorità per qualsiasi tipo di organizzazione sono sempre le stesse: accelerare la trasformazione digitale, la migrazione al cloud e la sicurezza informatica.

Per questo, molto spesso, si usa il termine generale di “sovranità digitale”, in cui rientrano sovranità dei dati, delle infrastrutture e tecnologica, ma anche altri temi relativi all’industria digitale (immettere sempre più prodotti “home made”, non realizzati all’estero) e alle grandi tecnologie abilitanti, come l’IA.

L’obiettivo è offrire il pieno controllo dei dati e dei processi ai legittimi proprietari su come e dove raccoglierli, gestirli e archiviarli.

L’Italia tra le “Cloud Region” d’Europa

Per venire incontro alle nuove esigenze del mercato (e della politica) i fornitori di sistemi cloud si sono prodigati nella realizzazione delle cosiddette “cloud region”, con data center pronti ad ospitare infrastrutture di aziende ed istituzioni, fisicamente posizionati nei Paesi di origine.

Non stupisce, dunque, che l’Italia sta emergendo come una regione cloud sempre più attrattiva in Europa, come dimostrano anche i crescenti investimenti da parte dei principali hyperscaler a livello internazionale. Ci sono diverse ragioni che spiegano questa crescente importanza: da una parte il tema della conformità normativa, dall’altra quello della posizione geografica.

Come spiegato da Massimo Bandinelli, Marketing Manager di Aruba Cloud, in questo contesto, “l’Italia può vantare normative rigorose sulla protezione dei dati, su tutte il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR). Le aziende internazionali che operano in Europa devono conformarsi a queste normative, e una region cloud italiana può offrire servizi conformi alle leggi europee, riducendo il rischio di sanzioni e violazioni delle normative sulla privacy”.

Il cambiamento del clima socioeconomico europeo sta proprio portando a ripensare motivi e benefici dell’adozione del cloud. Ecco allora che aumenta l’importanza delle regioni cloud nazionali ed in Italia iniziative all’avanguardia sul cloud sovrano europeo, come il Piano Triennale per l’informatica nella PA, il PNRR e la Strategia Cloud Italia, stanno stimolando l’evoluzione dell’offerta. Di conseguenza i servizi di cloud pubblico e privato stanno diventando ancora più rilevanti per le organizzazioni italiane che avviano o proseguono la propria migrazione al cloud.