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Cloud, la Francia insegna: più domanda da procurement pubblico verso aziende francesi

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La Pubblica Amministrazione francese sceglie soluzioni cloud di imprese nazionali, a vantaggio dell’ecosistema tecnologico locale e dell'innovazione. L'Europa, al momento, appare ancora fortemente dipendente da fornitori extra-europei.

La Pubblica Amministrazione francese ha scelto il cloud offerto da imprese nazionali

Nel dibattito sull’autonomia digitale e sulla transizione cloud della Pubblica Amministrazione (PA), molti Paesi europei, tra cui l’Italia, appaiono ancora prigionieri di una contraddizione strutturale: se da un lato cresce la consapevolezza della necessità di affidarsi a cloud nazionali e europei per proteggere i dati pubblici e garantire l’autonomia tecnologica, dall’altro permane una dipendenza tecnologica — il cosiddetto lock-in — nei confronti di grandi fornitori extra-europeo, che ostacola la piena realizzazione di un ecosistema nazionale e comunitario interoperabile e sicuro.

Un esempio concreto arriva dalla Francia, che nel corso del 2024 ha visto una netta prevalenza di ordini cloud da parte della PA verso fornitori nazionali. Tra i protagonisti spiccano: OVHcloud, il più grande provider cloud europeo con sede a Roubaix, ha consolidato la sua posizione nel mercato pubblico francese, e Cegedim.cloud, attiva nei servizi IT e cloud per la sanità e l’amministrazione pubblica, ha registrato un incremento significativo dei contratti con enti pubblici.

Secondo i dati forniti da Direction interministérielle du numérique (DINUM), oltre il 60% dei nuovi contratti cloud siglati nel 2024 dalla PA francese sono stati assegnati a aziende francesi, nel quadro del progetto “Cloud de Confiance” lanciato da Parigi per garantire che i dati sensibili restino sotto giurisdizione europea.

Italia, un sistema bloccato dal lock-in

In Italia, al contrario, la situazione è molto più complessa. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede la migrazione al cloud di oltre 17.000 enti pubblici, ma il percorso è rallentato da vincoli tecnici e contrattuali imposti dai grandi provider internazionali — principalmente AWS (Amazon Web Services), Microsoft Azure e Google Cloud — che hanno consolidato la loro presenza nella PA italiana negli ultimi anni.

Questo fenomeno di lock-in si manifesta attraverso:

  • Formati proprietari e architetture non interoperabili;
  • Contratti vincolanti che ostacolano la migrazione verso altri fornitori;
  • Dipendenza da strumenti e API chiuse, che impediscono una reale portabilità dei dati e delle applicazioni.

L’allarme è stato lanciato su Key4biz da Antonio Baldassarra, Ceo di Seeweb, intervistato dal nostro direttore Luigi Garofalo: “Con l’offerta di oggi, la Pubblica Amministrazione italiana potrebbe contare solo su un Cloud italiano, ma non riesce a causa del lock-in, che ostacola l’interoperabilità dei dati”.

Diventa fondamentale far crescere sempre di più nei decisori italiani ed europei, soprattutto ora nell’era del trumpismo e della guerra commerciale a colpi di dazi, la cultura della Indipendenza Digitale, almeno in settori chiave (dal cloud all’AI, dalla cybersecurity fino all’high performance computing) o in alcuni vertical, perché il lock-in ha rischi tecnologici e geopolitici.

Secondo una ricerca del Politecnico di Milano, oltre il 70% delle pubbliche amministrazioni italiane che utilizzano servizi cloud è legata da vincoli tecnologici che rendono complesso e costoso ogni tentativo di migrazione o integrazione con altri sistemi.

Domanda pubblica e innovazione tecnologica

Più domanda di tecnologie nazionali ed europei da parte della PA, inoltre, significa anche accelerare l’innovazione tecnologica.

Affidare più commesse pubbliche a provider cloud europei, tra cui i francesi sopra menzionati, o italiani come Aruba, Seeweb, Fastweb, solo per citarne alcuni, potrebbe contribuire ad aumentare la scala economica di questi operatori, a finanziare ricerca e sviluppo (R&S) per soluzioni cloud avanzate, a rafforzare le competenze interne europee su tecnologie strategiche come containerizzazione, edge computing, AI applicata al cloud, data fabric, e cybersecurity by design.

Un flusso costante di ordini pubblici verso operatori italiani o europei consente a questi ultimi di investire in infrastrutture proprietarie (data center, software-defined networking, microservizi), di sviluppare piattaforme compatibili con standard open source, potenziando l’interoperabilità e di attrarre e trattenere talenti nel settore tecnologico, alimentando l’ecosistema startup.

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