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Cloud, la Francia decide di proteggere i dati dei cittadini dai Big Tech. E l’Italia?

di Roberta Solaro |

Ancora una volta, la Francia rivendica e difende la sua proverbiale “specificità culturale”, declinandola in una “specificità digitale”: Cloud sì, ma “fait en France”, fatto in Francia, o tutt’al più in Europa. E in Italia? Il ministro Renato Brunetta, che ha dimostrato di voler far sul serio, lascerà AGID libera di stabilire regole sul Cloud nazionale, completamente asservite ai Big Tech e formulate in modo da non considerare le imprese italiane?

Di fronte allo strapotere di Google, Amazon e Microsoft, la Francia presenta la sua “Strategia nazionale per il Cloud”.

Il ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire, affiancato dalla ministra per la trasformazione e la funzione pubblica, Amélie de Montchalin e dal Segretario di Stato per il Digitale, Cédric O. ha svelato il piano con cui il Governo francese intende proteggere i dati francesi custoditi in Cloud.

Scopo del piano strategico governativo francese, secondo il ministro Le Maire, è di garantire ai cittadini, alla pubblica amministrazione ed alle imprese di Francia la possibilità di accedere ai servizi del Cloud, definito da Le Maire come “le fondamenta della nostra economia”, senza cedere alcuna sovranità ai giganti americani del Big Tech, rifiutando le ingerenze e proteggendosi dall’extraterritorialità del Cloud Act del 2018, grazie al quale l’amministrazione americana può accedere in qualunque momento a qualunque dato custodito presso il Cloud di Google, Amazon, Microsoft o Oracle (per citare i player più in vista) anche su territorio estero e quindi in ciascun Paese europeo, senza alcun intervento di contrasto da parte delle autorità nazionali dei Paesi presso cui i data center sono installati.

Il piano strategico nazionale francese per il Cloud si articolerà in “tre pilastri”.

Il primo prevede il “Cloud di fiducia“, una qualificazione che sarà concessa solo alle imprese che siano di nazionalità europea, che abbiano dei servers in Francia e che si impegnino a rispettare delle norme più rigide di protezione dei dati. Questo bollino blu verrà rilasciato dall’ANSSI (Agenzia Nazionale per la Sicurezza dei sistemi d’informazione) e, secondo il ministro Le Maire, contribuirà a garantire “la massima protezione, ad un livello tra i più elevati al mondo”.

Vediamo quindi il secondo pilastro. Consapevole del vantaggio tecnologico americano e volendo garantire al Cloud nazionale il massimo della performance, senza però abdicare al controllo ed alla protezione dei dati, la Francia ha tuttavia previsto che le tecnologie USA in materia di Cloud possano essere utilizzate su licenza dalle imprese francesi ed europee.

Il secondo pilastro sarà infatti costituito da partenariati tra competitors, come nel caso di OVH, leader francese ed europeo, il cui Cloud è stato migliorato grazie a dei sistemi informatici forniti da Google. Il Segretario di Stato al digitale Cédric O ha precisato al riguardo che le imprese e le amministrazioni “devono avere accesso agli strumenti più performanti del mondo, ma garantendo un trattamento dei dati rispettoso dei valori europei”. Da qui “la terza via” francese.

Il secondo pilastro consisterà anche in un sostegno finanziario alla filiera francese per fare emergere degli attori capaci di assicurare la sovranità nazionale in materia di dati. Circa 100 milioni di euro sono già stati stanziati per 5 progetti. D’altronde, la posta in gioco è molto alta. Secondo KPMG il mercato europeo del Cloud vale 53 miliardi di euro, cifra che andrà moltiplicata per 5 da qui al 2030.

Terzo pilastro della strategia per un Cloud nazionale francese è relativo all’uso per l’amministrazione pubblica.

Come ha dichiarato la ministra per la Trasformazione e la Funzione pubblica Amélie de Montchalin: “il Cloud permette di sviluppare nuovi servizi pubblici digitali in maniera più rapida, agile e meno costosa”. Pertanto, tutti i progetti dell’amministrazione pubblica saranno – per default – conservati in cloud, sia esso interno o fornito da un fornitore esterno etichettato “Cloud di fiducia“.

Il terzo pilastro, infine, ha già generato i suoi effetti positivi. Scaleway, fornitore francese di servizi Cloud, facente parte del gruppo Free/Iliad, ha sbloccato 3 milioni di euro di crediti per l’uso dei suoi servizi che andranno a finanziare la formazione all’utilizzazione del Cloud da parte di 18.000 agenti informatici dello Stato.

Ancora una volta, la Francia rivendica e difende la sua proverbiale “specificità culturale”, declinandola in una “specificità digitale”: Cloud sì, ma “fait en France”, fatto in Francia, o tutt’al più in Europa.

E in Italia? Il ministro Renato Brunetta, che ha dimostrato di voler far sul serio, lascerà AGID libera di stabilire le norme capestro con cui ha regolato sino ad oggi le scelte sul Cloud nazionale, completamente asservito ai Big Tech e formulato in modo da non considerare le imprese italiane?