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Cloud in Europa, tra sovranità digitale e dipendenza dagli USA

Cloud davvero made in Europe? Ancora lontano. Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Cloud Transformation della School of Management del Politecnico di Milano, il mercato del cloud in Europa continua a espandersi e si consolida come uno dei pilastri della competitività economica e tecnologica del continente: nel 2025 il valore complessivo del settore ha raggiunto i 112 miliardi di dollari, con una crescita del 20% rispetto all’anno precedente.

Il punto è che la quasi totalità di questa cifra, circa il 90%, è oggi concentrata nelle mani dei grandi provider globali di servizi cloud (i cosiddetti hyperscaler) statunitensi e di altri provider extraeuropei.

Il tema della dipendenza dagli hyperscaler rappresenta una delle principali criticità per l’Unione Europea, che si trova a dover bilanciare la necessità di accelerare la transizione digitale con quella di sviluppare una propria filiera tecnologica.

La crescente domanda di soluzioni di Private Cloud, aumentata del 23% nel 2025, testimonia l’interesse delle organizzazioni per un maggiore controllo e per modelli che garantiscano la sovranità dei dati. Si moltiplicano, in questo scenario, le offerte di cloud sovrano, proposte sia da provider nazionali sia da grandi player internazionali che cercano di adattare la propria offerta ai requisiti di conformità e sicurezza richiesti dal mercato europeo.

Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio, il 54% delle grandi organizzazioni del continente considera ancora limitata la capacità innovativa dei provider europei, soprattutto in termini di velocità di aggiornamento e ampiezza dell’offerta. Un segnale, insomma, che mostra la necessità di politiche industriali comuni e di alleanze strategiche, per sostenere una crescita digitale più autonoma.

AI e crescita del cloud in Italia

Anche in Italia il mercato del cloud registra un andamento fortemente positivo, che conferma la sua centralità come infrastruttura abilitante (e necessaria) dell’innovazione. Secondo la ricerca dell’Osservatorio, nel 2025 il valore complessivo del comparto è arrivato a 8,13 miliardi di euro, in aumento del 20% rispetto al 2024.

La crescita è trainata da due forze convergenti: da un lato la diffusione di soluzioni basate sull’intelligenza artificiale, dall’altro l’urgenza di garantire la sovranità e la sicurezza dei dati in un contesto geopolitico e normativo sempre più complesso.

L’espansione del mercato è sostenuta soprattutto dal cloud pubblico e ibrido, che è arrivato una spesa complessiva di 5,83 miliardi di euro, con un incremento del 21% rispetto all’anno precedente. All’interno di questa categoria, l’Infrastructure as a Service (IaaS) totalizza 2,63 miliardi di euro (+23%), pari al 45% della spesa totale: l’utilizzo di macchine virtuali per ambienti di sviluppo e produzione rappresenta oggi una componente indispensabile anche per l’implementazione di applicazioni di intelligenza artificiale. Il Software as a Service (SaaS) si attesta a 2,2 miliardi (+19%), spinto dall’adozione di soluzioni di sicurezza informatica, strumenti di analisi dei dati e piattaforme integrate con funzionalità AI.

Il Platform as a Service (PaaS) supera per la prima volta la soglia del miliardo di euro (+21%), favorito dalla diffusione di API e servizi per la costruzione e l’esecuzione di modelli generativi.
La componente di cloud privato, in forte accelerazione, cresce del 23% e raggiunge 1,39 miliardi di euro, sostenuta dall’esigenza di controllo e dal consolidamento delle offerte di cloud sovrano. Anche l’automatizzazione dei data center mostra segnali di maturazione, con un incremento del 12% che porta il valore complessivo a 910 milioni di euro.

A questo quadro contribuisce in modo cospicuo la Pubblica Amministrazione, impegnata nei progetti di migrazione previsti dalla Strategia Cloud Italia e dal Polo Strategico Nazionale, due iniziative considerate fondamentali per la sicurezza del settore pubblico.

La cloud transformation nelle imprese italiane

Quest’anno, in particolare, ha segnato un passaggio cruciale per la maturità dell’uso del cloud nelle imprese italiane: la tecnologia della “nuvola” non è più vista soltanto come un paradigma architetturale utile alla modernizzazione dei sistemi informativi, ma come una leva strategica di innovazione e competitività. Questa consapevolezza ha portato molte organizzazioni a modificare il proprio approccio: il 46% delle grandi imprese adotta oggi strategie ibride e mirate, scegliendo con maggiore precisione quali carichi di lavoro collocare sul cloud e quali no. Si tratta di un aumento di dieci punti percentuali rispetto all’anno precedente.

Le iniziative di repatriation – così si definisce il rientro di servizi o applicazioni dai provider pubblici verso infrastrutture interne – restano ancora marginali, sotto la soglia del 5%. Va però detto che la propensione a valutarle cresce: il 35% delle organizzazioni più grandi dichiara di considerare questa opzione come parte delle proprie strategie future. Naturalmente, un accesso efficace al cloud non può prescindere da una connessione di alto livello, come le offerte business che si possono confrontare su SOSTariffe.it.

Accanto all’efficienza e alla flessibilità, si rafforza il focus su sicurezza e conformità normativa. Il 72% delle imprese ha avviato progetti di sicurezza e gestione dei rischi informatici, mentre il 39% si è concentrato sull’adeguamento alle normative europee più recenti. Un’attenzione che riflette la crescente complessità del contesto regolatorio e la necessità di proteggere i dati aziendali in un ecosistema sempre più integrato e interdipendente, dove la fiducia rappresenta un fattore competitivo essenziale.

Verso un sistema europeo integrato

Negli ultimi anni, l’interconnessione tra cloud e intelligenza artificiale è diventata uno dei pilastri della trasformazione digitale europea. Il cloud è l’infrastruttura indispensabile per lo sviluppo e l’adozione di soluzioni di AI su larga scala, ma al tempo stesso mette in evidenza le criticità legate alla dipendenza tecnologica dagli hyperscaler e alla necessità di una governance comune dei dati.

Perché l’Europa possa definirsi un “AI Continent”, osserva l’Osservatorio Cloud Transformation, servono politiche industriali condivise, filiere digitali continentali e una collaborazione più stretta tra i grandi attori globali e l’ecosistema tecnologico europeo, in grado di coniugare competitività e regolazione.

Nel 2025 un quarto delle più grandi imprese europee utilizza già API di intelligenza artificiale, il 23% impiega applicazioni pronte all’uso e il 16% si serve di piattaforme per sviluppatori. Soltanto il 30% delle aziende, però, affida completamente i propri progetti di AI al cloud pubblico. La maggioranza preferisce soluzioni private o infrastrutture interne, per garantire maggiore controllo, sicurezza e conformità alle normative sulla gestione dei dati.

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