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Clima, lunedì nuovo Rapporto IPCC: la nostra vita sarà stravolta da caldo, malattie e collasso degli ecosistemi

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Muoverci subito, rapidamente, senza esitazioni, o sarà troppo tardi per evitare gli effetti peggiori delle anomalie climatiche e degli eventi meteo più estremi. Nel novo Rapporto dell’IPCC l’invito ad agire, ad accelerare sulla decarbonizzazione, o la vita dei nostri figli sarà drammaticamente stravolta dai cambiamenti in atto.

Il nuovo Rapporto IPCC sui cambiamenti climatici

Il prossimo lunedì 9 agosto sarà pubblicata la prima parte del nuovo Rapporto dell’IPCC, il sesto della serie (AR6), il Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in corso. Le altre due parti saranno diffuse nel 2022.

Dalle anticipazioni in circolazione, il nuovo documento non porta con sé buone notizie, al contrario, lo scenario globale è peggiorato ulteriormente e molti dei parametri utilizzati fin qui per stimare l’impatto dei cambiamenti climatici sulle nostre vite e sul pianeta sono da rivedere.

A quanto pare, stando ai risultati delle ricerche scientifiche che poi confluiscono da ogni parte del mondo sul tavolo dell’IPCC, per quanto (ed è tutto da dimostrare) le politiche messe in campo dai Governi siano sulla buona strada per rendere più facile e concreto il percorso di decarbonizzazione delle nostre economie, i cambiamenti climatici in corso saranno comunque feroci e stravolgeranno inevitabilmente la vita di tutti noi.

Gli effetti peggiori (da evitare assolutamente) sulla nostra vita ed il pianeta

Distruzione degli ecosistemi (con l’estinzione delle specie viventi, animali e vegetali), inquinamento diffuso, aumento della concentrazione di gas serra in atmosfera, aumento sensibile della temperatura media (compresa quella degli Oceani), aumento delle epidemie, eventi atmosferici violenti e catastrofici, carestie, innalzamento del livello di mari e oceani, migrazioni di massa, sono solo alcuni degli eventi che un bambino di oggi vedrà nei suoi primi 30 anni di vita.

Sostanzialmente, gli attuali livelli di adattamento studiati dai Governi non saranno adeguati ai futuri rischi legati al clima. Il peggio deve ancora arrivare e l’impatto dei cambiamenti climatici sarà molto più duro per i nostri figli e nipoti, rispetto a quanto accaduto finora a noi.

Lo scenario descritto sopra, infatti, si traduce in linea di massima in scarsità di acqua, soprattutto potabile, anche alle nostre latitudini, difficoltà di approvvigionamento di cibo ed energia, maggior numero di malattie infettive in circolazione, eventi meteo violenti e distruttivi, temperature medie più alte, fino all’arrivo di mesi estivi invivibili, soprattutto in città, come oggi accade in Arabia Saudita, tutto il Medio Oriente e Nord Ovest India, abbassamento dei livelli di sicurezza igienica, più conflitti sociali e guerre, migrazioni di massa verso altre regioni in cerca di cibo e acqua.

Tutte stime non pessimistiche, ma reali, assolutamente attendibili, vista la migliore comprensione fisica del sistema climatico e terrestre nel suo insieme, ottenuta grazie all’impiego di strumenti tecnologici all’avanguardia e al lavoro di una comunità di scienziati che conta migliaia di contributi da ogni parte del mondo.

Non un giudizio definitivo, non un invito a non agire o ad accettare passivamente un destino terribile, ma al contrario una spinta a muoverci più rapidamente, a concentrare le nostre azioni su obiettivi chiari, a non perdere più tempo, a non trovare più scuse o giustificazioni alla nostra resistenza culturale al cambiamento (spesso legata agli interessi privati e di parte).

Come nasce il sesto Rapporto dell’IPCC

Il nuovo rapporto dell’IPCC nasce sulla base di un totale di 14.000 articoli raccolti da tutto il mondo.

La prima bozza è stata revisionata sulla ricezione di oltre 23.000 commenti provenienti da 750 esperti e ricercatori accreditati presso l’IPCC, mentre per la seconda si sono superati i 50.000 commenti inviati da 1.279 revisori.
Più di 3.000 i commenti arrivati da 47 Governi.

Luglio super caldo, i dati globali

L’estate 2021 che stiamo vivendo ancora non si è concluso ma a ragione si parla già di record di temperature raggiunti in diverse regioni, soprattutto per la durata del caldo, che ha portato il termometro oltre i 40°C per più giorni, come nel caso delle regioni del Sud, fino all’Adriatico centrale e le isole maggiori.

Il mese di luglio appena terminato, a livello globale, passerà alla storia come il terzo più caldo da quando si effettuano le registrazioni standard (dal 1860), con un’anomalia positiva di +0,33°C sopra la media 1991-2020.

I record di dati che più si allineano a questa anomalia positiva di temperatura sono stati registrati in Russia, Cina, Giappone e Nord America, con il lungo periodo di gran caldo (sfiorati più volte i 50°C) in vaste aree del Canada e degli Stati Uniti.

A livello europeo le cose non sono andate meglio, perché luglio ha registrato un’anomalia positiva di +1,4°C, secondo dati diffusi dal Copernicus Climate Change Service o C3S, unità di monitoraggio del clima e del meteo attivata dall’Unione europea per mezzo del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (European Centre for Medium-Range Weather Forecasts).

Nel nostro continente si è avuto gran caldo negli Stati che si affacciano sul Mediterraneo, nell’Europa dell’Est e dell’area baltica e in parte scandinava. Anomalie leggermente negative si sono avute invece in Germania, Francia, Belgio e parte della Spagna orientale, per effetto di basse pressioni persistenti, che a loro volta hanno causato alluvioni, smottamenti e allagamenti, con gravi perdite di vite umane ed enormi danni materiali ed economici.