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Click Farm, il mercato nero delle visualizzazioni: così si orienta la spesa del consumatore

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Le fattorie dei click, l’ultima frontiera per falsare e pompare artificialmente le classifiche delle app più scaricate, manipolando i risultati dei motori di ricerca, attirando gli investitori pubblicitari e orientando così la spesa dei consumatori. Si sospetta che in Cina un click su tre sia generato da un programma, non da mano umana, ma accade anche in India, Thailandia, Filippine e Sri Lanka.

Vuoi che la tua applicazione per smartphone scali le classifiche in breve tempo? Non c’è problema, basta contattare una “click farm” cinese e molto rapidamente il proprio servizio viene subito raggiunto tramite motori di ricerca, clicckato e scaricato migliaia di volte.
Secondo il South China Morning Post, “Si tratta di false visualizzazioni, di falsi click, il 90% di queste è generato da software dedicati”.

Tali azioni, infatti, hanno come principale effetto quello di falsare le classifiche delle app più scaricate e allo stesso tempo di manipolare i risultati dei motori di ricerca.
Il gioco è semplice, secondo il quotidiano cinese, gli sviluppatori di applicazioni mobili acquistano pacchetti di click per aumentare la visibilità del proprio prodotto, spesso sponsorizzato da video (che a loro volta scalano le classifiche delle piattaforme che li ospitano, come YouTube, grazie alle visualizzazioni), con l’obiettivo di orientare gli utenti vero il prodotto/servizio e conquistare nuove fette di mercato, soprattutto pubblicitario (l’advertising online vale oggi in Cina 50 miliardi di dollari).
Si sospetta che un click su tre sia falso.

L’economia digitale, ossessionata da metriche e misurazioni, è facile preda di queste organizzazioni, che spesso nascono e si espandono all’interno delle grandi megalopoli cinesi.
Gonfiando visualizzazioni, si attira l’attenzione degli investitori pubblicitari e si migliora la propria visibilità sulle piattaforme di ecommerce.

Come funzionano le click farm? Basta sostenere una certa spesa iniziale in software e hardware, da sistemare all’interno di scantinati high-tech e abitazioni connesse in rete. Servono infatti centinaia o migliaia di smartphone (ne sono state trovate alcune con quasi 20 mila smartphone al lavoro con sistema operativo Android e iOS principalmente), altrettante sim e certamente potenti server.
In Cina tale pratica è considerata illegale, piattaforme ecommerce e app store cercano continuamente di individuare e reprimere eventuali azioni di questo tipo (come Apple nel 2016 e oggi Alibaba), ma il fenomeno è diffuso e sembra difficile da sradicare, perché risultati di questo tipo, ottenuti in brevisismo tempo dietro pagamento, fanno gola a molti.
Shenzhen, secondo il quotidiano, è una delle città con il maggior numero di click farm.

I marketplace di tali attività sono ovunque, comprese le classiche chat tipo WhatsApp, come WeChat e QQ in Cina, in cui migliaia di persone vendono e comprano “in nero” pacchetti di click.
Tra le app più ‘pompate’ ci sono quelle per il gaming.

Click farm sempre più grandi non operano solo in Cina, ma anche in India, Sri Lanka, Thailandia, Filippine e Bangladesh.