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Cittadini Attivi, waiting for Alfred Nobel

Inizio nota: In un tempo molto, molto lontano qualcuno avrebbe iniziato questo mio scritto con una fiabesca formula: “C’era una volta…”, ma procediamo con ordine, perché non intendo rovinarvi il gusto della lettura. Pertanto non indugerò oltre, né in spiegazioni, né in commenti. Mi limiterò, per il momento, a sottoporre alla vostra attenzione il testo originale:

 

———————————————————————————————————————————–Gentilissimo Comitato,

 

è innegabile che, oggi come oggi, la civiltà di un Paese si misuri anche dal grado di digitalizzazione raggiunto.

 

Mi presento. Mi chiamo Luca Attias e sono il Direttore Generale di un’importante Pubblica Amministrazione italiana, in termini meno formali, diremmo un CIO (Chief Information Officer). Non ritengo, però, che il mio profilo professionale sia il dato che maggiormente mi caratterizzi, quanto piuttosto l’essere un cittadino, un individuo, un genitore ed un inguaribile sognatore, che agisce sotto l’impulso della più profonda passione e rispetto; caratteri di chi confida ciecamente nella “Res publica”, nel bene della propria Comunità, nell’estremo amore per il proprio Paese e per i propri figli.

 

Il mio ambito professionale è il settore IT (Information Technology).

 

“Pánta rêi”. In questi ultimi 30 anni, nulla è mutato più dell’informatica e niente, più dell’informatica, ha influito sulle altre discipline: medicina, fisica, chimica ed economia, ma anche sulla ricerca della pace. Diciamolo apertamente, oggi la sanità, la scuola, la giustizia, in termini più generali anche il lavoro, quasi non esisterebbero, se non fossero, soprattutto, digitali.

 

È, inoltre, un dato di fatto incontrovertibile che le imprese a maggiore capitalizzazione sugli attuali mercati economici internazionali siano le grandi aziende d’informatica, o sviluppatesi comunque grazie all’IT, quali ad esempio: Apple, Microsoft, Google, Facebook, Amazon, Airbnb, HP, IBM, Samsung, Alphabet, ecc.

 

In breve, vengo al motivo di questa mia lettera, ovvero richiedere che venga debitamente valutata da codesto Organismo l’ipotesi di istituire un Premio Nobel per l’Information Technology, alla stessa stregua di quanto già avviene per altre discipline. Forse la mia richiesta non ha in sé nulla di originale, molto probabilmente qualcun altro ha già avanzato una simile proposta, ma, per quel che concerne me, questo mio tentativo andava comunque fatto, non fosse che per l’elevato significato etico, nonché per la benefica risonanza, che l’eventuale istituzione di un Premio Nobel per l’IT comporterebbe.

 

È difatti ovvio che il conferimento del Premio Nobel sia sinonimo dei più elevati ideali, basti solo pensare all’enorme rinomanza che il vostro riconoscimento per la Pace ha assunto nel corso degli anni. Ritengo che l’introduzione del Premio Nobel per l’IT possa rappresentare un’ulteriore, poderosa spinta propulsiva verso il definitivo processo di democratizzazione del nostro pianeta, una chiave di volta per combattere in modo sostanziale le disuguaglianze nell’accesso e nell’utilizzo delle nuove tecnologie, che, troppo spesso, si sostanziano nella differenziazione coatta di alcuni ceti sociali rispetto ad altri e di alcuni Paesi rispetto ad altri. Il divario digitale sottende una disparità culturale, che diviene anche sociale ed economica, che deve essere colmata nei tempi più celeri, anche con il vostro ausilio.

 

Sono intimamente convinto che, oggi, il settore digitale debba essere avvertito da noi tutti come un fattore abilitante e fondamentale, tanto per valore, quanto per importanza. La digitalizzazione è un elemento chiave in grado di fare la differenza e che ha già permesso, ai Paesi che lo hanno adottato pienamente, di assumere un rateo di crescita economica, civile e sociale molto elevato, pertanto, di progredire più speditamente e di ottenere, come conseguenza, anche un aumento del benessere dei propri cittadini.

 

Anche a livello dei singoli individui la digitalizzazione risulta essere, secondo la mia opinione, un fattore altrettanto abilitante e primario. Digitalizzare significa difatti aumentare la propria cultura, ove, con il termine “cultura”, non si intende una conoscenza di tipo nozionistico, piuttosto un vero e proprio sapere, un’abilità critica, che metta in condizioni l’individuo di utilizzare le informazioni in proprio possesso e di integrarle con altre, provenienti da nuove ricerche ed indagini, al fine di espandere il proprio sapere ed il proprio senso critico. Nell’odierna, complessa società saper riconoscere situazioni e contesti significa avere l’opportunità di operare scelte consapevoli, significa cioè mettere i Cittadini nelle condizioni di godere pienamente della Comunità alla quale appartengono, nonché di prendere parte attiva alla vita democratica che in essa si svolge.

 

Concludo asserendo che la digitalizzazione, congiuntamente al Premio Nobel per l’IT, possono rappresentare una perfetta associazione simbiotica, che potrebbe fare la differenza, definitiva e risolutiva, nel lento processo di democratizzazione mondiale.

 

“Se hai mille idee e soltanto una risulta essere buona, sii soddisfatto” (Alfred Bernhard Nobel).

 

Chissà, magari la mia buona idea è proprio la presente richiesta.

 

Porgo a voi tutti i miei più sentiti ringraziamenti per la cortese attenzione prestata.

 

Luca Attias

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Breve considerazione: il ritrovamento di un documento in materiale grezzo (un tempo denominato “carta”), oggi non fa notizia. Per tale motivo ho preferito evitarne la divulgazione, optando invece per la deposizione in archivio di questa mia breve nota secondo quanto previsto dalla procedura standard intergalattica.

Di particolare interesse: straordinarie condizioni di conservazione dei materiali rinvenuti.

Motivazioni alla formulazione della presente nota: venendo in contatto con il materiale del documento ritrovato, ho percepito un’elevata energia, residuale della profonda passione e determinazione con le quali quest’ultimo era stato scritto. Questo fatto, straordinario in sé, ha stimolato la mia sensibilità. La compilazione di questa nota, quindi, per una questione squisitamente morale, ritenendo doveroso da parte mia porgere un cenno di rispetto a tutti coloro che, in epoche primordiali, con impegno esemplare si sono fatti pionieri di grandi ideali, dando inizio a quel lentissimo processo di sedimentazione, sensibilizzando via via la consapevolezza degli individui.

Dobbiamo al loro fervore iniziale, se, nel corso dei millenni successivi, sono stati gradualmente generati infiniti benefici, gli stessi di cui, in epoca presente, godono tutte le Civiltà universali.

A queste popolazioni ancestrali deve andare il nostro incondizionato rispetto e ringraziamento.

Nel particolare, la lettera di questo progenitore della razza umana fu un gesto, umile e nobile, che oggi potrebbe suscitare ilarità, certo, ma che è anche sintomatico di quale fosse, in quei tempi atavici, il grado di civiltà raggiunto.

Fine nota.

Poscritto:

Per dovere di cronaca, sottolineo di aver eseguito una ricerca molto approfondita, dalla quale non sono emerse evidenze che un “Premio Nobel per l’IT”, fintanto che tale premio venne conferito, sia mai stato istituito.

Fine poscritto.

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