Cittadini Attivi. PA digitale, un’occasione imperdibile per reinventare procedure e cambiar pelle

di Francesco Fortino, Maurizio Lanzilli e Carlo Scimia |

"La rivoluzione digitale non si fermerà davanti alle resistenze oligarchiche di pochi conservatori, portando efficienza ed efficacia nei risultati ed una seria lotta alla corruzione nella trasparenza degli atti pubblici"

Un gruppo attivo di cittadini che propone un modo diverso di raccontare la trasformazione della Pubblica Amministrazione. Sono le donne e gli uomini che hanno dato vita alla rubrica “Cittadini Attivi” su Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti clicca qui.

Il fenomeno del ridimensionamento della parcellizzazione digitale e dell’eccessivo frazionamento delle infrastrutture nella stessa PA è un cambiamento ineluttabile e dai consistenti risvolti psicologici e come tale va gestito, perché necessita di un’attenzione particolare alle persone che da anni hanno dedicato tempo e professionalità a quelle strutture ed alla loro manutenzione.

Molti di voi avranno letto o visto su Youtube articoli e interviste in cui viene denunciato il fenomeno della parcellizzazione delle infrastrutture e delle applicazioni nella PA italiana come uno dei fallimenti (conclamati e riconosciuti ormai da tutti) del digitale pubblico del nostro Paese. Noi “Cittadini Attivi” da anni denunciamo con forza il gap italiano in questo settore e le resistenze interne alla stessa PA per un effettivo cambiamento.

Anche nella Corte dei conti esistevano, fino ad alcuni anni fa, quasi 30 piccoli data center che coprivano le esigenze di tutti i settori di competenza dell’istituto; noi eravamo tra i “governatori” di alcuni di questi insieme ad altri colleghi.

Tra di loro, c’è stato chi ha accettato il cambiamento ed ha cercato di riconvertirsi, trovando nuove strade e nuovi stimoli per la propria realizzazione professionale, chi invece si è ribellato ed ha difeso a spada tratta l’anacronistica affermazione “non si può cambiare … si è sempre fatto così”, chi, infine, ha gettato la spugna non avendo il coraggio di mettersi in gioco, proporre nuove soluzioni ed avere l’audacia di trovare nuove frontiere digitali.

Noi siamo tra quelli che non si ostinano a rievocare i tempi andati perché hanno compreso, grazie all’aiuto ed alla condivisione delle idee, che non ha senso farlo. Fondamentale è stato l’incontro con PM illuminati e “attenti alle persone” e con colleghi di grande spessore da prendere come modello e che oggi purtroppo rimpiangiamo, come Cinzia Maregrande e Fernando D’Antoni, che hanno saputo unire le loro doti professionali ad un’innegabile cura nella gestione delle risorse umane, alle nostre attitudini, ai nostri interessi e desideri lavorativi.

E’ vero che “cambiare abitudini e stile di lavoro” fa paura, ma è altresì vero che da sempre i cambiamenti epocali, pur essendo dolorosi, sono necessari; la storia insegna che occorre imparare a convivere con il cambiamento o sarà il cambiamento a travolgerci….“non si ferma il vento con le mani”.

Arrestare la storia non è possibile: come l’invenzione della macchina ha travolto chi presagiva la fine del lavoro manuale ed invece ha portato nuova linfa e nuovo vigore all’industria, così anche la rivoluzione digitale non si fermerà davanti alle resistenze oligarchiche di pochi conservatori (nel senso letterario del termine), portando efficienza ed efficacia nei risultati ed una seria lotta alla corruzione nella trasparenza degli atti pubblici.

La fortuna di chi lavora nel settore pubblico è che, comunque, ha avuto ed ha la possibilità di reinventarsi e riciclarsi e dunque l’opportunità di affrontare la “rivoluzione digitale” con più tranquillità a differenza di chi opera nel settore privato che ha già perso il posto di lavoro o lo perderà a breve. Con questo spirito ci siamo riconvertiti all’innovazione cercando di dare il nostro “piccolo” contributo alla dematerializzazione, facendo tesoro dell’esperienza maturata, ma al contempo “strizzando l’occhio” al cambiamento. Le conoscenze acquisite in tutti questi anni nel settore tecnico unite a quelle specificamente giurisdizionali proprie dei nostri uffici, ci hanno permesso di comprendere meglio le necessità degli attuali stakeholder professionali (magistratura contabile, dirigenza e personale amministrativo), in una positiva sinergia con le strutture tecniche dell’Istituto per l’individuazione delle relative soluzioni nell’ottica di arrivare, finalmente, ad una vera digitalizzazione dei processi che si distingua dalla semplice automazione dei vecchi processi analogici.

La conversione dal “cartaceo in bit” che ha coinvolto anche il nostro Istituto ha contribuito al rinnovamento e alla modernizzazione di processi realizzando benefici in termini di risparmio ed efficienza, ma Il percorso è stato tutt’altro che semplice!

L’innovazione tecnologica è per sua natura cambiamento e come tale lungo, difficoltoso e per molti “indesiderato”; il superamento di resistenze soprattutto culturali e psicologiche è stato un traguardo che ci siamo prefissati e che a distanza di anni ha portato i suoi frutti. Ora possiamo affermare con cognizione di causa che l’uso della posta elettronica certificata e non, l’utilizzo dei servizi di collaborazione e la dematerializzazione sono il “pane quotidiano” della nostra vita lavorativa, consentendo attraverso la sostituzione dei processi tradizionali con processi informatizzati più efficienti e trasparenti, grandi risparmi di spazi, di carta e di tempo.

E’ vero: nessuno di noi tre, ex “governatori di data center” avrebbe mai pensato di poter scrivere un articolo su una importante rivista come Key4biz, ma in fondo anche questo è un modo di “riciclarsi” alla grande!