L'emergenza

Cittadini Attivi. L’Italia alle prese con la fuga dei cervelli

di Fausto Franceschini |

L'Italia fa fatica ad innovare e "il piatto della bilancia, tra emigrazione ed immigrazione di cervelli, continua a pendere pericolosamente verso la prima"

Un gruppo attivo di cittadini che propone un modo diverso di raccontare la trasformazione della Pubblica Amministrazione. Sono le donne e gli uomini che hanno dato vita alla rubrica “Cittadini Attivi” su Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti clicca qui.

Ecco il racconto di come una bella notizia possa celare l’ennesima emergenza italiana.

Qualche tempo fa, in auto, ho appreso di un’interessante iniziativa di ricerca nella quale, finalmente, l’Italia risultava essere tra i protagonisti:

L’Università di Pavia “in fondo al mar. In qualche modo, questo titolo mi ha riportato molto indietro negli anni. Il motivetto “In fondo al mar” mi era familiare; un caro, vecchio ricordo di quando mio figlio, a soli quattro anni, mi chiese di andare a vedere quel fantastico cartone della Walt Disney: “La sirenetta”, correva l’anno 1989.

Ma veniamo a noi. Ciò che ha mi ha fatto venire la voglia di scrivere queste righe e di condividerle con tutti voi è stato il riferimento del geologo Riccardo Tiburzio al fatto che ci fossero altri due italiani presenti nello stesso progetto, uno nella delegazione giapponese ed uno in quella francese.

Quando leggo di un cittadino italiano in rappresentanza per l’Italia mi torna alla mente quanto mi raccontò Luca Attias, in merito alla sua esperienza presso l’OCSE.

A Parigi di italiani ce n’erano parecchi ma, quasi tutti, erano impegnati in delegazioni straniere.

Ecco il punto. Ecco l’emergenza: la fuga di cervelli all’estero.

Come un’emorragia, il nostro Paese pian piano si svuota di risorse pregiate ed il relativo patrimonio culturale viene inesorabilmente depauperato. Troppo spesso, i professionisti italiani sono costretti ad emigrare verso paesi dove, molto frequentemente, riscuotono successo e notorietà. Un successo italiano, ma una vergogna per il Paese.

Tempo fa la Commissione europea ha diffuso i dati relativi alle migrazioni dei professionisti: una volta ottenuta una determinata qualifica, in uno specifico Stato membro, ecco che si spostano in un altro per esercitarla. Dal 2009 a oggi sono sestuplicate le richieste dei documenti necessari per esercitare all’estero e si prevede un ulteriore incremento. Sembra che la meta tradizionale sia la Gran Bretagna che, da oltre dieci anni, si conferma al primo posto tra le preferenze dei neodottori in medicina, e, a seguire, la Svizzera, che, dal 2004 al 2012, ha visto addirittura quadruplicare il numero dei medici immigrati. Deve far riflettere un dato assai significativo e per alcuni versi terrificante; nell’ultimo decennio, in Europa, su 100 dottori in medicina che lasciano il proprio paese d’origine, ben 52 sono nostri connazionali; e soffermarsi un attimo sul fatto che il secondo paese in graduatoria, per numero di medici “transfughi”, è la Germania, che, in termini percentuali, si ferma solo al 19%.

Dopo i laureati nelle scienze mediche, sono storicamente gli insegnanti della scuola secondaria a lasciare l’Italia per approdare all’estero, in Germania (44%) e, in secondo luogo, nuovamente in Gran Bretagna (28%). A partire dal 2012, tra gli emigrati italiani con una qualifica, gli insegnanti sono stati superati dagli infermieri. Un flusso in uscita che è cominciato a crescere nel 2007 con destinazione principale la Svizzera. Mentre si evidenzia un leggero calo dei medici verso la Gran Bretagna a fronte di un incremento del numero di veterinari che si dirigono oltre Manica per trovare un’occupazione che, da noi, latita. Ci sono anche altri tipi di professionisti che scelgono di conseguire un diploma, o una qualifica, nel territorio italiano per poi emigrare. Ad esempio, gli istruttori sportivi, che prediligono la Francia, oppure gli ingegneri industriali, che si dirigono, con un trend crescente, verso la Spagna.

L’Italia è anche una meta tradizionale di approdo per un numero sempre maggiore di professionisti, con una qualche qualifica, dalla Romania (39%). La maggioranza di questi sono infermieri, ma sta aumentando anche l’ingresso di professionisti rumeni con un diploma del settore del benessere e dell’estetica.

In conclusione risulta evidente che nel nostro Paese il piatto della bilancia, tra emigrazione ed immigrazione di cervelli, continua a pendere pericolosamente verso la prima. Al contrario, gli Stati a saldo positivo sono Germania, Gran Bretagna, Belgio, Repubblica Ceca, Finlandia e Svezia, paesi che, a differenza dell’Italia, continuano incessantemente ad investire in innovazione e ricerca, per garantire ai propri cittadini progresso e benessere, ma anche, semplicemente, per tutelare il loro più importante capitale, quello umano.

Ariel, ascolta: Il mondo degli umani è un pasticcio, la vita sotto il mare è meglio di ogni cosa abbiano lassù”.

A proposito di mare, tanta acqua è passata sotto i ponti da quel lontano 1989. Mio figlio, oggi, è un uomo, si è laureato in Filosofia Politica presso l’Università “La Sapienza” di Roma e da anni ormai vive e lavora in Spagna, dove ha ricevuto un importante incarico di ricerca presso la “Universidad Pompeu Fibra” di Barcellona, nonché, un altro, di docenza presso la “Fundacio Universirtaria del Bages” di Manresa.

Come genitore non posso non esserne immensamente felice ed orgoglioso. Per proprio conto, mio figlio ha saputo ritagliarsi quegli spazi che il nostro Paese gli ha purtroppo negato. Forse un pochino di merito va anche a me e alla strada, lunga e tortuosa, che abbiamo percorso insieme.

Ma, inutile nasconderlo, questa mia felicità serba in seno un retrogusto decisamente amaro; mio figlio mi manca tantissimo. Alla sua assenza nella consuetudine delle piccole cose quotidiane non mi abituerò davvero mai.

Un successo italiano e, nel contempo, una vergogna per il nostro Paese.