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Cittadini Attivi. Le municipalizzate di Roma non devono approfittare dei volontari del ‘Retake’

Da alcuni anni, in diverse città italiane, si è diffuso un movimento chiamato “Retake”, costituito da cittadini volontari che spendono il proprio tempo libero per rendere più decorose le nostre città: puliscono strade ed aiuole, staccano adesivi da tutte le superficie, rimuovono manifesti abusivi, cancellano tag dai muri ecc ecc. Come dicono in gergo effettuano i cosiddetti “clean up” ripristinando la bellezza originaria della piazza o della strada oggetto del “retake”; inoltre, parlano sia con i negozianti affinché si impegnino a mantenere il marciapiede pulito che con i passanti incuriositi: parte del retake, infatti, è lo “speak up”, ovvero il parlare e lo spiegare all’interlocutore il fine di questi “clean up”.

L’ iniziativa è senza dubbio lodevole dal punto di vista civico: cittadini Attivi con la “A” maiuscola.

Nella capitale, però, questo magnifico fenomeno ha iniziato con il prendere una piega tutta romana, intimamente connessa con la situazione disastrosa della città, in cui i fondi e le risorse destinate alla pulizia e al decoro hanno iniziato a prosciugarsi nel “magna magna” generale. I retakers con scope e palette hanno cominciato ad armarsi di idropulitrici, decespugliatori ed altri strumenti ad elevata complessità di utilizzo, pur non essendo spesso in grado di utilizzarli in sicurezza. Acquistati con collette interne al movimento, i retakers si muovono praticamente in sovrapposizione con le attività che dovrebbe svolgere AMA, l’azienda municipalizzata che opera nel settore dei servizi ambientali a Roma e alla quale i romani pagano fior di quattrini in bolletta.

A tutto questo è da aggiungere l’accordo siglato di recente proprio tra AMA e Retake, un vero e proprio protocollo d’intesa che, come indicato sul sito istituzionale del comune di Roma, “rende strutturale la collaborazione tra gli operatori dell’azienda e i cittadini volontari che aderiscono al movimento no-profit impegnato nella lotta contro il degrado urbano”.

L’accordo, della durata di 12 mesi, prevede la realizzazione di interventi mirati straordinari di pulizia e spazzamento, sfalcio e diserbo delle erbe infestanti, cancellazione delle scritte murarie e rimozione degli adesivi da cassonetti stradali, pali della luce, ecc. per un totale di 5 iniziative congiunte al mese per ciascun municipio, fino a 75 al mese su tutta Roma interessando tutti e 15 i municipi della città.

Nel protocollo è specificato che idropulitrici o decespugliatori sono ad uso esclusivo degli operatori ecologici AMA (con buona pace della sicurezza) e cha AMA declina ogni responsabilità per danni a persone o a cose causati da Retake.

A questo punto la questione, corretta dal punto di vista della “cittadinanza attiva” diviene inaccettabile sul “piano politico”: è giusto che AMA, attualmente dichiarata sotto organico dal commissario straordinario Tronca, si avvalga di personale aggiuntivo a costo zero per sopperire alla sua inefficiente organizzazione senza peraltro ridurre i costi in bolletta ai romani? Ma, soprattutto, è giusto che il retaker troppo attivo sollevi AMA da ogni responsabilità se, staccando un manifesto abusivo in cima ad una scala, perde l’equilibrio e stramazza al suolo?

A complicare ulteriormente le cose si è aggiunta di recente la polemica con il mondo della street art, a causa dell’approccio discutibile di Retake rispetto alla rimozione di scritte, tag e graffiti dai muri delle nostre città: infatti, è pur vero che nella maggior parte dei casi si tratta di scritte oscene e volgari, ma è altrettanto vero che Retake non è nuova a cancellazioni indebite di disegni, graffiti ed altre forme di espressione artistica murale, come accaduto qualche tempo fa a Milano dove nel corso di un “clean up” è stato cancellato il famoso murale di Pao, dal 2001 orgoglio di un intero quartiere. Quali competenze ha un retaker per riconoscere che quel graffito non è un’opera d’arte? Altro punto di debolezza del movimento.

Insomma: cittadini attivi sì, ma non troppo.

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