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Cittadini Attivi. ‘L’Arca di zio Benny’, una lezione di execution

E’ cosa risaputa che il gruppo dei Cittadini Attivi lavora in stretta “sinergia” cooperando per il raggiungimento di un medesimo scopo o obiettivo con il risultato di avere un rendimento maggiore di quello che si sarebbe ottenuto operando separatamente.

A giugno del 2016 la “cittadina attiva” Loredana Bennici, su questa rivista online, intervistava Emanuele Mattei (Ecco il progetto “L’angolo del computer), impegnato fin dal 2011 nel progetto «L’angolo del computer», un luogo di aggregazione e condivisione aperto, accessibile ed inclusivo, dove a tutti – in particolare agli iscritti dei Centri anziani di Settecamini e Conca d’Oro di Roma –  è data da tempo la possibilità gratuita di imparare ad utilizzare il computer, ricevere assistenza software e navigare in Internet.

Oggi Emanuele contraccambia l’intervista raccontando l’impegno di Loredana, già fondatrice e presidente de L’Arca di zio Benny, in un’associazione ONLUS impegnata nei paesi del cosiddetto “terzo mondo”. L’Associazione si è anche dedicata al recupero di bambini in difficoltà, dapprima con un progetto di adozione scolastica – in partnership con l’Associazione Rita Levi Montalcini – di 125 bambini-soldato congolesi che sono stati accompagnati nel percorso scolastico per tre anni e successivamente al sostegno dei bambini accusati di stregoneria ospitati nel Centro Frei Zulianello di MbanzaCongo in Angola.

Loredana si è sempre distinta per un approccio deciso e concreto verso una reale e pronta execution degli obiettivi prefissati, in sintonia con quanto auspicato in molti altri articoli pubblicati su Key4Biz nella rubrica “Cittadini attivi”, grazie anche all’esperienza maturata in ambito progettuale come responsabile di settore IT della Corte dei conti ed in ruoli di primaria importanza sempre all’interno della Corte.

Tutti noi, in un momento della vita, abbiamo avvertito almeno una volta il bisogno di fare qualcosa per gli altri, qualcosa che si concretizzasse nella consapevolezza di aiutare realmente qualcuno; la realizzazione di questo desiderio è nella capacità della “guida” in cui poniamo speranza e nella “fiducia” in chi propone un progetto a tutto campo a disposizione degli altri, cioè dei bisognosi.

Un progetto da poter seguire nel tempo è come innaffiare una pianta che, con la primavera, darà buoni frutti.

Io, la mia fiducia l’ho guadagnata sul campo” dice Loredana, Presidente dell’Arca di zio Benny.

 

Ma diamo ora la parola ad Emanuele … 

L’Associazione “L’Arca di zio Benny” è nata nel 2008, per ricordare Alessio che ci ha lasciati il 24 marzo delle stesso anno; la famiglia e gli amici hanno voluto che il dolore per la sua mancanza si trasformasse in aiuto per le persone che ne hanno bisogno. Hai fatto una cosa bellissima, Loredana: ricordare una vita attraverso la vita stessa! Qual è lo scopo della associazione “l’Arca di Zio Benny”?

Il nostro scopo è quello di “realizzare progetti benefici” coinvolgendo concretamente i ragazzi del quartiere per spronarli verso un obiettivo concreto che possa aiutarli nel loro percorso di crescita con l’aiuto delle scuole e del Municipio e con la preziosa partecipazione di tutti coloro che ci hanno dimostrato e ci dimostrano solidarietà.

Dal 2008 ad oggi quindi avete finanziato una serie di progetti?

Certamente….ne abbiamo conclusi tanti! Il primo è una borsa di studio annuale per gli studenti dell’Istituto Colomba Antonietti, scuola che Alessio frequentava; ad oggi sono state elargite due borse di studio di 1.000€: la prima per l’anno scolastico 2007/2008, la seconda per l’anno scolastico 2008/2009.

Se non sbaglio, avete operato anche al di fuori dell’Italia.

In collaborazione con la Caritas Italiana abbiamo finanziato totalmente la costruzione di un blocco operatorio nell’Ospedale Diocesano di Kitulizo (Repubblica Democratica del Congo) e per garantire ai pazienti condizioni igienico–sanitarie accettabili sono stati realizzati l’impianto idrico, i bagni e le docce. Il reparto di pediatria dell’ospedale necessitava inoltre di urgenti interventi di riqualificazione, sono state per questo riverniciate pareti e porte, acquistati nuovi letti ed è stato completamente adeguato alle normative anche l’impianto elettrico.

Popolazioni che necessitano di cure mediche continue …

Sì, infatti abbiamo intrapreso altre iniziative come l’acquisto di medicine per il dispensario di Andrevorevo in Madagascar dove la popolazione non può permettersi di acquistarle poiché hanno raggiunto prezzi altissimi; sono stati inoltre acquistati farmaci per sostenere le fasce più deboli.

Avete anche operato in ambito civile?

Abbiamo finanziato la costruzione di una fontana comunitaria nel quartiere di Nkol Mintag in Camerun, la realizzazione di casette in muratura per ospitare i ragazzi usciti dal centro Frei Giorgio Zulianello e il rifacimento degli impianti idrico-sanitari per lo stesso centro; aggiungo anche la costruzione di un alloggio in legno per ospitare i malati indigeni della comunità della Selva Loretana in Perù.

Tutte grandi opere …

No, abbiamo dato importanza anche a piccole cose come l’acquisto della moto per Fra Gabriele – frate cappuccino missionario in Angola – per aiutarlo negli spostamenti a Luanda e verso i villaggi sperduti del paese per un costo di 2.100€; solo una piccola porzione del totale destinato al finanziamento di progetti di grandi e piccole entità, che ad oggi ammonta a 198.480€!

 

I vostri progetti sono quindi dedicati alla costruzione e realizzazione di strutture e infrastrutture in Africa?

Direi non solo … il valore delle strutture e delle infrastrutture è certamente grande, ma suscettibile di deterioramento nel tempo; noi invece puntiamo a migliorare la vita, intesa come valore assoluto, e per far questo abbiamo capito che è necessario lavorare soprattutto su progetti di tipo ambientale e orientati alle persone, possibilmente rivolti ai bambini. Solo cambiando la cultura e introducendo attività che creino una vera e propria catena lavorativa si potrà lasciare qualcosa di importante alle popolazioni del Congo e dell’Angola, che sono quelle che principalmente aiutiamo.

Parlaci allora di questi progetti.

Certamente…le recenti indicazioni sul sostegno ai progetti di sviluppo nel terzo mondo raccomandano, non tanto l’invio di soldi (dei quali non è mai certa la destinazione finale), piuttosto la creazione di programmi di crescita autonoma che, dopo un primo aiuto iniziale, si possano autofinanziare.

L’Associazione ha curato a questo proposito la creazione di un Centro Multiservizi a Kindu, in grado di offrire lavoro a 3/4 persone, con la concreta possibilità di realizzare utili che saranno investiti in nuovi progetti locali di sviluppo sociale e nell’autofinanziamento dell’Ospedale di Kitulizo. Un altro progetto dedica una particolare attenzione alla sicurezza alimentare e alla tutela dell’ambiente a Nyanza in Burundi e prevede la produzione e la diffusione di 50.000 nuove piante per la riforestazione e di 500 piante fruttifere, l’acquisto di un mulino per la produzione e valorizzazione della manioca. Tutto ciò contribuirà al miglioramento della sicurezza alimentare delle popolazioni locali.

Hai altri progetti da raccontarmi?

Un altro progetto, che mi sta molto a cuore, è quello che ha curato lo sviluppo agroalimentare nella penisola di Buzi Bulenga (nella Repubblica democratica del Congo). Il progetto prevedeva molte fasi: la riforestazione delle aree disboscate nell’ultimo decennio, il terrazzamento delle aree agricole abbandonate per il dilavamento causato dalle piogge, l’insegnamento alla popolazione locale di nuove tecniche agricole, la costruzione di una casetta per alloggiare i volontari del centro di istruzione e un allevamento di animali da cortile al fine di consentire alla popolazione l’inizio di allevamenti propri grazie all’iniziale prestito di animali.

Il costo totale del progetto è stato di 250.000€; il nostro contributo è stato pari al 10% (25.000€).

Molti dei vostri progetti sono destinati alle popolazioni rurali.

Proprio così! Non posso non raccontarti del potenziamento del centro di sviluppo rurale di Kichanga Nord Kivu; questo progetto ha l’obiettivo generale di accrescere la stabilità socio economica di comunità rurali residenti in zone depresse ed isolate per le guerre del recente passato nella Repubblica Democratica del Congo. L’obiettivo specifico è stato lo sviluppo delle attività aziendali delle singole famiglie rurali beneficiarie attraverso il potenziamento delle infrastrutture e delle istituzioni di riferimento per invogliarli a reinvestire con una prospettiva di lungo termine. Sono stati realizzati una porcilaia, un macello per bovini e suini nei pressi del caseificio di Kichanga ed è stato costruito un vivaio per la riforestazione di 16 ettari e la diffusione essenze foraggiere.

Mi dicevi della particolare cura che l’Associazione l’Arca di zio Benny ha nei confronti dei bambini di questi territori dove avete scelto di operare….

Sì, come dicevo, è dedicata ai bambini una attenzione particolare e per loro ci siamo impegnati con il completamento dei corsi di recupero per bambini e ragazzi diversamente abili in Libano dove, da qualche anno, sono stati avviati dei corsi extrascolastici per 40 giovani con varie attività (musica, karate, pittura, cucito); si sono inoltre aperte 5 classi speciali per 43 bambini e bambine con ritardo mentale. Il progetto ha voluto sostenere e favorire il loro recupero intellettuale e manuale anche attraverso l’acquisto di 10 computer.

Un altro importante traguardo è stata l’adozione scolastica di 125 ex bambini/e soldato; in collaborazione con l’Associazione Rita Levi Montalcini e l’ACS (Associazione di Cooperazione e Solidarietà di Padova) abbiamo aderito al progetto di reinserimento scolastico di ex bambini/e soldato nel Maniema (Repubblica Democratica del Congo), abbiamo adottato 125 bambini della scuola primaria per gli anni scolastici 2009/2010 e 2010/2011 con l’obiettivo di mantenerli allo studio fino al 2012 compreso.

Cito ancora: MbanzaCongo nel Nord dell’Angola dove Frate Giorgio Zulianello, cappuccino di Padova, ha realizzato un centro per accogliere i bambini e i ragazzi accusati di stregoneria e abbandonati in strada dalle loro famiglie; i ragazzi vengono fatti studiare e viene loro insegnato un mestiere (falegname, fabbro meccanico ecc.) per renderli autonomi quando al compimento del diciottesimo anno di età i ragazzi devono lasciare il centro. Nel corso di questi ultimi anni abbiamo sostenuto questa opera meritoria sia con aiuti economici sia con invio di materiali.

Tutto portato a temine, quindi. E in fase di realizzazione?

Si certo…non ci fermiamo mai. Ci stiamo impegnando in un progetto ambizioso il cui costo è stimato in 100.000€ e si tratta della riqualificazione del Presidio medico Caritas a MbanzaCongo.

Il progetto prevede la costruzione del serbatoio dell’acqua, le canalizzazioni interne e quelle esterne per collegarsi all’acquedotto pubblico, la costruzione dei bagni e della cucina, la spedizione dei materiali necessari tramite container dall’Italia. La recessione economica mondiale ha portato l’Angola ad essere uno dei paesi più costosi del mondo e il presidio sanitario della Caritas a MbanzaCongo non può più permettersi di curare i bambini del Centro a titolo gratuito; per questo abbiamo aperto un credito di 1.000€ per pagare visite mediche e medicine, abbiamo inoltre acquistato stoviglie e vasellame in melamina per il Centro e l’Ambulatorio per un importo di 1.650€.

Sono stupito, ritengo queste scelte estremamente oculate ed intelligenti…e allora mi chiedo: da dove viene questa sensibilità così particolare per questo genere di iniziative?

Viene da una tradizione di famiglia. Devi sapere che noi da tantissimo tempo – forse da 35 anni –  avevamo l’abitudine di trasformare il tradizionale giro di regali di Natale nella creazione di un fondo con il quale andavamo, con l’aiuto di parenti ed amici, a finanziare microprogetti. Comprammo una volta un allevamento di 50 capre per una famiglia bisognosa africana, un’altra volta acquistammo 30 macchine da cucire per attrezzare un laboratorio in un villaggio indiano, e così tante altre iniziative che mi hanno portato a pensare, in un particolare momento della vita, che questa fosse la strada da percorrere.

Ritengo che tutto questo ti faccia onore, che tutto ciò sia stimolo ed esempio per molti spesso incapaci di superare le difficoltà del “fare”. Vorrei a questo punto porti un’ultima domanda: con quali iniziative organizzi le raccolte di fondi?

Quando è nata l’Associazione ho condiviso un’idea con chi mi ha sostenuto ed aiutato a capire come ci dovessimo muovere; volevo che fosse chiaro per tutti coloro che decidevano di partecipare o fare una offerta, che si dovesse “donare col sorriso”. Naturalmente sono molto importanti le offerte spontanee e il sostegno tramite il “5 per mille”, ma sono fondamentali i nostri incontri; organizziamo principalmente serate teatrali per assistere a spettacoli spensierati e, con lo stesso spirito, tornei di Burraco. Le amiche, gli amici e gli amici degli amici, sono sempre accorsi numerosi … anzi, approfitto di questo momento per annunciarvi che il 31 marzo prossimo l’Associazione “L’Arca di Zio Benny” invita tutti i lettori e tutti coloro che sempre ci hanno sostenuto e vorranno sostenerci ad un “Torneo di Burraco” presso il Centro Culturale “Il Mitreo Iside”.

Vorrei, infine, rivolgermi e possibilmente dare il benvenuto a tutti i nuovi amici che, leggendo questo articolo, decideranno di partecipare all’iniziativa, entrando così a far parte della nostra grande famiglia.

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