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Cittadini Attivi. Innovare e cambiare la PA: la soluzione più giusta è sempre la più semplice

Qualcuno ha scritto che la legge è stata fatta per l’uomo, e non l’uomo per la legge.

La nostra Costituzione parla di diritti inviolabili dell’uomo, sostiene che tutti i cittadini hanno pari dignità, che è necessario rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana.

Credo che in questi semplici principi si incarni il senso più vero della parola giustizia, ovvero di ciò che istintivamente ogni individuo avverte come giusto.

D’altro lato, la mia stessa formazione scientifica mi porta ad affermare che ogni complessità è nemica dell’uomo.

Gran parte degli studi di informatica teorica, infatti, sono finalizzati a trovare meccanismi in grado di ridurre al minimo possibile il grado di complessità di un qualunque problema.

Sembra invece che per la burocrazia e la legiferazione italiana questo obbiettivo non sia realizzabile, anzi non venga nemmeno preso in considerazione.

Il livello di complessità, di stratificazione, di disordine semantico raggiunto dall’apparato normativo del nostro Paese, ha fatto sì che venga perso di vista il punto di partenza, il vero fine per cui leggi e diritto debbano esistere: la tutela della persona umana.

In situazioni in cui spesso tutto è confuso, le normative si contraddicono, l’applicabilità delle norme è poco certa, senza poi parlare delle tempistiche del giudizio… che valore assumono alti principi quali “Stato di Diritto”, o “Certezza del diritto”?

Tuttavia, per motivi spesso di pura sopravvivenza e adattamento, ognuno ha imparato in qualche modo a barcamenarsi in questa ragnatela di norme più o meno oscure, magari puntando sul decreto più favorevole, facendo finta di non notare, al contempo, il comma più ostico di una norma “gemella” sullo stesso argomento.

Ti accorgi della drammaticità della situazione in casi estremi, quando ti trovi a vivere situazioni in cui non hai la forza e l’energia necessarie per difenderti.

In questi casi, la sensazione è quella di essere risucchiati, inghiottiti dalla burocrazia, tra i grovigli e le assurdità della legge; per cui persino quei diritti basilari, che sembrano scontati, passano in secondo piano e arrivano ad essere negati, nel pieno rispetto dell’interpretazione della normativa di riferimento, e dei meccanismi perversi consentiti dal nostro sistema normativo.

Se si continua a legiferare in maniera non coordinata e non controllata, a misurare l’efficacia di provvedimenti normativi e l’efficienza amministrativa con strumenti autoreferenziali, non tenendo in nessun conto il reale effetto e il reale grado di soddisfacimento dei “consumer” e dei destinatari finali, il nostro continuerà ad essere il paese dei necrofili amministrativi (cfr. Carlo Mochi Sismondi – http://www.forumpa.it/riforma-pa/necrofilia-amministrativa), e degli “azzeccagarbugli” manzoniani, che sono e saranno sempre figure vincenti, a discapito dei comuni cittadini, “noi poverelli” a cui “ le matasse paion più imbrogliate, perché non sappiam trovarne il bandolo” (cfr. Alessandro Manzoni – da: “I promessi sposi” ).

Credo non essere la sola ad avvertire così forte il bisogno di logica, di sano buon senso, di pragmaticità e coordinamento nella stesura di norme.

Il problema mi sembra analogo a quello che si trova ad affrontare un programmatore, magari alle prime armi, impegnato nella scrittura di software, spesso alle prese con operazioni di “rimaneggiamento” di codice scritto da altri, e più volte adattato e modificato nel tempo da persone diverse.

La scrittura di software deve portare a risultati tangibili, il prodotto finale deve funzionare, deve soddisfare gli utilizzatori, essere facilmente usabile e avere performance misurabili con strumenti standard.

Riscritture e rimaneggiamenti ripetuti del codice, qualunque sia il linguaggio di programmazione scelto, non fanno altro che allontanare da questo risultato.

Nella mia vita professionale ho imparato a mie spese che, a volte, risulta più sensato e più economico ricominciare progettazione e scrittura da zero.

Il lavoro alla fine risulta essere più semplice, il risultato finale sicuramente migliore.

Tempo fa, un amico astrofisico mi spiegava che nella ricerca delle leggi che governano l’universo, si segue il principio filosofico del Rasoio di Occam: all’interno dell’insieme delle possibili soluzioni di un problema, quella giusta è sempre la più semplice.

Se l’universo e la natura scelgono la semplicità per governarsi, perché la società in cui viviamo e la burocrazia che abbiamo creato hanno la perversa capacità di rendere tutto così complesso, così difficile, così invivibile?

Non so bene in che modo, ma forse è giunto il tempo di pensare ad una operazione di “re-ingegnerizzazione di sistema” che vada oltre le ipotesi e i buoni auspici, che porti benefici concreti e tangibili per l’utenza finale, che è fatta di persone reali con reali esigenze e reali bisogni, persone che avrebbero diritto a risposte e ad una vita più semplice nei rapporti ordinari con la macchina Stato.

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