Il prologo

Cittadini Attivi: guardare avanti per agire insieme. Così si cambia

di Luca Attias |

Luca Attias: ‘Nella nostra rubrica non parleremo solo di digitalizzazione, ma di una PA viva, solare ed appassionata, che attende di poter esprimere tutto il suo enorme potenziale, quello che fino ad oggi è rimasto inesplorato’

Un gruppo attivo di cittadini che propone un modo diverso di raccontare la trasformazione della Pubblica Amministrazione. Sono le donne e gli uomini che hanno dato vita alla rubrica “Cittadini Attivi” su Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti clicca qui.

Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno

Come incipit di questo prologo, ho scelto di utilizzare una famosa frase di Enrico Berlinguer, per sottolineare ancora una volta, qualora ce ne fosse la necessità, che ritengo l’individualismo e la parcellizzazione i due fattori che, negli ultimi trenta anni, hanno maggiormente determinato la “decadenza” dell’Italia, trasformando la “questione morale” in un problema di dimensioni terrificanti.

Sottolineo inoltre che, da questo punto di vista, la digitalizzazione non fa eccezione, anzi, per meglio dire, è l’esplicita espressione della somma decadenza del nostro Paese.

Ritrovarsi insieme è un inizio, restare insieme è un progresso, ma riuscire a lavorare insieme è un successo” (Henry Ford).

Se da un punto di vista istituzionale la D.G.S.I.A. è una dirigenza generale della Corte dei conti, da un punto di vista puramente organizzativo, essa è una squadra di lavoro e, sebbene nessuno dei suoi membri sia indispensabile per il funzionamento dell’intero apparato, sottoscritto incluso, tutti sanno come farsi apprezzare per le proprie qualità professionali, nonché personali. Per alcuni versi, qualcuno ci considera una best practice del settore pubblico, qualora così fosse, lo dovremmo soprattutto al fatto che crediamo fermamente nell’importanza della coesione del gruppo di lavoro al fine del raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Con il talento si vincono le partite, ma è con il lavoro di squadra e l’intelligenza che si vincono i campionati” (Michael Jordan).

In passato mi sono state fatte diverse, allettanti proposte lavorative sulla base dei risultati che, secondo i miei interlocutori, “io” avevo già raggiunto presso la Corte dei conti. In risposta a tali proposte, giungeva puntuale la mia osservazione sul fatto che, quei risultati costituivano il frutto di un complesso lavoro di squadra, e che, isolatamente, non sarei mai stato in grado di replicare. Ebbene, il genuino attonimento dei miei interlocutori a questa mia risposta mi lasciava intendere come, da questo punto di vista, in Italia esistesse un serio problema strutturale e che l’esempio di grandi manager, tra i quali Adriano Olivetti, nel corso del tempo sia stato bellamente ignorato o, nel migliore dei casi, male interpretato.

In questo nostro Paese, oltre al già citato individualismo, ciò che ha condotto a risultati fallimentari è stata anche la reiterata assenza di una reale e puntuale analisi di fattibilità dei vari progetti, non solo informatici. I due fattori sono strettamente congiunti. Difatti, si varano progetti, la cui fattibilità risulta preventivamente impraticabile, solo per avere un alibi ed una conseguente giustificazione della propria esistenza in vita, ovvero per restare incollati il più a lungo possibile alla propria poltrona. Dopo il fallimento iniziale, solitamente, si assegna la realizzazione di quello stesso progetto a qualcun altro e, in un infinito gorgo di deresponsabilizzazioni, si genera il miglior presupposto per gli insuccessi seguenti. Insomma, uno scacco matto annunciato.

Io preferisco ammirare che invidiare. Preferisco collaborare che sabotare. Preferisco lavorare che rosicare. (Matteo Renzi).

In questi ultimi anni, ci siamo sforzati di far comprendere come l’ambito digitale non debba esser visto, come troppo spesso accade, alla stregua di una divinità a sé stante, piuttosto come uno strumento primario ed abilitante, che coadiuvi e faciliti l’interlocuzione con l’altra metà della mela, ovvero la sfera non IT. Ai numerosissimi convegni sull’ambito digitale, che vengono organizzati in Italia, partecipano quasi esclusivamente esperti ICT, o presunti tali, quando invece l’unica possibilità di salvataggio, per un’Italia digitale ridotta in macerie, proverrebbe proprio da una sana e corretta contaminazione, che coinvolga in scelte consapevoli tutti gli strati della società, colmando quel gravissimo fenomeno conosciuto sotto il nome di digital divide, e che non è certo determinato dalla semplicistica assenza di una banda larga.

La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica” (Adriano Olivetti).

Per tutte le motivazioni sopra elencate, quindi, nella nostra rubrica non parleremo solo di digitalizzazione, ma di molto altro ancora. In una vibrante fantasmagoria di colori e sfumature, i membri della nostra squadra di lavoro offriranno ai lettori di “Key4biz” un nutrito palinsesto di passione e sincerità, di semplicità ed umiltà, di dedizione e costanza, di collaborazione e solidarietà, di ottimismo e propositività, di partecipazione e condivisione, ciascuno secondo le modalità che riterrà maggiormente connaturate al proprio corredo culturale. In breve, offriranno, oltre alle loro capacità professionali, uno spaccato verace e fremente di vita in seno alla Pubblica Amministrazione. Una PA viva, solare ed appassionata, che attende con impazienza di poter esprimere tutto il suo enorme potenziale, quello che, fino ad oggi, è rimasto parzialmente sopito ed inesplorato.

Sembra sempre impossibile finché non viene realizzato” (Nelson Mandela).

La D.G.S.I.A. e tutti i suoi componenti hanno fatto dell’ambito digitale il proprio mestiere, ma, se avrete la bontà e la pazienza di seguirci in questo nostro percorso, mostreremo come ognuno di noi è prioritariamente un individuo. Inoltre, mostreremo come la conoscenza dell’uomo, del suo pensiero, del suo comportamento, delle sue attività morali e spirituali, debba essere considerata un patrimonio comune inestimabile; uno specchio, nel quale ciascuno di noi può veder riflessa la propria immagine.

Insomma, se ce ne darete l’opportunità, intendiamo contribuire, nel nostro piccolo, alla generazione di una cittadinanza che sia più cosciente, partecipativa e collaborativa. Nessun supereroe sarà necessario, piuttosto, semplici individui.

Individui che sappiano rimboccarsi le maniche con umiltà e passione, che sappiano muoversi con consapevolezza, che sappiano agire da cittadini attivi.