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Cittadini Attivi. Growth mindset, ovvero comprendere l’imperativo digitale

Il “Nathan’s Hot Dog Eating Contest” si tiene ogni 4 luglio a Coney Island (Brooklyn, U.S.A.) e rappresenta una sorta di Campionato del mondo per “mangiatori da competizione”. Tanto per intenderci, lo scorso anno, l’americano Joey Chestnut ha stabilito un nuovo record mondiale, divorando 72 panini col wurstel (hot dogs) in 10 minuti, confermandosi il campione assoluto. Oggigiorno, assistere a tali performance, in termini di quantità e velocità, è divenuto usuale. Ma non è stato sempre così, almeno, non prima dell’arrivo di Takeru Kobayashi, uno sconosciuto ventitreenne giapponese. Nel 2001, costui si presentò per la prima volta al campionato e salì prepotentemente alla ribalta internazionale. In quell’occasione, difatti, non si limitò solo a divenire il nuovo campione; letteralmente, raddoppiò il numero degli hot dog ingurgitati in occasione del precedente record. La portata di un tale evento era talmente lontana da ogni previsione che i giudici si ritrovarono senza più cartellini con i quali poter segnalare il numero dei panini divorati e dovettero ricorrere a scarabocchi fatti a mano su foglietti volanti.

Bè, cosa ci azzecchi Takeru Kobayashi con il mondo dell’informatica lo comprenderete solo alla fine di questo percorso. Per il momento, siate confidenti e abbiate la pazienza di seguirci lungo il filo del nostro discorso.

1.      Analisi dello scenario attuale

Abbiamo mai riflettuto sul fatto che, mentre ce ne stiamo comodamente seduti sul divano di casa a guardare la UEFA Champions League e gli show di Maria De Filippi, là fuori ci sono milioni di professionisti del settore Information Technology il cui unico scopo nella vita è sviluppare nuove tecnologie? Abbiamo mai pensato a quante decine di migliaia di startup in tutto il mondo vanno ambiziosamente all’assalto del mercato tecnologico per accaparrarsene una fetta? L’obiettivo dei CEO e dei CIO della gran parte delle maggiori aziende mondiali è aumentare l’enfasi sull’utilizzo consapevole delle nuove tecnologie, al fine di ottimizzare le performance e migliorare la competitività delle proprie organizzazioni. I CEO pongono il focus maggiormente sulla end-user experience, i CIO sulla valutazione degli impatti dell’innovazione e su come essa può essere efficacemente applicata agli obiettivi di business, ma il risultato finale non cambia; tra pochissimo tempo, intelligenza artificiale, robotica, machine learning, 3D printing, nanotecnologie, blockchain, biotecnologie, chatbot, realtà virtuale, deep learning, droni, realtà aumentata, smart objects e “chi più ne ha più ne metta”, saranno tecnologie che verranno integrate profondamente nella nostra quotidianità. Ci siamo mai domandati se abbiamo un’adeguata consapevolezza su tali tecnologie?

(Immagine: «Skills disruption», Future of Jobs Report, World Economic Forum)

La figura soprastante illustra la “rottura delle competenze”, ove il termine “rottura” è inteso come strappo con la consuetudine. In accordo con quanto asserito dal World Economic Forum, in pochi anni, più precisamente dal 2015 al 2020, le abilità di base dovranno essere aggiornate al passo del progresso tecnologico. Nella colonna di sinistra vengono illustrati i settori industriali maggiormente impattati, in quella di destra i singoli Paesi. Se la media generale di cambiamento delle competenze è pari al 35%, possiamo facilmente osservare come l’Italia risulti capolista con un fin troppo evidente 48%. Pertanto, possiamo asserire nel nostro Paese, nel periodo 2015-2020 (e siamo già alla metà di tale percorso temporale) dovranno essere aggiornate circa la metà delle attuali competenze, in particolare le abilità (skills), che rappresentano una fondamentale porzione delle competenze stesse.

Inoltre, «si stima che il 65% dei bambini, che hanno cominciato a frequentare le scuole elementari nel 2016, andranno a ricoprire dei ruoli professionali che attualmente non esistono.» («The Future of Jobs», World Economic Forum).

«Non ci sono dubbi sul fatto che l’intelligenza artificiale rivoluzionerà il panorama lavorativo. I tecnologi prevedono che i robot soppianteranno la metà di tutti i lavori nei prossimi dieci anni. Uno studio condotto da PricewaterhouseCoopers sottolinea che il 38% dei lavori oggi effettuati negli U.S.A. sono ad elevato rischio di sostituzione da parte dell’intelligenza artificiale nel corso dei prossimi quindici anni.» («Artificial Intelligence Will Change The Job Landscape Forever. Here’s How To Prepare», Forbes).

«Poiché le tecnologie di automazione come il machine learning e la robotica giocano un ruolo sempre più importante nella nostra quotidianità, il loro potenziale effetto sull’ambiente di lavoro è, prevedibilmente, divenuto un importante focus sia per la ricerca, che per l’opinione pubblica. La discussione verte in merito ad un indovinello di stampo manicheo: quali lavori verranno rimpiazzati dalle macchine e quali no?» («Where machines could replace humans – and where they can’t (yet)», McKinsey&Company). E ancora, «molti tipi di attività nei diversi settori industriali posseggono il potenziale tecnico di essere automatizzati, ma tale potenziale varia in modo significativo da attività ad attività.» («The technical potential for automation in the US», McKinsey&Company).

Sulla base di questi brevi e sintomatici esempi, estrapolati da un’infinità di articoli del genere, che germogliano in maniera fin troppo sovrabbondante nel fertile humus del web, possiamo già formulare una semplicistica e quanto mai pratica riflessione, la seguente: Se avessimo intenzione di maturare una nostra consapevolezza circa le tecnologie che ci circondano (come sarebbe auspicabile), il tempo che avremmo a disposizione per farlo sarebbe davvero molto poco, probabilmente prossimo allo zero. Il “futuro” tecnologico può essere difatti considerato un vero e proprio “presente”. Vale a dire che tante tecnologie, che ad un osservatore poco esperto possono sembrare previsioni future, nella realtà dei fatti, sono già tra noi, perfettamente integrate nelle nostre vite quotidiane ed i loro effetti non stanno risparmiando nessuno, né i nativi digitali, né (tantomeno) chi già può dirsi in una condizione di digital divide.

Tanto per farci un panorama il più possibile esaustivo, diamo insieme un ulteriore sguardo al web, alla ricerca di altri emblematici avvertimenti, che ci ricordino quanto la tecnologia faccia già parte della trama del nostro quotidiano.

Macchine self-checkout che, in alcuni casi, hanno già sostituito gli esseri umani. «Tutto è cominciato con le Automated Teller Machine, inizialmente inventate a Londra cinquant’anni fa, era il 1967. Alcuni decenni dopo, la cassa automatica ideata da David R. Humble, che ebbe l’ispirazione stando in fila in un supermercato della Florida, era il 1984. Tali casse divennero famose negli anni Novanta dello scorso secolo. Nel 2013, ce n’erano 200.000 nel mondo e questo numero si prevede cresca a 325.000 per il 2021.» («The unpopular rise of self-checkouts», BBC). Riprendendo per un attimo il discorso in merito ai servizi bancari: «Le NCR Interactive Teller permettono agli istituti bancari di offrire ai propri clienti un servizio completo e self‐service in soluzione unica. Le Automated Teller Machine uniscono supporto video e gestione delle transazioni da remoto per consentire ai clienti di fruire di un’esperienza ATM tradizionale per poi connettersi con un cassiere da remoto. […] Il cambiamento in favore del digital banking dissipa il concetto che le agenzie bancarie con impiegati in loco siano una necessità.» («Digital Transformation for Dummies», 360° Solutions).

Proseguiamo, «il progetto di ricerca ha portato alla realizzazione e all’impiego di un robot didattico che potesse ovviare ai principali limiti dei prodotti esistenti, in particolare in termini di facilità di programmazione e flessibilità di utilizzo, e consentire attività didattiche nuove e stimolanti nel contesto di un progetto di sviluppo

“open source” ovvero liberamente utilizzabile ed estendibile dalla comunità di utilizzatori: università, scuole, educatori. Il robot è stato impiegato in diverse sessioni didattiche con alunni della Scuola Primaria; si è nel tempo evoluto rispetto al progetto iniziale in modo da soddisfare i requisiti dei progetti didattici definiti da pedagogisti e insegnanti.» («CoderBot: Un robot didattico open source», Mondo Digitale).

Andiamo avanti. «Ciò che risulta evidente è che nell’ambito finanziario ben pochi lavori, forse nessuno, rimarranno inviolati fintantoché le aziende produrranno sistemi in grado di gestire qualunque cosa, dalle attività ripetitive al trading, agli investimenti.» Pare non siano stati salvati neanche gli operatori della borsa di Wall Street, un terzo di essi è stato difatti soppiantato dai robot. «La soluzione: Iscrivere i programmatori informatici come operatori di borsa e passargli il controllo dell’ufficio. Tale mossa sta già determinando chi gestirà le divisioni di intermediazione finanziaria per i decenni a venire.» («Want to Protect Your Wall Street Job From Robots? Learn How to Code», Bloomberg).

Ancora, «un futuro nel quale gli umani vengano sostituiti dalle machine è prossimo a divenire realtà in un’azienda assicurativa giapponese, dove più di trenta impiegati sono stati licenziati e rimpiazzati da sistemi di intelligenza artificiale in grado di calcolare il premio assicurativo ai clienti.» («Japanese company replaces office workers with artificial intelligence», The Guardian).

Ed ancora, «Toutiao, motore di ricerca ed organo di informazione cinese, utilizza un’intelligenza artificiale conosciuta con il nome di Xiaomingbot per pubblicare articoli sui giochi olimpici. Questo bot è stato in grado di scrivere un totale di 450 articoli nel corso dei quindici giorni di “Rio 2016”.» («The Future of Writing? China’s AI Reporter Published 450 Articles During Rio Olympics», Futurism).

Infine, «un conseguimento storico per l’intelligenza artificiale, un poker bot sviluppato da ricercatori del Canada e della Repubblica Ceca ha sconfitto diversi giocatori professionisti in confronti faccia a faccia di Texas hold’em poker.» («Poker Is the Latest Game to Fold Against Artificial Intelligence», MIT Technology Review).

Abbiamo compreso la portata del fenomeno che stiamo sperimentando? Crediamo proprio di sì. Quindi, a questo punto, dovrebbe risultare evidente come tutte le professioni verranno modificate, o letteralmente travolte, dallo tsunami tecnologico in atto. Nessuno di noi rimarrà illeso nell’impatto. Chi più, chi meno, saremo tutti coinvolti. Il progresso tecnologico è dunque inarrestabile e, a rifletterci, ci sarebbe da farsi venire il mal di testa.

2.      Come dovremmo comportarci?

Sebbene concordiamo sul fatto che i ritmi del cambiamento tecnologico siano onestamente troppo elevati, dobbiamo parimenti sottolineare che gli effetti deleteri dell’eventuale “starsene con le mani in mano” sarebbero ampiamente più distruttivi che i rischi associati al mutamento tecnologico in atto. Secondo la nostra opinione, non sussiste alcun valido motivo per adottare un atteggiamento di rifiuto o di indifferenza nei confronti del cambiamento e della tecnologia. Vorremmo anzi illustrarvi un paio di buone motivazioni perché ciò non debba accadere:

  1. «Uno dei più persuasivi tecnologi e futuristi, Ray Kurzweil, asserisce che non abbiamo nulla da temere se non la nostra stessa paura. Egli spiega come, più volte nel corso della storia dell’umanità, abbiamo già visto scomparire molti mestieri. Ciò è avvenuto a causa di varie tecnologie rivoluzionarie, dalla stampa tipografica al motore a vapore, all’automobile. L’odierno ciclo non rappresenta né una novità, né una catastrofe. Nel 1900, due terzi della popolazione erano impiegati nel settore agricolo o nell’industria manifatturiera, il 38% nelle aziende agricole ed il 25% nelle fabbriche; oggi solo un individuo su dieci, rispettivamente il 2% ed il 9%. Significa forse che il 50% della popolazione è disoccupata? Decisamente no! Abbiamo semplicemente creato centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro prima inesistenti.» («AI And The Future Of Work: Will Our Jobs Disappear? », Forbes);
  1. La tecnologia non deve essere considerata una nostra nemica. Se adottata consapevolmente e correttamente, può rendere la nostra esistenza estremamente più semplice e piacevole. La tecnologia può aiutarci ad eliminare tutta una serie di azioni ripetitive e noiose, che appiattiscono la quotidianità sbiadendone le sfumature. In altri termini, conoscerla ci consentirà di sfruttare al meglio i suoi vantaggi ed evitare, quanto più possibile, eventuali sue limitazioni. «Anche a livello dei singoli individui la digitalizzazione risulta essere, secondo la mia opinione, un fattore altrettanto abilitante e primario. Digitalizzare significa difatti aumentare la propria cultura, ove, con il termine “cultura”, non si intende una conoscenza di tipo nozionistico, piuttosto un vero e proprio sapere, un’abilità critica, che metta in condizioni l’individuo di utilizzare le informazioni in proprio possesso e di integrarle con altre, provenienti da nuove ricerche ed indagini, al fine di espandere il proprio sapere ed il proprio senso critico. Nell’odierna, complessa società saper riconoscere situazioni e contesti significa avere l’opportunità di operare scelte consapevoli, significa cioè mettere i Cittadini nelle condizioni di godere pienamente della Comunità alla quale appartengono, nonché di prendere parte attiva alla vita democratica che in essa si svolge.» («Waiting for Alfred Nobel», Key4biz, Luca Attias e Alessandro Ruggiero). Ovviamente, questo secondo punto prevede un fondamentale prerequisito: la tecnologia, per poter essere adottata correttamente e consapevolmente, deve prima essere compresa;

3.      Una soluzione plausibile e percorribile: Growth mindset

Ovvero, comprendere l’imperativo digitale. Abbiamo cioè il dovere di essere curiosi per poter afferrare i principi base della tecnologia che ci circonda. Dobbiamo cioè adottare e coltivare quella che viene comunemente definita, con un neologismo anglosassone, una growth mindset, ovvero una mentalità volta alla nostra crescita e all’arricchimento della nostra esistenza. Gli individui con una mentalità volta alla maturazione e allo sviluppo vedono impegno e passione come parti congiunte ed integranti del proprio processo di miglioramento, studiano nuove strategie nel tentativo di raggiungere un obiettivo e, quando incontrano un ostacolo, aumentano il loro sforzo nel proposito di superarlo. Una growth mindset implica la capacità di cogliere i problemi come fossero opportunità di arricchimento ed avanzamento, tanto a livello personale, quanto professionale. Adottare una mentalità orientata alla crescita significa altresì accettare le sfide che la vita propone, mettendo in preventivo sia gli eventuali fallimenti, sia le critiche che da essi possono derivare. Tenendo ben presente che fallimenti e critiche, a loro volta, possono potenzialmente rappresentare ulteriori vettori di miglioramento. In definitiva, possiamo asserire che coltivare una growth mindset sia l’atteggiamento mentale più efficace e costruttivo che possiamo assumere, tanto per noi stessi, quanto per la Comunità nella quale siamo integrati.

È dimostrato dai tanti fatti della realtà che ci circonda, una parte dei quali abbiamo sopra descritto, che molti ruoli professionali stanno lentamente ed inesorabilmente scomparendo, ma è certo che verranno debitamente rimpiazzati dall’insieme delle nostre abilità (skillsets). «Per chi intenda rimanere competitivo nello scenario delle nuove tecnologie, adottare un’inclinazione volta all’apprendimento continuo e motivato è un modo per rimanere sulla cresta dell’onda. Non c’è necessità di trasformarsi in uno sviluppatore nottetempo, oppure modificare radicalmente il proprio profilo professionale. Ma è altresì essenziale comprendere come le nuove tendenze digitali influenzeranno il proprio settore d’appartenenza.» («We have the tools to reskill for the future. Where is the will to use them?», World Economic Forum).

4.      Considerazioni finali

«Mi dici, per piacere, che strada devo prendere?» chiese Alice.

«Dipende più che altro da dove vuoi andare» rispose il Gatto.

«Non mi interessa tanto dove…» disse Alice.

«Allora una strada vale l’altra» rispose il Gatto. («Alice nel Paese delle Meraviglie», Lewis Carroll)

Non possiamo più permetterci il lusso di comportarci come Alice, ovvero di non sapere dove si intenda andare e quale strada si intenda imboccare. La tecnologia sta velocemente trasformando il nostro pianeta, che si allontana sempre più dalle oniriche immagini rappresentate dal Paese delle Meraviglie. Un giorno, ci stupiremo delle nostre stesse potenzialità e le scopriremo più vaste e profonde di quanto avremmo mai ipotizzato. Quel giorno, ciascuno di noi sarà probabilmente in grado di sostenere una conversazione, che sia rilevante, pertinente e coerente, in merito alle nuove tecnologie, ai dati, al codice, alla blockchain, alle API, alla cybersecurity e ad altre diavolerie di questo genere. Non sussistono reali e valide motivazioni perché ciò non debba avvenire sul serio. Noi non intendiamo asserire che sarà un processo culturale semplice da concretare, ma riteniamo fermamente che il cambio di passo è decisamente alla nostra portata.

In ultima analisi, facciamo un passo indietro e torniamo al giovane giapponese col quale abbiamo aperto il nostro articolo. In occasione della sua prima partecipazione al “Nathan’s Hot Dog Eating Contest”, Takeru Kobayashi ebbe l’acume di adottare un mindset differente da tutti gli altri concorrenti e ciò decretò il suo insindacabile, enorme successo. In pratica, egli ridefinì i termini del problema che intendeva affrontare e sperimentò metodologie inusitate. Kobayashi non focalizzò la sua attenzione nel tentativo di rispondere alla domanda: “Come faccio ad inzeppare un maggior numero di hot dog nello stomaco?”, piuttosto, spostò il focus sulla soluzione di un altro quesito: “Come faccio a rendere un hot dog più semplice da ingurgitare?”. Sulla base di questo suo nuovo approccio mentale, sviluppò una tecnica pionieristica e decisamente vincente.

Per la cronaca, Takeru Kobayashi vinse il “Nathan’s Hot Dog Eating Contest” sei volte consecutivamente, dal 2001 al 2006.

«Credo che gli esseri umani si creino dei limiti mentali in merito al proprio potenziale e, sulla base di ciò, pensino: “Bè, si è sempre fatto così”, oppure, “questo è quello che la società si aspetta da me”. Se ciascun individuo rifiutasse tali pensieri e adottasse realmente un nuovo approccio mentale per ogni cosa, il potenziale degli esseri umani, ritengo, sarebbe davvero enorme.» («How a 6-time Nathan’s hot dog eating champion forever changed the classic July 4th contest with a simple mental shift», Business Insider, Takeru Kobayashi).

Riferimenti sitografici

Takeru Kobayashi:

https://en.wikipedia.org/wiki/Takeru_Kobayashi

How a 6-time Nathan’s hot dog eating champion forever changed the classic July 4th contest with a simple mental shift – Business Insider:

http://www.businessinsider.com/how-takeru-kobayashi-changed-competitive-eating-2017-7?IR=T

THE HOT DOG EATING CONTEST – Nathan’s:

https://nathansfamous.com/promos-and-fanfare/hot-dog-eating-contest/

We have the tools to reskill for the future. Where is the will to use them? – World Economic Forum:

https://www.weforum.org/agenda/2018/01/tools-reskill-future-will-labour-disruption-automation/

The Future of Jobs – World economic forum:

http://reports.weforum.org/future-of-jobs-2016/

Artificial Intelligence Will Change The Job Landscape Forever. Here’s How To Prepare – Forbes:

https://www.forbes.com/sites/quora/2017/12/18/artificial-intelligence-will-change-the-job-landscape-forever-heres-how-to-prepare/#4b0cd6dc27f4

Where machines could replace humans and where they can’t (yet) – McKinsey&Company:

https://www.mckinsey.com/business-functions/digital-mckinsey/our-insights/where-machines-could-replace-humans-and-where-they-cant-yet

The technical potential for automation in the US – McKinsey&Company:

https://www.mckinsey.com/~/media/mckinsey/business%20functions/mckinsey%20digital/our%20insights/where%20machines%20could%20replace%20humans%20and%20where%20they%20cant/sector-automation.ashx

The unpopular rise of self-checkouts – BBC:

http://www.bbc.com/future/story/20170509-the-unpopular-rise-of-self-checkouts-and-how-to-fix-them

Digital Transformation for Dummies – 360° Solutions:

http://www.360-solutions.co.uk/blog/digital-transformation-explained

CoderBot: Un robot didattico open source – Mondo Digitale:

http://mondodigitale.aicanet.net/ultimo/index.xml

Want to Protect Your Wall Street Job From Robots? Learn How to Code – Bloomberg:

https://www.bloomberg.com/news/articles/2017-10-19/coders-who-trade-wall-street-designs-its-staff-for-the-future

Japanese company replaces office workers with artificial intelligence – The Guardian:

https://www.theguardian.com/technology/2017/jan/05/japanese-company-replaces-office-workers-artificial-intelligence-ai-fukoku-mutual-life-insurance

The Future of Writing? China’s AI Reporter Published 450 Articles During Rio Olympics – Futurism:

https://futurism.com/the-future-of-writing-chinas-ai-reporter-published-450-articles-during-rio-olympics/

Poker Is the Latest Game to Fold Against Artificial Intelligence – MIT Technology Review:

https://www.technologyreview.com/s/603342/poker-is-the-latest-game-to-fold-against-artificial-intelligence/

AI And The Future Of Work: Will Our Jobs Disappear? – Forbes:

https://www.forbes.com/sites/fridapolli/2018/03/20/ai-and-the-future-of-work-will-our-jobs-disappear/#60ebf56250ab

Cittadini Attivi – Waiting for Alfred Nobel – Key4biz:

https://www.key4biz.it/cittadini-attivi-waiting-for-alfred-nobel/194332/

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