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Cittadini Attivi. A forza di ultime occasioni, siamo riusciti a diventare ultimi

Se avrete la pazienza di digitare su qualsiasi motore di ricerca (Google, Bing o altri) una delle seguenti frasi: “PA digitale ultima chiamata”, o “Ultima occasione per il digitale italiano” o “Ultimo treno per l’Agenda Digitale” e locuzioni simili, otterrete come risultato metadati molto ricorrenti che rimandano a migliaia di articoli, titoli di incontri, seminari e convegni, documenti più o meno ufficiali e di varia natura disponibili sulla Rete che contengono una o più delle frasi sopra riportate.

Di seguito qualche frase tra le più citate:

Ultima chiamata per l’Italia digitale”; “Ultima occasione per salvare l’Agenda digitale”; “Cloud Economy: ultima chiamata”; “Ultima spiaggia per l’ICT”; ”PA digitale: ultima chiamata”; “Agenda digitale, non perdiamo l’ultima occasione” …

Insomma, una vera e propria enciclopedia della depressione.

Di sicuro proseguendo nella ricerca troverete anche brani che entrano maggiormente nel dettaglio dell’argomento, ma che si contraddistinguono per lo stesso “catastrofico” tenore anche se scritti da soggetti diversi:

Vorrei innanzitutto ricordare il lancio da parte del mio governo dell’Agenda Digitale per l’Italia, per anni trascurata dai governi precedenti nonostante una pressante richiesta dalla società civile”;

Le nostre PMI – piccole e culturalmente arretrate – riusciranno a salire sulla zattera dell’economia 4.0, che potrebbe essere l’ultima salvezza prima di un irrecuperabile declino industriale del nostro Paese?”;

I «mille giorni» siano l’ultima chance per recuperare il tempo perduto; sono il cartellone di recupero che si espone alla fine della partita”;

Agenda Digitale: l’eredità di Neelie Kroes e l’ultima occasione italiana”.

Giunge dall’ANCI Piemonte l’ultimo accorato appello ai Comuni piemontesi affinché aderiscano formalmente al piano nazionale della banda ultra larga”;

Tecnologie digitali: ultima spiaggia per l’Ict italiana. Confermata la decrescita riportata nel 2011 in tutti i segmenti e i poco edificanti risultati del 1° Q 2012”;

Industria 4.0, il treno è partito. Ultima chiamata per l’Italia”;

Non c’è più tempo: non si può parlare di cavi e reti super veloci senza pensare a cosa ci andrà su”.

Sono sufficienti? Quelle riportate sono solo alcune delle numerosissime frasi sull’argomento reperibili sul web dal 2005 ad oggi, in un crescendo irrefrenabile. Esse prevedono l’inevitabile esistenza di un prossimo bivio, la cui scelta comporta, se imboccato in modo scorretto, un ineluttabile e irrecuperabile fallimento.

Ovviamente, non abbiamo ricercato tutti gli articoli riguardanti i fallimenti del digitale pubblico italiano, perché l’ordine di grandezza sarebbe stato a sei zeri.

Paventare continuamente un’ultima spiaggia è certamente un’esortazione comprensibile da tutti e di sicuro effetto, ma è anche un mezzo a volte abusato (e lo è stato anche in passato) che la classe politica di turno al Governo ha utilizzato per denunciare l’opera della classe politica precedente.

In ogni caso quella dell’ “ultima spiaggia” è un’esortazione che ad oggi non ha prodotto alcun risultato apprezzabile; non è infatti dell’ultima spiaggia che ci si deve occupare, ma del fatto che siamo il Paese che risulta agli ultimi posti in quasi tutti i ranking internazionali sul digitale e su tutto ciò che ad esso è collegato – cioè, praticamente, proprio su tutto! – e, ciò che è peggio, con basse probabilità di risalita.

Forse è il caso di smettere con l’uso/abuso di queste apocalittiche e inutili locuzioni, sforzandoci più semplicemente di guardare in faccia la realtà con più coraggio. Nella maggior parte dei casi, infatti, a queste esortazioni sono seguite idee di progetti le cui condizioni di fattibilità (per ragioni per lo più organizzative e manageriali piuttosto che tecniche ed economiche) erano assolutamente inesistenti.

Anche noi “Cittadini Attivi” abbiamo un sogno: che un giorno si possa finalmente mettere un punto su questo modo di procedere e che si comprenda, finalmente, che il digitale pubblico non può e non deve essere motivo di continua e faziosa contrapposizione. Occorre affrontare questa sfida tutti insieme, senza divisioni, remando nella stessa direzione e con obiettivi etici; altrimenti, sarà tristemente meglio abbandonare completamente il campo.

Dopo le tante citazioni negative riportate all’inizio dell’articolo concludo con una nota di speranza proponendovi una citazione di Tal Ben-Shahar, 35 anni, consulente e relatore di conferenze in tutto il mondo, laureato in “Organizzazione comportamentale” e in “Filosofia e Psicologia”; i suoi “corsi per la felicità”, con oltre 1400 iscritti, sono tra i più affollati dell’università ove insegna.

Egli afferma che saranno i Paesi che oggi soffrono di più a innescare il cambiamento. Quando finirà il periodo più drammatico per l’economia, Italia Grecia e Spagna saranno il motore di una società “post-materialista”, che non si definirà in base alla ricchezza, ma sarà tornata ai valori più autentici e fondamentali. Tal Ben-Shahar, in un’intervista ad un corrispondente italiano, dice: “Senso della comunità, famiglia, spiritualità sono nel vostro Dna e sono alcuni degli ingredienti principali della felicità, per voi sarà più facile ritrovarli in fretta“.

E’ con questa prospettiva che risulta quindi ancora possibile insistere sulla via della sensibilizzazione al cambiamento, conservando il sorriso nonostante una crisi economica in costante peggioramento.

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