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Cinema, dopo Sky anche Vivendi chiede di intervenire sulle finestre di distribuzione

A lanciare il sasso nello stagno è stata il mese scorso Sky Italia, proponendo l’abbattimento delle controverse finestre di distribuzione dei film nei piccoli centri urbani dove non arriva tutta la produzione cinematografica, adesso a rilanciare l’idea è Canal+, la pay tv francese che fa capo a Vivendi.

La famosa regola della ‘cronologia dei media‘ che stabilisce quando un film dopo la sua uscita in sala può essere trasmesso in video on-demand, poi sulla pay tv e poi sulla tv free-to-air…. potrebbe finalmente essere rivoluzionata, contribuendo anche ad arginare la pirateria, alla quale spesso ricorrono gli utenti per bypassare questo sistema e poter vedere in tempi brevi le première.

Nell’intervista alla rivista ‘Le Film français’, Maxime Saada, Ceo di Canal+, chiede che la pay tv possa trasmettere i film sei mesi dopo la loro uscita in sala e non dieci come avviene oggi.

Per contro il film potrebbe essere disponibile per tutti in video on-demand (acquisto o noleggio) – escluso Netflix – durante la finestra operativa di Canal+.

Oggi invece un film è disponibile in VOD quattro mesi dopo la sua uscita e non lo è più quando comincia a trasmetterlo la pay tv.

In questa crociata Canal+ ha trovato un importante supporter. Si tratta dell’Unione dei produttori del cinema (UPC), il primo sindacato dei produttori cinematografici d’Europa, che invita a sostenere la riforma della cronologia dei media proposta da Canal+.

L’UPC chiede tuttavia che il gruppo si impegni per due anni in più, fino al 2022, con l’accordo di finanziamento che ha stretto con i professionisti del settore nel 2015.

Ci riuscirà?

Difficile.

Secondo Le Figaro, Maxime Saada ha recentemente riunito le associazioni di settore per chiedere la revisione dell’accordo firmato nel maggio 2015.

In causa il contributo di Canal+ alla settima arte, al momento di circa 200 milioni di euro all’anno, che potrebbe esplodere grazie alla nuova offerta commerciale messa a punto per arginare le perdite della pay tv.

Oggi Canal+ versa circa il 12,5% del proprio fatturato, vale a dire 3 euro per abbonamento.

Se il nuovo piano di rilancio del gruppo avrà il successo sperato, si potrebbe fare anche di più.

Saada ha infatti proposto di fissare un minimo e un massimo.

“Non viene messo in questione il nostro contributo al cinema. Noi cerchiamo invece di aumentare il numero degli abbonati per rendere sicuro il nostro finanziamento“, ha concluso il Ceo di Canal+.

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