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Cina: nuove regole antitrust contro lo strapotere delle big tech, stop a pratiche monopolistiche nell’internet economy

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Pechino mette un freno ai comportanti scorretti e alle pratiche monopolistiche nel settore di internet: “Le grandi piattaforme non sono fuori dalla portata delle leggi antitrust, né possono essere terreno fertile per concorrenza sleale”.

Tenere a freno le più potenti aziende del Paese e i loro dirigenti, mandare un segnale chiaro agli investitori e agli imprenditori più ricchi, Pechino vuole mettere un freno ai comportanti scorretti e soprattutto porre fine alle pratiche monopolistiche nel settore di internet con nuove regole antitrust.

Si parte dai giganti tecnologici cinesi come Alibaba e Tencent. La scorsa settimana le autorità antitrust cinesi avevano bloccato l’Ipo di Ant Group da 34,5 miliardi di dollari, con contestuale sospensione del titolo sulle borse di Shanghai e Hong Kong.

Dall’Ipo storica di Ant Group alle nuove regole antitrust

Quella di Ant Group è stata considerata l’offerta pubblica iniziale (Ipo) più grande del mondo. Ora gli analisti finanziari stimano che la valutazione dell’azienda potrebbe passare da 280 miliardi a circa 140-150 miliardi, proprio a causa delle nuove regole annunciate.

Jack Ma, subito dopo lo stop forzato imposto dal Governo centrale, ha criticato aspramente sia le autorità regolatorie, sia le banche, ree a suo avviso di soffocare l’innovazione e di non prestare sufficiente attenzione al futuro e le nuove sfide finanziarie globali.

In risposta a queste critiche ecco la mossa di Pechino, anticipate dalle dichiarazioni di Wang Qishan, Vicepresidente della Repubblica Popolare Cinese, secondo cui il compito del Governo è cercare un nuovo equilibrio tra innovazione finanziaria, crescita e sicurezza.

Ad inizio mese, infatti, le autorità cinesi antitrust e di cybersicurezza si erano incontrate con i rappresentanti di Alibaba, Tencent, Tik Tok e altre 24 aziende di internet proprio per discutere di concorrenza sleale e contraffazione sul mercato nazionale.

Prima di questa crisi interna, Alibaba, Tencent e Ant potevano contare su un valore di capitalizzazione di mercato di circa 2.000 miliardi di dollari, molto di più della Bank of China e di altre grandi aziende cinesi.

Se fino ad oggi l’antitrust cinese aveva praticamente lasciato quasi campo libero alle imprese di internet, per favorire innovazione e profitti, ora sembra aver cambiato idea.

Stop a concorrenza sleale, più attenzione anche alla privacy

Le piattaforme di internet non sono fuori dalla portata delle leggi antitrust, né possono essere terreno fertile per concorrenza sleale”, hanno affermato le autorità cinesi.

Pechino ritiene quindi fondamentale un nuovo approccio regolatorio al mercato dell’internet economy, con una serie di nuove norme che siano in grado di contenere e reprimere comportamenti anticoncorrenziali, tesi a spremere le aziende più piccole e gli stessi rivali delle big tech, senza considerare il trasferimento di dati sensibili dei consumatori da un’azienda ad un’altra senza controlli.

Negli ultimi anni le proteste dei consumatori cinesi sulla violazione sistematica della loro privacy si erano fatte via via più forti, non solo nell’utilizzo di servizi di ecommerce, ma anche per l’utilizzo diffuso dei sistemi per il riconoscimento facciale e dei big data.

Il Governo cinese sta cambiando la sua opinione sulle piattaforme di internet, riconoscendo di fatto che stanno diventando troppo potenti, in perfetta linea con quanto sta accadendo nel resto del mondo”, ha spiegato in una nota su Bloomberg.com Hoi Tak Leung dello studio legale Ashrust di Hong Kong.

Il Consiglio di Stato ha inoltre annunciato nuove regole per disciplinare le transazioni finanziarie ed economiche di internet entro il giugno del 2021.