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Chiuso il Berlusconi market, Livio Varriale: “Piattaforma illegale svelata su Key4biz 5 mesi fa”

di Livio Varriale, giornalista e scrittore |

La Guardia di Finanza ha sgominato nel dark web il 'Berlusconi market', la piattaforma di vendita online di ogni genere di merce illegale. A giugno scorso Livio Varriale su Key4biz ha svelato con una videoinchiesta la vendita di documenti falsi e anche originali sul dark market. Pubblichiamo oggi il suo commento all'operazione condotta dalla Fiamme Gialle.

Nel mese di giugno chiamo il direttore di Key4biz, Raffaele Barberio, e l’avviso di voler realizzare una video inchiesta sulla vendita di documenti falsi e anche originali nel dark web per il mio canale YouTube.

Un argomento scottante, ma l’ordinario per chi come il sottoscritto dedica la sua attività di ricerca indipendente sul dark web che ha prodotto un volume e più di 200 video tematici, e concentrando la sua attività giornalistica sul di crimine informatico.

Il direttore mi dà il via libera nel realizzare un sunto per il suo portale, concordandomi piena fiducia.

Follia o Indipendenza?

Bisogna essere folli nel cimentarsi e nell’autorizzare la pubblicazione di un’inchiesta che fa entrare nei mercati neri del Dark Web in maniera indipendente, soprattutto quanto precede una videoinchiesta dove l’autore ci mette la faccia e si scopre pubblicamente ai criminali.

Da napoletani, però, si è abituati a tutto. Una palestra di vita dove l’aria di criminalità organizzata si respira ovunque, dal Calcio fino alla politica per intenderci.

Sarà l’ambiente dove sono nato e mi sono formato giornalisticamente ad avermi reso incosciente, ma certamente è stato utile a non farmi avere paura nel raccontare non solo il sistema di vendita di documenti falsi, ma soprattutto il meccanismo che regala cittadinanze e permessi di rifugiati agli extracomunitari sul suolo europeo, non circoscrivendolo solamente al territorio italiano.

Ed il direttore ha avuto l’onestà intellettuale, segno di indipendenza, non omettendo un fattore importante emerso dalla vicenda, riguardante un aspetto politico agghiacciante e soprattutto scomodo: i ganci di queste organizzazioni criminali, che compongono un vero e proprio Ufficio Anagrafe parallelo, risiedono nei paesi che criticano l’Italia sulle sue politiche immigratorie.

Tra i siti presenti nella video inchiesta figura anche Berlusconi Market. Un mercato nero italiano già compromesso dalle Forze dell’Ordine, come più spesso avvisato all’interno del mio canale YouTube dove oltre a raccontare cerco di fare prevenzione. La storia la conosco bene e racconta che nasce dalle ceneri di Italian Darkweb Community, anche quest’ultimo chiuso con raffiche di arresti in tutta Italia. Ed è anche lì, tra altri portali presenti nella parte oscura di internet, che tra le tante sezioni commerciali abbiamo spulciato quella dei documenti falsi.

Io ed il direttore, non sapevamo che in quel periodo erano in corso delle indagini dell’antiterrorismo italiano sulla vendita di documenti falsi sul suolo del Bel Paese. Questo lo abbiamo appreso proprio in questi giorni, quando “l’inchiesta della Gdf di Roma ha portato all’arresto di tre cittadini pugliesi riconducibili alla gestione del portale nel dark web Berlusconi Market”. Nella nota delle FF.OO riportata da tutte le maggiori testate si apprende che tutto nasce da “da un procedimento per associazione terroristica che ha origine l’attività del Nucleo speciale frodi tecnologiche della Guardia di Finanza di Roma, chiamata a eseguire degli accertamenti su un traffico di documenti falsi tra i quali permessi di soggiorno italiani e passaporti siriani.”

Bene, non c’è molto da aggiungere. Key4biz è stata su un pezzo, scottante, pericoloso e molto delicato. Realizzato senza soffiate, senza coperture, ma solo con la voglia di un suo collaboratore nel raccontare una verità e di un direttore libero di pubblicarla senza pregiudizi di alcun modo.

Siamo stati nel pieno dell’indagine, abbiamo raccontato il fenomeno, denunciandolo, senza interferire nelle attività della Pubblica Autorità, ma abbiamo scoperchiato uno scenario internazionale ancora più grave ed agghiacciante.

E mentre in Italia si è aperto un interrogativo sul “se procedere nelle indagini giornalistiche quando presente una indagine in corso da parte della Polizia Giudiziaria, propedeutica come sempre ad una riflessione della stampa americana nata a margine della chiusura del portale pedopornografico “Welcome to video”, la mia opinione su questa vicenda è ferma: si collabora con la Giustizia, ma le inchieste e gli articoli, dove possibile, si scrivono autonomamente, altrimenti saremmo passacarte e non giornalisti.