Università del Michigan

Chi compra uno smart speaker ha rinunciato alla privacy (report)

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Secondo uno studio dell’Università del Michigan che utilizza uno smart speaker come Amazon Echo è consapevole del rischio per la riservatezza dei suoi dati ma si è rassegnato.

Le persone che comprano uno smart speaker, come Amazon Echo, sono consapevoli del rischio privacy, ma sono anche rassegnati al fatto che la crescente erosione della riservatezza dei dati è ormai un dato di fatto e per questo non fanno granché per proteggersi. Lo scrive il sito specializzato Motherboard.vice.com, citando un recente studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università del Michigan su un campione di 17 utenti di smart speaker (‘Alexa, Are You Listening? Privacy Perceptions, Concerns and Privacy-seeking Behaviors with Smart Speakers’).

Secondo i ricercatori, la cosa più preoccupante riguarda l’apatia con cui gli utenti di smart speaker rinunciano consapevolmente a fette crescenti di privacy a cuor leggero. Il ragionamento degli utenti di smart speaker è questo: Amazon e Google sanno già tanto di me, che c’è di male se cedo ancora un po’ di informazioni? Una dimostrazione evidente della progressiva rinuncia da parte degli utenti alla riservatezza come fatto quasi ineluttabile, figlio dei nostri tempi.

Eppure, motivi di preoccupazione ce ne sono. Basti pensare ai casi di smart tv che registrano tutto quello che dici o di smart speaker che dopo aver registrato conversazioni private le hanno inviate a destinatari casuali. Questo perché tutti questi device sono comunque in rete e potenzialmente hackerabili e soggetti potenziali data breach.

Ma pur consapevoli di questi pericoli, gli utenti decidono coscientemente di rassegnarsi all’idea di essere spiati e al fatto che non c’è nulla per evitarlo.

Per assurdo, uno dei principali utilizzi degli smart speaker è appunto spiare el conversazioni della baby sitter o della domestica quando è sola in casa.

Secondo gli autori della ricerca, basterebbero pochi piccoli cambiamenti per rendere gli smart speaker più “discreti”. Ad esempio, il tasto per inserire la funzione “muto” potrebbe essere attivata vocalmente anziché con un bottone com’è attualmente. Tra l’altro il comando vocale è la modalità con cui ci si relazione normalmente con gli speaker.

Ma per un motivo o per l’altro è impossibile dire ad Alexa di smettere di ascoltare per dieci minuti, oppure ordinarle di dimenticare tutto quello che ha ascoltato nell’ultima ora.  Eppure non sarebbe certo una funzione troppo complessa da implementare per il produttore, sottolineano i ricercatori.