Data protection

Censimento permanente, Garante Privacy all’Istat ‘Garantire alternative al porta a porta’

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Il Garante Privacy dà il via libera alla prima fase di raccolta dati nell’ambito del censimento permanente, ma restano diverse criticità fra cui in primo luogo la mancata sospensione della raccolta dei dati da parte dell’Istat dal sistema informativo dell’Acquirente Unico.

Alle famiglie che dovranno rispondere al questionario per il censimento permanente dell’Istat con il sistema del “porta a porta” dovrà essere garantita una modalità alternativa di raccolta dei dati meno invasiva dell’intervista faccia a faccia. Lo scrive il Garante Privacy in una nota odierna, dopo il via alla raccolta dati nell’ambito del censimento permanente previsto per l’8 ottobre.

Il censimento prevede la raccolta dati di due campioni distinti di popolazione. La prima composta da 450mila famiglie che saranno coinvolte soltanto con interviste via pc o telefoniche. La seconda parte del campione, pari a 950mila famiglie, potrà invece essere sottoposta a interviste porta a porta da parte di rilevatori muniti di tablet.

 

Tutte le magagne del censimento permanente

Una misura, il censimento permanente, osteggiata dal Garante Privacy, che da tempo punta il dito contro le mani eccessivamente libere concesse all’Istituto Italiano di Statistica nella raccolta dati sulla popolazione con il via libera al “censimento permanente”, dovuta all’integrazione nel suo database delle principali banche dati pubbliche (fra cui Inps, Acquirente Unico, Anagrafe Tributaria). Un ampliamento di competenze approvato nell’ultima Legge di Bilancio, che rischia di fare dell’Istat un Grande Fratello degli Italiani, senza i dovuti correttivi.

Correttivi che il Garante Privacy ha prescritto nero su bianco all’Istat e che sono qui sotto elencati, dal provvedimento n. 459 del 4 ottobre 2018:

“Rilevate le criticità, rappresentate all’Istituto anche nel corso di numerosi incontri svolti con gli Uffici del Garante, relative, in particolare, a:

  • misure necessarie a rendere il trattamento trasparente e legittimo, anche ai fini delle informazioni da rendere agli interessati ai sensi degli artt. 13 e del 14, anche attraverso il PGC;
  • specificazione delle basi dati ed esatta individuazione nel PGC delle tipologie di dati oggetto di trattamento e delle relative garanzie, nel rispetto del principio di minimizzazione;
  • sospensione della raccolta dei dati dal Sistema informativo dell’Acquirente unico S.p.A., in ragione dei rischi già evidenziati nel citato provvedimento;
  • logica applicata al trattamento automatizzato, sia per la costruzione del campione, che per il riporto all’universo delle risultanze delle indagini;
  • ruolo degli uffici provinciali e comunali di censimento e cautele individuate per il trattamento dei dati, con particolare riferimento ai rischi di ricadute individuali e alla verifica delle incongruenze dei dati;
  • chiarimenti in ordine all’obbligo di risposta da parte degli interessati e alle relative conseguenze sanzionatorie;
  • contenuto dei questionari;
  • modalità di compilazione dei questionari da parte degli intervistati nella rilevazione Areale (A), prevedendo ulteriori canali di risposta facoltativi, analogamente a quanto previsto per la rilevazione da Lista (L); 
  • misure per garantire l’esattezza, la minimizzazione dei dati e la pseudonimizzazione;
  • tempi di conservazione dei dati da individuare nel rispetto del principio di proporzionalità;
  • garanzie per la diffusione dei dati e tecniche di anonimizzazione;
  • divieto di ricadute amministrative nei confronti degli interessati;
  • integrazione delle misure di sicurezza, da assicurare anche presso i responsabili del trattamento;
  • corretta identificazione dei rischi connessi al trattamento;
  • analisi complessiva della sicurezza funzionale nel processo;
  • motivazione e documentazione delle scelte effettuate”,

C’è da dire che l’Istat, nel frattempo, ha fornito garanzie idonee per ridurre i rischi a livello accettabile per alcune (poche) delle criticità rilevate dal Garante in riferimento:

  • “le modalità casuali di estrazione del campione di soggetti selezionato per lo svolgimento delle indagini Areale (A) e da Lista (L);
  • il rispetto del divieto di ricadute amministrative individuali;
  • le istruzioni fornite ai soggetti coinvolti nelle operazioni censuarie e la formazione dei rilevatori;
  • le misure di sicurezza assicurate nella fase di raccolta;
  • le informazioni fornite agli interessati sul trattamento di dati personali effettuato, ivi compreso l’obbligo di risposta al questionario e le relative conseguenze sanzionatorie in caso di mancata risposta o di fornitura scientemente errata o incompleta”.

Detto questo, al momento il Garante ha dato il via libera alla raccolta dati per il censimento permanente da parte dell’Istat, che tuttavia dovrà rispettare tutti i rilievi dell’Autorità per passare alla fase successiva dell’elaborazione vera e propria dei dati raccolti, pena il blocco dell’intera operazione.

Garanzie richieste per interviste porta a porta

“Nel dare, ai sensi del nuovo Regolamento europeo, la sua autorizzazione all’avvio il prossimo 8 ottobre della prima fase del censimento, cioè la raccolta dati sul campo, il Garante per la protezione dei dati personali ha chiesto che anche per le famiglie inserite nell’indagine “porta a porta” vengano previste modalità alternative al faccia a faccia, assicurando le medesime garanzie previste per chi invece riceverà a casa la lettera dell’Istat, a cui potrà rispondere anche dal pc o al telefono”, si legge nella nota.

La richiesta del Garante, prosegue la nota, “nasce dall’esigenza di evitare che l’obbligatoria presenza fisica del rilevatore, a cui è necessario fornire direttamente le risposte, possa comportare eccessivi disagi per i cittadini o imbarazzi, soprattutto nelle piccole comunità”.

Il Garante ha ritenuto che la modalità di raccolta “porta a porta” potrebbe determinare una maggiore ingerenza nella sfera privata degli interessati (si pensi ai casi di soggetti vulnerabili o timorosi, anziani e persone malate), i quali si troverebbero a dover fornire ad un soggetto estraneo “numerose e dettagliate informazioni relative alla propria famiglia e abitazione, a pena di sanzione”.

“Pur riconoscendo la rilevante finalità di interesse pubblico perseguita dall’Istituto, il Garante ha ribadito la necessità di superare le criticità già rilevate nel provvedimento del maggio scorso, in considerazione dei rischi elevati per le libertà e i diritti degli interessati determinati dal nuovo censimento permanente, che si caratterizza, rispetto al passato, per un massiccio uso di banche dati amministrative (Anagrafe tributaria, Inps, Miur etc.) – chiude la nota – Per avviare le fasi successive, l’Istat dovrà quindi predisporre tutte le garanzie e le misure necessarie e non ancora individuate per conformare il trattamento dei dati alla normativa in materia di protezione dei dati personali”.