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CeBIT 2017, i consigli di Edward Snowden per la cybersecurity dell’Internet delle cose

Decine di miliardi di dispositivi elettronici saranno connessi tra loro entro pochi anni. Una grande rete dell’Internet of Things che potrebbe generare un mercato di miliardi di dollari di valore. La tecnologia c’è, gli investimenti stanno arrivando, manca solo un quadro regolatorio più efficace e un adeguato livello di sicurezza nell’attivare questi nuovi network della nascente società digitale.

Le persone non usano bene questi nuovi apparecchi e non si rendono conto dei pericoli informatici a cui si espongono ogni volta che compiono operazioni in rete. Al CeBIT 2017 di Hannover, uno dei più grandi saloni mondiali dedicati alla trasformazione digitale in atto, uno dei temi dominanti in agenda è stato proprio quello della cybersecurity.

Al crescere del numero degli oggetti connessi in rete cresce proporzionalmente il pericolo di essere attaccati da criminali digitali interessati ai nostri dati sensibili e alle nostre credenziali utili ad accedere ai conti online.

I cyber criminali agiscono solo per ottenere vantaggi in termini di spionaggio industriale e governativo, o per rubare soldi dai conti online.

Entro il 2020 ci saranno più di 20 miliardi di oggetti connessi in rete e tra loro in tutto il mondo, secondo un Rapporto di BI Intelligence. Il 40% saranno dispositivi connessi in reti aziendali.

Uno dei pericoli a cui si è esposti, secondo gli esperti che si sono dati appuntamento al CeBIT di quest’anno, è la possibilità che questi oggetti connessi diano vita a delle botnet, cioè reti di apparecchi connessi tra loro e controllati da remoto tramite malware.

L’obiettivo è infettare più dispositivi possibili per creare un esercito di pc/smartphone zombies con cui infettare tanti altri device e riuscire così a raggiungere il maggior numero possibile di dati sensibili e magari di risorse economiche custodite in conti online.

Per evitare che questo accada, ha spiegato Edward Snowden in una video conferenza al CeBIT, “si deve offrire sul mercato trasparenza e affidabilità”.

L’ex consulente della National Security Agency degli Stati Uniti, che nel 2013 ha fatto scoppiare lo scandalo della sorveglianza di massa e che oggi vive in esilio in Russia, sottolinea come l’interconnessione di tutti i dispositivi digitali è un passaggio imminente, ma bisogna essere in grado di operare in condizioni di sicurezza informatica.

Il metodo migliore è offrire trasparenza, con prodotti di cui gli utenti più esperti possano verificare l’affidabilità – si legge in uno stralcio dell’intervista pubblicata sul quotidiano La Stampa –  poi i produttori devono introdurre livelli di sicurezza tali da rendere più costose le operazioni di spionaggio. Se il prezzo da pagare per bucare un dispositivo supera il valore delle informazioni che si possono raccogliere, ecco, questo è il miglior rimedio possibile al dilagare della sorveglianza”.

Un punto di vista che è condiviso anche in un’altra intervista, stavolta rilasciata dall’esperto mondiale di cybersicurezza Bruce Schneier al blog Linux.com: “Ho collezionato decine di documenti aziendali dedicati alla sicurezza IoT, ma il vero problema è economico, perché quando parliamo di questi miliardi di device in circolazione e connessi in rete parliamo spesso di prodotti a basso costo e accessibili a tutti, con un livello di sicurezza basso proprio in virtù della volontà di contenerne i costi così da aumentarne le vendite”.

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