L'incontro

CDTI. Prosegue il ciclo di ‘Incontri con…’, ospite l’on. Federico D’Incà (M5S)

di Massimo Di Virgilio, presidente CDTI |

“Incontri con…” del Club Dirigenti Tecnologie dell'Informazione di Roma nasce dalla volontà di aprire un dialogo con i principali esponenti del mondo della Politica, delle Imprese e della Ricerca per riflettere sulle implicazioni economiche, politiche e sociali indotte dalla trasformazione digitale.

L’incontro è stato aperto dal Presidente del CDTI che, dopo il rituale saluto agli intervenuti e all’Ospite, ha effettuato una breve introduzione, ricordando che l’obiettivo del CDTI con il ciclo di “Incontri con….” è di aprire un dibattito con tutti gli stakeholder sul tema della trasformazione digitale e sulle implicazioni da questa indotte a livello industriale, economico e sociale. Presentando l’On. Federico D’Incà ne ha ricordato la biografia, il percorso di studi e gli impegni nel volontariato.

Immediatamente dopo ha preso la parola l’On. D’Incà, che ha esordito ricordando ai partecipanti in cosa consista nello specifico la sua attività di Questore nella gestione economica della Camera e l’opera di trasformazione strutturale (e.g. l’ammodernamento dei processi che ha portato ad una riduzione del consumo annuo di carta dell’80%), proseguendo poi con una riflessione sull’attuale assetto del Movimento, le principali attività, quali il più recente Decreto “Concretezza”, sull’impegno nella restituzione di parte significativa degli emolumenti, e concludendo con un analisi dello stato dell’arte dei principali progetti attuativi in corso nell’ambito della PA, quali: ANPR, SPID, PAGO PA, APP IO, il sostegno alle Startup, alla Blockchain, e le iniziative nel campo della Banda larga, del 5G e dei 700 Mhz.

A questo punto la parola è passata ai Soci del Club, che hanno indirizzato all’On. D’Incà una serie di domande.

Gilberto Avenali, prendendo la parola per primo, ha ricordato l’anomala struttura degli appalti pubblici, caratterizzata da una catena in cui il Committente affida nella quasi totalità dei casi il mandato progettuale e realizzativo ad una ristretta cerchia di grandi aziende, assegnando loro “de facto” anche  il compito di scegliere, tra una “pletora” di PMI quelle “elette” a partecipare nel ruolo di sub appaltatori. Una filiera nella quale le piccole imprese finiscono altresì con il finanziare per 7-8 mesi lo Stato da una parte, con il pagamento anticipato dell’IVA e, dall’altra le grandi aziende. Per uscire da questa situazione di grande difficoltà egli ha proposto di alzare la soglia dell’IVA per cassa dai 2 milioni attuali a 4-7 mln,  evitando la “flat tax”, che, a suo avviso, non avrebbe invece alcun effetto concreto.

Raffaele Barberio ha segnalato che manca “una strategia sul digitale”, contestando che l’ANPR, enfatizzata dall’On. D’Incà possa comportare vantaggi aggiuntivi concreti; intervenendo sulla dismissione dei “data center” pubblici e privati, che secondo l’On. D’Incà dovrebbero passare da 22.000 a 4, Raffaele ha posto un quesito di cruciale importanza a proposito dei dati in esso contenuti. La sua preoccupazione è dove questi finiscano, visto che, come sembrerebbe, sono candidati a questo scopo Amazon, Microsoft, Oracle e Sales Force. Continuando nel suo intervento ha poi espresso l’auspicio che un nuovo “Intergruppo Innovazione”, con un approccio diverso dal precedente, possa cambiare marcia per assumere un ruolo di guida e di indirizzo, modificando in concreto le procedure.

A quest’ultimo proposito è intervenuto Alberto Cappiello, sostenendo che oltre alla modifica normativa si debba lavorare sulla fase attuativa, dando a tutte le PA, tutto ciò che serve operativamente per il loro pieno e totale recepimento, evitando che si creino zone franche, in cui le nuove regole non vengano applicate.

Fabrizio Giacomelli ha fatto notare che il PIL, la produttività e altri indicatori segnalano una oggettiva condizione critica del Paese, generando un ulteriore arretramento rispetto agli altri Stati membri dell’UE. Per uscire da questa condizione drammatica ha suggerito con determinazione di dare un forte impulso a Ricerca e Sviluppo. Ha anche voluto ricordare che l’Italia ha pochi primati, che non dovrebbero essere persi: il primo, quello Unesco, che sostanzialmente non ci sorprende come l’altro, quello della maggiore attrattività per l’innovazione dal punto di vista fiscale; questo primato, conseguito grazie al “credito d’imposta”, meriterebbe di non essere perso. La preoccupazione però è che le modifiche attualmente allo studio dell’imminente Decreto “Crescita” vadano non solo a modificarne la natura stessa e l’efficacia ma anche a il percorso su cui gli imprenditori avevano creduto, investendo.

Elisabetta Zuanelli ha avviato il suo ragionamento, sottolineando che il nostro Paese si trova in uno stato di subalternità nei confronti delle grandi multinazionali della tecnologia e della consulenza. I “giganti” dell’economia digitale con un sistema oligopolistico, tra i proprietari/gestori di rete, da una parte e i produttori/gestori di contenuti, dall’altra, esercitano un condizionamento estremamente pesante. Elisabetta ha ribadito che il tema della ricerca e dello sviluppo dovrebbe essere declinato come incubatore nell’economia della conoscenza, accompagnando i giovani in un’acquisizione delle competenze più strutturata e profonda. Viste le carenze di bilancio, ha proposto la nascita di una strategia digitale del Paese, capace di andare a prendere le risorse alla fonte, nei progetti annuali delle pubbliche amministrazioni,  negoziando con le aziende maggiori, quelle che ogni anno si aggiudicano la quasi totalità degli appalti, una quota parte dei ricavi per destinarli a imprese innovative, reti di imprese, raggruppamenti tra imprese e università.

Maria Pia Giovannini, riprendendo le osservazioni di Raffaele Barberio, ha tenuto a evidenziare che l’”ANPR” ha avviato un processo di semplificazione e di correlazione che favorisce virtuosamente l’innovazione. La stessa cosa vale per “Pago Pa”. Maria Pia ha tenuto sia a sottolineare l’importanza di questi meccanismi sia che la positiva e proficua attenzione della Politica. Anche Lei ha invocato una semplificazione delle “Gare”, auspicando l’adozione di meccanismi di regolazione e di semplificazione dei rapporti tra tutti gli operatori pubblici e privati.

Stefania Blandini ha allargato le sue considerazioni alla dimensione europea, preoccupandosi della riduzione degli spazi di sovranità nello sviluppo, chiedendo se esistano un programma M5S sull’economia digitale, oltre alla disponibilità concreta a fare “sistema” con le altre forze politiche, come PD e FI, per trascinare l’UE, partendo dall’Italia, Paese nel quale è nata la civiltà.

Sante Dotto ha rilevato che recentemente il Consiglio dell’UE   ha approvato il “Piano coordinato sull’AI ” e il relativo allegato sullo sviluppo e l’utilizzo dell’AI. Nelle conclusioni, al punto 14, il Consiglio incoraggia gli Stati membri a porre in essere entro la metà del 2019 strategie o programmi nazionali in materia di AI o a includerla in altri programmi. A questo proposito Sante ha domandato se sia stata avviata ed in quale sede la sua predisposizione. Nella sua conclusione Sante ha offerto la collaborazione del CDTI alle attività preliminari o consultive finalizzate alla redazione finale della strategia e dei relativi programmi attuativi.

Enrico Luciani, ha evidenziato che la maggiore attenzione data alle startup rispetto alle PMI, possa paradossalmente favorire il mondo straniero. Enrico ha poi aggiunto che un Paese fondato sulle PMI (5.000 nel settore ICT, 500.000 addetti), debba avere una strategia al pari di Germania e Francia. Nelle gare della PA e delle principali aziende dello Stato, raramente è prevista una norma antitrust negli RTI, non ci sono norme premiali per  startup e PMI (Consip ed Enel hanno iniziato a farlo), né dimensioni tali da consentire la costituzione di RTI di PMI, al riparo dalla concorrenza dei Big. Le PMI costrette al subappalto non sono aiutate dalla legge degli appalti che ha irrigidito il sistema. Al termine Enrico ha domandato cosa il M5S intenda fare per attuare il dettato Europeo per favorire la crescita delle PMI e quale dei suggerimenti sopra indicati o similari siano ad avviso del M5S attuabili nel breve.

Arturo Veneruso a proposito del codice degli appalti, ricordando l’impegno del CDTI negli anni scorsi su questo tema, ha chiesto se il nostro Club possa finalmente essere ammesso come interlocutore per presentare proposte di cambiamento.

Gianni Orlandi ha domandato se il Governo del “cambiamento”, essendo lo sviluppo il suo obiettivo, con un Paese che viaggia all’1% di investimenti in ricerca, abbia predisposto un piano per poter essere competitivi, replicando il modello Obama  del  2008, o quello della commissione “Dadda”, che all’epoca del governo Craxi lavorò per portare gli investimenti in ricerca alla fine degli anni ’80 dall’1,5% al 3% (senza però poi raggiungerlo).

Ettore Alloggia, tornando sul tema degli appalti e dei sub appalti, ha sviluppato un ragionamento sia sui meccanismi di partecipazione alle gare, sia su quelli di selezione, sia su quelli di aggiudicazione. Il quadro che è arrivato a delineare esprime lo stato di un sistema resistente al cambiamento, pieno di cavilli che, da un lato, condizionano l’accesso di nuovi entranti, e dall’altro, impediscono, per la rilevanza degli oneri connessi, l’eventuale ricorso giudiziale.

Massimo di Virgilio, prima di passare la parola all’On. D’Incà per i saluti, concludendo i lavori, ha sottolineato il disagio e la difficoltà del settore che  continua ad incontrare molte difficoltà. Ha anche ricordato che la militanza pluriennale in grandi aziende di molti Soci rende il Club, un soggetto culturalmente terzo, equidistante e privo di atteggiamenti di contrapposizione a priori. Se in un Paese come il nostro ci sono pochissime grandi aziende – due sole superano il miliardo di euro, una dimensione molto lontana da quella delle major internazionali -, e una miriade di piccole aziende, con limitate capacità di crescita evidenzia un problema storico e strutturale, come dimostra plasticamente la limitata capacità di internazionalizzazione. La responsabilità è di tutti gli attori in campo, la situazione è complessa e i meccanismi sono complicati. Massimo ha rimarcato la necessità di attivare un dialogo con la Politica sia sulla “complessità”, per delineare le traiettorie future, sia sulle “complicazioni”, per sciogliere  grovigli formali e strumentali. Da Presidente del CDTI ha tenuto a sottolineare quanto grande sia la passione dei Soci e quanta determinazione abbiano nel voler  “restituire” ai giovani, cui sarà dedicata l’Assemblea d’Estate, l’esperienza e la competenza costruita e accumulata in molti anni, attivando un passaggio di testimone nel miglior modo possibile per evitare la migrazione “ignota”, di cui nessuno parla. Massimo ha concluso rivolgendosi all’On D’Incà, chiedendogli formalmente se non sia arrivato il tempo di un  confronto rapido e continuo.

L’On. D’Incà ha immediatamente risposto con un sì estremamente chiaro, evidenziando il suo grande impegno sul tema digitale e dichiarandosi disponibile a ricevere riflessioni, analisi, proposte che possano consentire di approfondire temi di interesse su tutte le problematiche connesse con il “digitale”.