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Cavi sottomarini. Rischi economici per 65 miliardi di sterline, il Rapporto del Parlamento UK

L’allarme del Parlamento britannico sulla sicurezza nazionale dei cavi sottomarini

I cavi sottomarini rappresentano la spina dorsale invisibile della connettività globale, quindi delle nostre comunicazioni e delle transazioni finanziarie. Secondo un Rapporto pubblicato dalla Commissione congiunta per la strategia di sicurezza nazionale (NSS) del Parlamento del Regno Unito, però, più di 65 miliardi di sterline dell’attività economica del Paese sono a rischio.

Le cause individuate sono diverse, dagli attacchi portati da entità statali estere alle minacce ibride, fino ai disastri naturali, tutte egualmente gravi e pericolose per la stabilità e la continuità operativa delle infrastrutture strategiche subacquee.

Secondo il Rapporto, infatti, il 99% del traffico dati internazionale in partenza e in arrivo dal Regno Unito avviene su questi cavi in fibra posati sul fondo dell’Oceano Atlantico e del Mare del Nord.

La nostra economia moderna, la nostra sicurezza e la nostra società dipendono da questi cavi“, si legge nel rapporto, “la loro resilienza è una questione di sicurezza nazionale“.

Pericolo sabotaggio diretto dei cavi sottomarini da parte di Russia e Cina

Il documento si sofferma soprattutto sul pericolo del “sabotaggio diretto” dei cavi da parte di attori statali, indicando direttamente Russia e Cina.

Mosca è il primo indiziato, per la vicinanza geografica e la prossimità ai principali alle infrastrutture in questione, ma anche per la capacità navale e le tradizionali tattiche ibride d’attacco nel tempo dispiegate.

In questo caso, il rapporto parla esplicitamente di un attore che rappresenta “un rischio di grave destabilizzazione nazionale” per la Gran Bretagna.

La Cina, sebbene attualmente maggiormente concentrata sull’Indo-Pacifico, è anche chiamata in causa per le sue crescenti capacità marittime. Il rapporto avverte che, in caso di un dispiegamento del Regno Unito a supporto degli alleati dell’Indo-Pacifico, la ritorsione potrebbe assumere la forma di un’interruzione mirata dei cavi sottomarini o delle infrastrutture associate.

Il punto chiave è la proprietà delle infrastrutture

Non meno rilevante, ai fini della riduzione di queste vulnerabilità nella sicurezza delle infrastrutture strategiche nazionali, è la “proprietà” delle reti e la dipendenza da fornitori stranieri.

Gran parte delle infrastrutture sottomarine del Regno Unito è di proprietà privata, spesso di consorzi stranieri che includono soggetti terzi non alleati. Ciò comporta evidenti rischi in termini di accesso, supervisione e visibilità delle informazioni.

A complicare ulteriormente il problema, il Regno Unito ha una capacità interna limitata di riparare o rispondere ai guasti dei cavi.

Per proteggere i cavi un “Bastione Atlantico”, ma devono fare la loro parte anche le aziende

Il rapporto suggerisce la costituzione di un organismo di vigilanza centralizzato nel Regno Unito per semplificare le politiche, la condivisione di informazioni e il comando operativo.

Altra proposta è lo strumento denominato “Atlantic Bastion”: uno scenario multilaterale di allineamento alla NATO per monitorare e difendere i cavi sottomarini nell’Atlantico settentrionale.

C’è anche un messaggio esplicito per gli operatori del settore: investire in ridondanza, routing crittografato, stazioni di atterraggio diversificate e monitoraggio in tempo reale “potrebbe non essere più un’opzione”.

Le Autorità di regolamentazione e di settore, invece, non possono più farsi trovare impreparate e devono dimostrare maggiore capacità di reazione, di risposta rapida e coordinamento.

Le minacce ai cavi sottomarini secondo la Commissione parlamentare britannica non sono più teoriche, ma una realtà con cui dover e saper fare i conti in ogni momento: “Non parliamo più di sé, ma di quando e quanto saremo pronti ad affrontare un attacco”.

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