Key4biz

Cavi sottomarini ed economia circolare, il 95% dei materiali è riciclabile

Cavi sottomarini riciclabili: fondamentale il recupero, anche per ridurre l’impatto ambientale. Lo studio internazionale

Il recupero dei cavi sottomarini per telecomunicazioni ed energia elettrica non rappresenta una minaccia significativa per i fondali marini e, al contrario, offre un’importante opportunità per rafforzare l’economia circolare del settore digitale globale. È questa la conclusione principale del primo studio scientifico peer-reviewed che analizza in modo sistematico gli impatti ambientali della dismissione dei cavi sottomarini, riportato dall’International Cable Protection Committee (ICPC).

La ricerca, pubblicata sul Journal of Environmental Management, è stata condotta da un team internazionale di studiosi di oceanologia, accademici ed esperti dell’industria delle telecomunicazioni e colma una lacuna conoscitiva rilevante in un momento cruciale per le infrastrutture sottomarine. Oltre 3,5 milioni di chilometri di cavi sottomarini sono oggi installati a livello globale, e una quota crescente di questa rete strategica sta raggiungendo o superando la vita utile progettuale di circa 25 anni.

Impatti ambientali limitati e temporanei

Lo studio rileva che gli impatti ambientali associati al recupero dei cavi sono generalmente localizzati, di breve durata e significativamente inferiori rispetto a quelli generati durante la fase di installazione. Le perturbazioni maggiori si osservano in acque poco profonde, dove i cavi sono interrati nel sedimento, mentre nei fondali profondi – dove i cavi sono prevalentemente posati in superficie – gli effetti risultano ancora più contenuti.

Un altro risultato rilevante riguarda la biodiversità marina: la colonizzazione biologica dei cavi da parte della megafauna, spesso evocata come elemento critico, emerge come un fenomeno eccezionale e non la norma. Nel corso dell’analisi di migliaia di chilometri di cavi recuperati, la presenza di organismi di grandi dimensioni è stata riscontrata solo in un breve tratto.

Cavi integri anche dopo decenni sui fondali

Dal punto di vista industriale e ambientale, il dato forse più significativo riguarda lo stato di conservazione delle infrastrutture. I moderni cavi in fibra ottica risultano strutturalmente integri anche dopo decenni trascorsi sul fondo dell’oceano, un fattore che rende tecnicamente ed economicamente sostenibile il loro recupero.

«Il nostro obiettivo era fornire la prima valutazione scientifica basata su evidenze delle implicazioni ambientali della dismissione dei cavi sottomarini», spiega Mike Clare, primo autore dello studio e ricercatore del National Oceanography Centre del Regno Unito.
Abbiamo riscontrato che le operazioni di recupero generano in genere solo un disturbo molto localizzato e di breve durata – ha precisato lo studioso – offrendo al contempo benefici sostanziali per il riciclo e l’economia circolare”.

Clare sottolinea inoltre che “nella maggior parte dei casi, i cavi sottomarini rimangono in condizioni quasi pristine, anche dopo decenni negli oceani profondi, il che significa che possono essere recuperati in modo sicuro ed efficiente e successivamente riutilizzati o riciclati”.

Oltre il 95% dei materiali di cui sono fatti i cavi sottomarini è riciclabile

È proprio sul fronte dell’economia circolare che lo studio apre prospettive concrete. I materiali recuperabili dei cavi sottomarini – tra cui rame, acciaio e plastiche – raggiungono tassi di riciclabilità superiori al 95%, riducendo la necessità di nuove estrazioni e contribuendo alla sostenibilità complessiva delle infrastrutture digitali.

In un contesto di crescente congestione dello spazio marittimo e di rapida evoluzione tecnologica, il recupero dei cavi dismessi consente anche di liberare corridoi sottomarini per l’installazione di sistemi di nuova generazione, evitando l’espansione verso aree sensibili del fondale.

Fondamentale gestire le infrastrutture sottomarine in modo responsabile, durante tutto il loro ciclo di vita

Secondo l’ICPC, lo studio rappresenta un punto di svolta per regolatori e operatori. “Questo lavoro segna un passo fondamentale verso decisioni basate su evidenze scientifiche”, afferma l’Operations Manager dell’ICPC John Wrottesley, sottolineando come una gestione responsabile dell’intero ciclo di vita dei cavi sia ormai imprescindibile.

Con lo spazio marino sempre più congestionato e conteso, è fondamentale gestire le infrastrutture sottomarine in modo responsabile durante tutto il loro ciclo di vita. I risultati forniscono agli enti regolatori e all’industria la certezza che il recupero responsabile dei cavi sia fattibile e rispettoso dell’ambiente, e che svolga un ruolo chiave nel consentire l’installazione di sistemi di nuova generazione senza invadere aree sensibili dei fondali marini”, si legge nella nota rilasciata dal responsabile dell’ICPC. 

Sostanzialmente si invita a rafforzare il monitoraggio ambientale sistematico durante le future operazioni di recupero e a standardizzare la raccolta dei dati, così da costruire un patrimonio informativo utile sia all’industria sia ai decisori pubblici, migliorando la conoscenza degli ecosistemi marini profondi e costieri.

La ricerca dimostra che sostenibilità ambientale, innovazione tecnologica ed economia circolare possono procedere insieme, anche sotto la superficie del mare. Per questo è anche importante rafforzare la collaborazione tra enti di ricerca e grandi associazioni di settore.

L’International Cable Protection Committee è una comunità internazionale di interesse non commerciale e senza scopo di lucro composta da 240 organizzazioni membri provenienti da 70 paesi, attive nelle attività critiche di costruzione, gestione e manutenzione di infrastrutture di cavi sottomarini per telecomunicazioni ed energia.

Exit mobile version