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Causeries. Una bussola per capire la riforma costituzionale

L’appuntamento sul referendum costituzionale si avvicina e così la confusione.

Mancano bussole per orientarsi su una scelta che procede da un’idea-forza di fondo, ma che, inevitabilmente, presenta un certo grado di complessità.

Per questo non si può che accogliere con favore un contributo alla chiarificazione del tema ad opera di uno storico Guido Crainz e di un giurista, Carlo Fusaro: Titolo “Aggiornare la costituzione. Storia e ragioni di una riforma” (editore Donzelli, 2016).

Tra i tanti volumi che sono usciti per illustrare i pro e i contro della riforma è sicuramente il migliore per concisione e chiarezza. Testo espositivo? Niente affatto. Anzi critico e profondo nella ricerca delle ragioni fondamentali di una riforma avvolta nei fumi della polemica politica e dottrinale.

Tanto per cominciare colpisce l’intuizione di fondo, del tutto condivisibile. La riforma non stravolge la costituzione del 1948, ma la attua.

I padri costituenti sin dall’inizio avevano concepito l’esigenza di una differenziazione tra le due camere, De Gasperi in primis. Ma all’epoca prevalse il timore che il Partito Comunista, legato all’Unione Sovietica, giungesse al potere e attuasse un programma sociale che andava ben oltre quanto democristiani e liberali fossero disposti a tollerare. Di qui la scelta a favore di un dispositivo costituzionale, di una forma di governo, che frenasse invece di assecondare l’azione legislativa e dell’esecutivo. Obiettivo pienamente conseguito come attestano l’instabilità dei governi e la farraginosità dell’attività legislativa nel mezzo secolo successivo.

Certo, la riforma su cui ci accingiamo a votare non presenta solo luci, ma anche qualche lato oscuro che Fusaro non si sottrae dal sottolineare.

Quando il testo prevede che la scelta dei senatori debba rispecchiare le preferenze del corpo elettorale, esso introduce una discrasia nel modello della rappresentanza pura degli interessi territoriali, secondo la quale solo gli enti intermedi dovrebbero concorrere a costituire il Senato, in conformità al principio della rappresentanza indiretta. Eppure si tratta di una discrasia facilmente ricomponibile con la legge elettorale che dovrà essere adottata per scegliere i consiglieri regionali e i sindaci chiamati a dare espressione agli orientamenti dei loro territori.

Nel complesso gli autori condividono comunque un giudizio positivo verso la riforma che introduce efficienza e riduce gli sprechi.

Un giudizio che ci sentiamo di abbracciare, a maggior ragione dopo avere letto questa puntuale ricostruzione.

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