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Causeries. Interoperabilità: lo snodo più ostico per il futuro della rete

Interoperabilità

#Causeries è una rubrica settimanale sulle criticità dei mercati della convergenza e il loro rapporto con le grandi tematiche della regolazione, curata da Stefano Mannoni, professore di Diritto delle Comunicazioni presso l’Università di Firenze.
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Interoperabilità. Questa è la parola che nei prossimi anni contenderà il campo a quella di neutralità (della rete) come vessillo delle battaglie regolatorie su internet.

Provate a immaginare per un momento che l’accesso a internet sia da domani mediato da dispositivi chiusi come la Xbox, gli iPad, i telefoni cellulari. Tutti dispositivi ermeticamente sigillati, le cui estensioni o applicazioni provengono esclusivamente dal costruttore che ha l’unica copia delle chiavi per aprire la scatola.

Ebbene, il risultato?

La fine di internet quale lo abbiamo conosciuto, a beneficio della costruzione di recinti nei quali gli utenti seguono percorsi preordinati dall’alto. L’esatto contrario del modello “dal basso” che ne ha contraddistinto la fioritura grazie al determinante ruolo del personal computer: un dispositivo aperto, integrabile e manipolabile a discrezione dell’utente.

L’architettura decentrata di una miriade di computer sarebbe invece soppiantata da quella centralizzata di dispositivi totalmente dipendenti dalle specifiche dell’industria.

Questo scenario era prefigurato qualche anno fa da un professore di Harvard, Jonathan Zittrain, il quale in un libro brillante, The Future of the Internet, ammoniva i suoi colleghi a non disperdersi sul fronte secondario della net neutrality perdendo di vista quello principale: ossia l’interoperabilità.

Che se ne fa il sistema della net neutrality se i gatekeepers sono gli apparati di accesso allo stesso? Il ragionamento è giusto, tanto più che il principio di procrastinazione, individuato da Zittrain come uno degli architravi di internet, ne soffrirebbe enormemente.

Questo principio significa in poche parole: la rete non ha bisogno di risolvere da subito tutti i suoi problemi poiché questi, grazie alla sua natura anarchica e pluralista, vengono sciolti strada facendo e secondo formule del tutto inattese.

Ora, se tutti noi dovessimo accedere mediante Xbox alla rete questo principio verrebbe meno di un colpo: è Microsoft che decide cosa posso e cosa non posso fare; la mia creatività è di colpo ridotta a zero.

Ebbene, Zittrain ha messo a fuoco un eccellente argomento per ingaggiare una lotta regolamentare a favore dell’interoperabilità, ancorché ciò non significhi affatto l’irrilevanza della neutralità della rete. Il vero problema, ahimè, risiede nel fatto che l’interoperabilità è un terreno assai più ostico delle net neutrality: tanto più ostico.

Provate a imporre l’interoperabilità all’industria e vedrete cosa succede….in confronto il dibattito sulla net neutrality sembrerà un minuetto rococò!

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