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Causeries. Cabinet multioperatore: scelta saggia di Agcom per la fibra

Fibra

Dai a Cesare quel che è di Cesare.

E la beneficiaria di questo doveroso riconoscimento questa volta è l’AGCOM.

Non quella in cui sedevo io modestamente ma l’attuale, la quale ha letteralmente sfondato su un tema cruciale per lo sviluppo delle reti di nuova generazione: l’accesso al cabinet.

Ricapitoliamo.

L’Italia ha molto rame e di buona qualità e l’ondata di innovazione tecnologica consente di valorizzarlo per velocità importanti senza affrontare gli impossibili investimenti del fiber to the home o simili approcci.

I dati sono impressionanti l’incremento della diffusione del Cabinet prevista per il 2017 è stimata nell’ordine dell’80% da un 8% del 2014.

Significa che 16.000.000 di linee potranno godere di questa tecnologia, molto più accessibile ed economica dei piani da dott. Stranamore di cui si è sentito parlare in questi anni.

Decisivo è stato allo scopo tanto l’impegno dell’incumbent che degli operatori alternativi, ma l’uovo di colombo è stata l’intuizione delle potenzialità del VDSL2 che permette ottime performances e il cabinet multioperatore il quale scioglie il nodo della concorrenza.

In più il VULA, anch’esso contemplato, permette la compatibilità tra concorrenza e accesso virtuale.

Bravo!

Naturalmente tanto riconoscimento non è senza conseguenza sul piano istituzionale.

Chi sostiene ancora la necessità di un’autorità europea è sonoramente smentito.

Come sempre accade, nel rapporto centro-periferia, qui più elegantemente definito principale-agente, le idee e le soluzioni non sono e non possono essere monopolio di un manipolo di funzionari che devono tenere gli occhi aperti da Bruxelles su decine di paesi, uno diverso dall’altro.

Morale?

Quieta non movere!

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