La richiesta

Caso Apple, Spagna e Austria vogliono la loro parte di tasse

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Scontro sul caso Apple all’Eurogruppo di Bratislava. Spagna e Austria rivendicano la loro fetta. Più prudente la Germania mentre la Francia si tira fuori.

Sempre più spinoso il caso di Apple che, dopo aver ricevuto la comunicazione dalla Ue per versare all’Irlanda 13 miliardi di euro di tasse inevase, potrebbe creare effetti a catena in tutta l’Europa.

L’Irlanda ha deciso di ricorrere contro la Ue. Il modello fiscale messo in piedi garantisce a Dublino molti denari esteri, per cui preferisce non correre il rischio che possa esserci una fuga di capitali USA.

Qualcuno ha anche ipotizzato che di fronte a un forte pressing della Ue, l’Irlanda potrebbe perfino decidere di uscire dall’Unione così come ha già fatto il Regno Unito, ovviamente per altre ragioni.

E così, mentre i rapporti tra Ue e Stati Uniti si fanno sempre più tesi e gli investimenti tecnologici in Irlanda diventano a rischio, alcuni Paesi si fanno avanti- tra cui Austria e Spagna – per chiedere che Apple versi la parte delle imposte che avrebbe dovuto pagare sul loro territorio.

L’annuncio è stato fatto sabato nel corso della riunione dei ministri delle Finanze Ue a Bratislava.

A margine della conferenza stampa che si è tenuta dopo l’incontro, il Ministro dell’Economia spagnolo, Luis de Guindos, ha ammesso che il proprio Paese stava valutando la possibilità di chiedere ad Apple la propria fetta di torta.

“Vogliamo sapere a quanto potrebbe ammontare. Visto che stiamo facendo un grande sforzo per ridurre il deficit pubblico, è importante che queste entrate non vadano perse“, ha indicato.

Con un debito del 5,1% del PIL nel 2015, la Spagna deve lavorare il doppio per portarlo al di sotto del 3% nel 2018, così come prevedono le regole europee del patto di stabilità.

Dal canto suo il Ministro austriaco, Hans Joerg Schelling, ha dichiarato: “Se è legale ciò che la Commissione Ue ha detto, potete stare sicuri che io, come Ministro delle Finanze, reclamerò. Lo stiamo valutando”.

Più prudente il Ministro tedesco, Wolfgang Schäuble, che ha riferito che i propri esperti non hanno ancora capito cosa la Commissione Ue abbia voluto ‘dire’ con il provvedimento contro Apple.

Bruxelles ha, infatti, detto che l’Irlanda non è l’unico Paese interessato da questo rimborso.

In altre parole, se un Paese ha visto per anni volare verso l’Irlanda il prodotto delle vendite realizzate da Apple sul proprio territorio per bypassare le tasse, potrebbe reclamare la propria parte, riducendo l’importo che il gruppo americano deve a Dublino.

Per Schäuble, “le aspettative create sono premature”.

“Non dobbiamo pensare che ora ci sono 13 miliardi da dividere. La procedura davanti alla Corte di Giustizia Europea sarà lunga e complicata”.

“Si tratta di una procedura per l’uso di aiuti di Stato illegittimi e non di una procedura per frode fiscale. Dal punto di vista irlandese, è legale, ma secondo la Commissione è un vantaggio indebito concesso legalmente a un’azienda”, ha indicato il Ministro francese delle finanze, Michel Sapin.

Parigi ritiene legittima che la decisione su Apple dell’esecutivo Ue, custode della concorrenza in Europa, ma non intende reclamare alcuna somma.

Il segretario generale dell’OCSE, Angel Gurria, a Bratislava ha ricordato che i “dettagli tecnici” della decisione Ue non sono ancora noti.

Una volta che lo saranno, ha aggiunto, “valuteremo se le parti coinvolte in questo caso hanno diritto al piatto”.

Secondo Gurria, una tale situazione non può più replicarsi in Irlanda o altrove. “Non è più possibile”.

“Le multinazionali hanno l’obbligo di pagare le imposte e penso che tutti noi dobbiamo lavorare insieme per essere sicuri che lo facciano“, ha ribadito il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, Ministro olandese delle Finanze.