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Cashback, il documento che ha convinto Draghi a bocciarlo

Draghi

Ora si sa, dati alla mano, perché il premier Mario Draghi, a fine giugno 2021, ha stoppato il cashback introdotto dal governo Conte II. “Una misura regressiva”, è stata l’unica motivazione filtrata, allora, da Palazzo Chigi per la quale il premier aveva deciso di mandare presto in pensione l’iniziativa che rimborsava i partecipanti al cashback di Stato con il 10% di quanto speso nei negozi fisici con la moneta elettronica fino a un massimo di 150 euro. In più 1.500 euro accreditati ai primi 100mila partecipanti che da gennaio dell’anno scorso a fine giugno 2021 avevano totalizzato il maggior numero di transazioni.

Cashback di Stato, i 2 motivi che hanno decretato la sua fine

Il “progetto cashback” non può essere riproposto come strumento indiretto di riduzione dell’evasione fiscale e dell’economia sommersa per 2 ragioni, ha scritto il Dipartimento delle Finanze nella sua valutazione ex-post dell’iniziativa, pubblicata di recente, prendendo in considerazioni i dati di Banca d’Italia, giunti, evidentemente, in presa diretta anche al suo ex governatore Mario Draghi. 

Ecco quali sono i 2 motivi che hanno decretato la fine del cashback di Stato:

Concretamente, sulla base dei dati disponibili, il ministero dell’Economia e delle Finanze ha notato che il cashback di Stato è stata una misura “molto onerosa e non strettamente ‘mirata’ alle transazioni effettuate nei settori a più alta propensione all’evasione”, come emerge dalla figura A4, dedicata al tasso di crescita delle transazioni elettroniche per settore a bassa o alta evasione.

Da dicembre 2020, quando è stato introdotto il cashback di Stato, notiamo che i pagamenti digitali sono stati utilizzati di più nei settori a bassa evasione

E guardando anche ai dati ufficiali dalla dashboard del cashback di Stato si scopre che la moneta elettronica è stata utilizzata di più per pagamenti fino a 5 euro e tra 25-50 euro. Così non si contrasta l’evasione di grandi somme di denaro. 

Però, il cashback di Stato ha contribuito ad aumentare i pagamenti digitali in Italia. In 6 mesi l’incremento è stato del 2,5%, come si vede dalla figura A2.  

Invece, dal primo luglio, quando è stato sospeso il cashback di Stato, è stata registrata da Banca d’Italia una riduzione del valore e del numero delle transazioni con moneta elettronica. Ma questo trend negativo, sottolinea il Dipartimento delle Finanze, non riguarda tutti i settori. +31,6% nel mese di luglio e +27,5% nel mese di agosto i pagamenti digitali effettuati in alberghi e ristoranti, settore caratterizzato da elevata evasione fiscale. 

Lotteria degli scontrini confermata, ma introdurre vincite istantanee con la formula ‘gratta&vinci’

Il documento del MEF, però, non boccia tutte le iniziative per favorire i pagamenti digitali in Italia con l’obiettivo di contrastare il sommerso. Infatti, il ministero dell’Economia e delle Finanze promuove la lotteria degli scontrini, perché “il banco vince sempre”, ossia non crea una perdita per l’Erario, ma propone delle nuove soluzioni per farla decollare, finalmente (sono stati incassati 16 milioni su 30 estratti). Come l’introduzione di “vincite istantanee” al posto dei premi mensili di maggiore importo per rilanciare l’iniziativa, decisamente sottotono, come si vede dalla figura 1.

Il Mef propone al governo di introdurre per i partecipanti alla lotteria degli scontrini la formula ‘gratta&vinci’, già testata con successo a Pechino e Shanghai: ossia un’estrazione istantanea con premi di più modico valore. La nuova modalità potrebbe essere attivata appena digitato il codice personale della lotteria presso il commerciante e scoprire subito se si ha vinto oppure no, dopo aver effettuato un acquisto nei negozi fisici con la moneta elettronica. 

Inoltre, il MEF propone un’automatica partecipazione alla lotteria da parte del consumatore attraverso moneta elettronica e app e una campagna di comunicazione sulle reti RAI per promuovere l’estrazione del premio annuale da 5 milioni di euro.

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