Efficienza energetica

Case green, il no di Roma alla direttiva UE. In Italia da rifare due immobili su tre entro il 2030

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Tempi stretti per proporre modifiche al testo della direttiva europea sull’efficientamento energetico degli immobili, quindi anche delle nostre case. Il 9 febbraio prossimo inizia la discussione all’Europarlamento, ma la presidenza di turno svedese vuole chiudere la partita entro sei mesi massimo. In Italia troppe incertezze su risorse e regole, mentre il patrimonio su cui intervenire è enorme.

Il no di Roma alla direttiva UE Epdb

Non un no secco, ovviamente, ma la posizione di Roma sulla direttiva europea sull’efficientamento energetico degli edifici pubblici e privati (Energy performance of buildings directive, o Epbd), quindi anche delle nostre case, è abbastanza chiara: va bene, ma non nei tempi fissati per il momento da Bruxelles.

No, non sarà semplice bloccare la direttiva dell’Unione europea sulle case green“, ha precisato il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, intervistato al convegno Assimpredil Ance.

Si sono persi due anni, perchè non si è intervenuti prima?”, ha sottolineato Salvini, che poi ha spiegato: “Il Governo sta lavorando sulle alleanze internazionali. Il discorso in Italia è che molti immobili non possono essere adeguati come la normativa vorrebbe”.

Una transizione energetica che riguarderebbe almeno il 75% delle case e degli edifici

In effetti, il problema è il tempo. Vista la bozza di direttiva a cui si sta lavorando in Europa, nel nostro Paese bisognerebbe intervenire in due case su tre per migliorare i livelli di efficienza energetica degli immobili e portarli così tutti in “classe E” entro il 2030 e in “classe D” entro il 2033 (le classi sono in tutto dieci, dalla più alta A4 alla più bassa G).

Effettuando questa transizione energetica degli edifici si ottiene un taglio sui consumi del 25% circa, mentre tra il 2040 ed il 2050 si dovrebbe tutti giungere ai tanto agognati edifici (quasi) zero emissioni A4.

Come ha detto Salvini, il Governo Meloni è ora in trattativa con le diverse parti in causa, alla ricerca di quelle alleanze che potrebbero favorire la posizione italiana. Il problema è che la presidenza europea di turno svedese sembra  intenzionata a concludere i lavori sul testo entro sei mesi, non uno di più.

Roma si dice pronta a sfilarsi, ma appunto non è una cosa semplice, come riconosciuto dal ministro delle Infrastrutture.

Al momento, secondo i dati Ance, l’Associazione nazionale costruttore edili, su 12,2 milioni di edifici residenziali, oltre 9 milioni non sono in grado di garantire le performance energetiche indicate dalle nuove direttive e soprattutto nei tempi brevi previsti.

Tempi brevi, servono nuove risorse e nuove regole

Oltretutto, a detta della Presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, con il blocco dei crediti, le incertezze sui bonus e le continue modifiche normative, è molto difficile che si possano centrare gli obiettivi prefissati dalla direttiva Ue, “da rivedere comunque perché eccessivamente stringenti e con tempi troppo brevi, sia qualunque altro progetto di efficientamento energetico”, si legge in una sua nota su Il Messaggero.

Grazie al Superbonus 110% – ha dichiarato la Presidente dei costruttori – il grande processo di riqualificazione era finalmente iniziato e solo da poco erano partiti i cantieri dei condomini e invece, adesso, come descrive l’analisi dell’Ance in merito all’attuazione della nuova direttiva Europea sull’efficientamento energetico degli immobili, in Italia dovrebbero essere ristrutturato più del 70% delle case”.

La stessa Brancaccio ha riconosciuto comunque la necessità storica di un piano di questo tipo, solo su tempi più lunghi e con risorse più corpose da portare a sostegno delle imprese: “Necessari un piano di lungo respiro, una legge di rigenerazione urbana valida e la liberalizzazione della circolazione dei crediti fiscali”, ha affermato partecipando al programma televisivo Agorà su Rai 3.

Grazie alla direttiva abbiamo di fatto l’occasione dì introdurre nel Paese un vero piano strutturale per la riqualificazione degli immobili, ma per farlo occorre una politica strutturale e risorse adeguate per le famiglie, ha suggerito l’Ance a più riprese.

L’iter della direttiva, appuntamento al 9 febbraio

La discussione sul testo della direttiva, che farà parte del pacchetto “Fit for 55”m riprenderà in Commissione energia del Parlamento europeo il prossimo 9 febbraio. C’è quindi poco tempo per apportare delle notifiche di un certo rilievo.

Se la proposta di direttiva non dovesse essere modificata nella parte relativa alle tempistiche e alle classi energetiche, ha sostenuto in una nota Confedilizia (che ha definito questa misura “eco-patrimoniale europea”), dovranno essere ristrutturati in pochi anni milioni di edifici residenziali.

Senza considerare che in moltissimi casi gli interventi richiesti non saranno neppure materialmente realizzabili, per via delle particolari caratteristiche degli immobili interessati. Inoltre, ha precisato sempre l’Associazione, i tempi ridottissimi determineranno una tensione senza precedenti sul mercato, con aumento spropositato dei prezzi, impossibilità a trovare materie prime, ponteggi, manodopera qualificata, ditte specializzate, professionisti ecc.

Otre ai timori, più o meno fondati, legati a questa direttiva, ci sono ovviamente dei vantaggi, soprattutto delle grandi opportunità: migliorare una volta per tutte la qualità del nostro abitare e della nostra salute.

Aumentare l’efficienza energetica di case ed edifici: non solo problemi, anche vantaggi ed opportunità

Il 36% delle emissioni inquinanti generate in Europa proviene dagli edifici, mentre l’intero parco immobili rappresenta il 40% dei consumi energetici totali. Per questo nel 2020 la Commissione europea ha presentato la Renovation Wave Strategy, che mette insieme una serie di obiettivi chiave in termini di riduzione delle emissioni e di raggiungimento degli obiettivi di neutralità cliamtica: raddoppiare il tasso di riqualificazione energetica degli edifici rispetto ai livelli attuali, in quanto gli edifici sono responsabili del 40% del consumo energetico; migliorare la qualità dell’abitare, intervenendo anche sul problema della povertà energetica; creare occupazione, in particolare attenzione nelle piccole e medie imprese.

E qui si presentano altri vantaggi e altre opportunità. “La maggioranza delle imprese nel settore costruzioni sono, infatti, microimprese o PMI; inoltre questo comparto, che offre 18 milioni di posti di lavoro diretti e rappresenta circa il 9% del PIL dell’UE, ha un ruolo chiave per la competitività europea, in quanto vi sono attive principalmente imprese locali. Con l’attuazione della Renovation Wave si prevede la creazione di ulteriori 160.000 posti di lavoro e questo ha chiare implicazioni per gli Stati Membri in termini di occupazione nazionale”, ha spiegato in un suo intervento sul tema Federico Testa, Presidente dell’Enea.

Per quanto riguarda la disponibilità di fondi per finanziare la riqualificazione, nel principale strumento per la ripresa, la Recovery and Resilience Facility, il 37% delle risorse sono dedicate a investimenti legati al clima: se gli Stati membri ne utilizzassero un terzo di esse per la riqualificazione sarebbero disponibili 80 miliardi nei prossimi anni.

Per questo, in un sondaggio di Edilportale, il 77% dei professionisti del settore chiede alla politica di proseguire speditamente sulla strada della riqualificazione energetica.

Il 9 febbraio il confronto sarà quindi molto accesso e sono già più di 1500 gli emendamenti annunciati. Successivamente il testo passerà all’aula di Strasburgo, per il voto che chiuderà questa fase, per poi avviare un ulteriore step negoziale, dove ci sarà anche il Consiglio dell’Unione europea formato dai capi di Stato dei 27 Paesi membri.