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Edilizia e caro materiali, meccanismi e interventi per sostenere il settore

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Inflazione e aumento delle materie prime, due dinamiche strettamente correlate, stanno intaccando la progettualità legata al PNRR, una conseguenza che mina la ripresa dell’intero comparto edilizio.

Nel corso della crisi pandemica il caro materiali, determinato dalla difficoltà di reperimento delle materie prime, ha innescato un rallentamento nella realizzazione di opere pubbliche e cantieri, molti dei quali rimasti bloccati a causa di un vertiginoso aumento dei prezzi.

Dai dati di un’indagine effettuata da ANCE emerge che circa il 70% delle imprese non ha ricevuto alcun ristoro a copertura dei maggiori costi sostenuti a causa dei rincari dei materiali. Secondo il 73% delle imprese le opere messe in gara negli ultimi tre mesi non risultano adeguate ai prezzi di mercato. Questi dati delineano uno scenario preoccupante per lo sviluppo delle infrastrutture, uno dei pilastri del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Caro materiali: le cifre del quadro e le ricadute sulle imprese

I primi 9 mesi del 2022 hanno registrato un aumento del prezzo dell’acciaio tondo per cemento armato pari al 43,9%, mentre quello del bitume ha raggiunto il +445,5%. Incrementati anche il prezzo di calcestruzzo, oltre a quello del gas naturale (+337%), a seguito della crisi energetica scaturita dalle tensioni internazionali e, di conseguenza, dell’energia elettrica (+275%).

La risposta del Governo al vertiginoso aumento dei prezzi rimanda al Decreto “Aiuti”, un contributo importante che prevede l’aggiornamento infrannuale dei prezzari regionali e un meccanismo di adeguamento dei prezzi che tiene conto dello stato di avanzamento delle procedure. Si va dai 3 miliardi previsti per le opere in corso di realizzazione nel 2022, agli 8,8 miliardi per le nuove opere da avviare tra l’entrata in vigore del decreto (18 maggio 2022) e la fine dell’anno.

Sempre secondo l’indagine dell’ANCE sono circa 23.000 i cantieri in corso in Italia per i quali le imprese di costruzioni attendono di ricevere almeno 5 miliardi. Risorse che le imprese sono state costrette ad anticipare per garantire continuità ai lavori.

Per questo, oltre all’erogazione dei fondi per la compensazione dei prezzi finora attuata, che impiega tempi lunghi e non consente di portare avanti le opere nei tempi stabiliti, uno scenario in continuo mutamento come quello attuale richiede sforzi guidati da una visione a lungo termine.

Strategie per una realizzazione sostenibile del PNRR

La misura più efficace è un meccanismo di revisione prezzi automatico che consenta alle imprese di partecipare agli appalti senza dover rivedere i costi in corso d’opera, bloccando la realizzazione dei cantieri e mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro.

Negli ultimi due anni il settore delle costruzioni ha svolto un ruolo chiave nello sviluppo economico del Paese, con 230.000 posti di lavoro generati, un aumento del PIL legato per più di un terzo alla crescita del comparto e introiti fiscali oltre il 30%. La fase di stallo che rischia di travolgere migliaia di imprese rappresenta, dunque, una minaccia per l’attuazione del PNRR e per la crescita del sistema Italia.

Per il 2023 il Governo ha stanziato appena 600 milioni di euro sui 3 miliardi previsti dalla manovra. Le imprese chiedono un aumento di queste risorse, fondamentali per garantire la continuità dei cantieri, sbloccare i pagamenti per il caro materiali 2022 come stabilito dal DL “Aiuti” 50/2022 e garantire continuità alle misure nel 2023.