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Cari medici, non inviateci più ricette via WhatsApp e email. Basta solo il codice: è salva la privacy e si rispetta la norma prorogata

ricette digitali

Da oggi e per i prossimi giorni continuerete a sentire e a leggere sui media mainstream che “il Governo ha deciso di prorogare di un anno la possibilità di ricevere le ricette mediche via mail o sms”. Ma questa pratica è illegale e una norma non può certo consentirlo. La proroga riguarda, esattamente, la possibilità per i medici di trasmettere ai pazienti via email, sms, al telefono e anche app di messaggistica istantanea, come WhatsApp, il numero della ricetta elettronica (Nre). A noi pazienti basta solo questo numero, il codice identificativo della ricetta digitale detto “promemoria”, per andare a prendere i farmaci in farmacia, muniti di tessera sanitaria o di prenotare prestazioni specialistiche. Il farmacista, attraverso il sistema tessera sanitaria sviluppato da Sogei, riesce ad incrociare i dati e a dare al paziente il farmaco prescritto.

È un po’ come il numero di protocollo per i certificati di malattia che il medico ci comunica da inoltrare al datore di lavoro. La privacy è tutelata.

Con ricette inviate su Whatsapp a rischio privacy

Purtroppo, la realtà è un’altra per le prescrizioni mediche. Dall’inizio del Covid è esplosa la richiesta di pazienti di ricevere dai medici direttamente la ricetta elettronica via WhatsApp o via email con alti rischi in tema di privacy e sicurezza dei dati sanitari. 

In molte Regioni le ricette e referti in tempo reale anche nel Fascicolo Sanitario Elettronico

Ma forse in molti non sanno che in molte Regioni italiane la prescrizione medica digitale nel momento in cui viene elaborata dal medico è presente anche nel Fascicolo Sanitario Elettronico(FSE). Avviene in tempo reale.

Questo vale per le prescrizioni mediche, i referti rilasciati da strutture pubbliche e per le vaccinazioni. Eccoli, per esempio, nel mio Fascicolo Sanitario Elettronico.

Non serve quindi, per chi può accedere al FSE, chiedere tutto ciò via email o WhatsApp.

Tra le Regioni all’avanguardia in tema di e-ricette c’è il Veneto, in cui è stato dematerializzato l’intero processo della ricetta. Non serve neanche il “promemoria”. Al cittadino basta identificarsi in farmacia tramite la propria tessera sanitaria. Il processo di dematerializzazione garantisce al sistema sanitario veneto un risparmio di circa 3 milioni di euro l’anno.

A livello europeo si sta sperimentando, con l’Italia tra i Paesi capofila, la prescrizione sanitaria elettronica da far trovare e visualizzare al paziente direttamente nel futuro Wallet europeo dell’identità digitale.

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